Chissà quando verrà nominata (se verrà nominata) la Segreteria provinciale del Pd. In tutto una quindicina di membri: più di un mese fa sembrava tutto definito. Era già pronto l’annuncio della grande pacificazione interna, tra Pensare Democratico di Sara Battisti (ora Francesco De Angelis, da presidente regionale, è il padre nobile) e il correntone formato da Antonio Pompeo, Nazzareno Pilozzi e Danilo Grossi. Ma dopo quaranta giorni nulla si è mosso. In realtà il Partito Democratico resta diviso al proprio interno. L’inghippo principale è rappresentato da chi dovrà essere nominato “vice” del segretario Luca Fantini. Sono ormai trascorsi dieci anni dalle elezioni provinciali del 2014, quando per la presidenza si scontrarono Antonio Pompeo ed Enrico Pittiglio, sostenuti da Francesco Scalia (il primo) e Francesco De Angelis (il secondo). Da allora la situazione non è stata più ricomposta. Adesso c’è l’intenzione di procedere unitariamente alle comunali di Cassino, schierandosi tutti con il sindaco Enzo Salera. Ma non è affatto semplice e lo stiamo vedendo.
C’è quindi la situazione del Comune di Veroli, una delle ultimissime roccaforti del Partito Democratico. Il sindaco Simone Cretaro non può candidarsi per il terzo mandato. Su chi puntare quindi? Su Francesca Cerquozzi, su Assunta Parente o su altri esponenti? Un’altra patata bollente per il segretario provinciale Luca Fantini.
Il Partito Democratico, però, sta facendo i conti con una situazione forse sottovalutata: la sconfitta alla Regione Lazio ha fatto venir meno uno spazio di manovra ragguardevole. Non potranno più essere i Democrat, per almeno cinque anni, ad indicare i presidenti delle Ater, degli Enti Parco, degli enti intermedi. E neppure orientare le indicazioni dei direttori generali o dei commissari delle Asl. La mappa del potere è cambiata e in questo momento tocca a chi governa (Fratelli d’Italia in primis) assumersi l’onere della governance. In tutti questi anni, nonostante le sconfitte e gli arretramenti nazionali, il Pd in Ciociaria ha mantenuto posizioni fondamentali, anche grazie all’abilità di Francesco De Angelis. Adesso è cambiato il quadro e esiste una situazione nuova, che comporta meno spazi a disposizione. Bisognerà vedere quanti se la sentiranno di restare nel partito da semplici militanti.
Inoltre, quando si comincerà a fare una seria opposizione? A livello regionale, provinciale e comunale. Finora ci si è limitato alle polemiche su vicende che poco hanno a che fare con la parte amministrativa. Per esempio la “guerra santa” nei confronti delle posizioni di Marcello De Angelis. Oppure sulle frasi del ministro Francesco Lollobrigida. Quando il premier Giorgia Meloni ribadisce che il Governo durerà cinque anni e porterà a termine le riforme, mette in evidenza anche una debolezza endemica delle opposizioni. Il Partito Democratico sembra non porsi affatto il problema della mancanza di alleanze. Soprattutto dopo la scissione del Terzo Polo, tra Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. Partiti che, per esempio in Ciociaria, fanno fatica ad assumere delle posizioni. Quanto al Movimento Cinque Stelle, parecchi mesi fa Giuseppe Conte aveva annunciato (con le fanfare) la nomina dei coordinatori provinciali. In Ciociaria per esempio la scelta è ricaduta sulla deputata Ilaria Fontana. Però sul piano pratico è cambiato pochissimo: i Cinque Stelle non si vedono sul piano locale.
Con questo quadro il centrodestra provinciale può permettersi il lusso di evitare un chiarimento definitivo al proprio interno. Perché le elezioni provinciali e quelle per la Saf hanno dimostrato che tra Fratelli d’Italia e Lega la distanza è incolmabile. Però a livello nazionale e regionale il centrodestra ha la necessità di procedere insieme e unitariamente e quindi le scaramucce locali sono destinate a non incidere. Anche perché ogni volta che si vota le percentuali dicono chiaramente che la leadership è di Fratelli d’Italia.