Sta succedendo anche a Cassino, dove tra meno di un anno sono in programma le elezioni comunali. Nel centrodestra si nega l’evidenza (Fratelli d’Italia ha fatto cappotto nella città martire sia alle politiche che alle regionali), pur di non attribuire al partito di Giorgia Meloni la scelta di esprimere il candidato sindaco. Le manovre degli alleati hanno sempre lo stesso obiettivo, come è già successo alle provinciali e in parte alle amministrative di Ferentino. Gli addetti ai lavori e gli esperti della politica cassinate ritengono che la regia di questa operazione ad escludere il primo partito in Italia e nel Lazio sia di Mario Abbruzzese e comunque riconducibile alla Lega. Contemporaneamente Benedetto Leone cerca di convincere tutti che l’unica strada percorribile è quella che conduce alle primarie.
Nel centrodestra locale esiste un problema enorme perché non si è mai visto che gli alleati (minoritari) cerchino di limitare il partito di maggioranza condannando la coalizione alla sconfitta. L’onorevole Massimo Ruspandini, leader provinciale di FdI, non si aspetta nulla ormai da tempo dalla Lega. In diversi ripetono: ma perché non viene convocato un tavolo di coalizione? Probabilmente perché sarebbe inutile in queste condizioni. Quello che è successo in Ciociaria nel centrodestra lo sanno tutti i livelli dei partiti: da quello regionale al nazionale. Evidentemente alla Lega sta bene così e la linea di Nicola Ottaviani è perfettamente condivisa da Claudio Durigon e Davide Bordoni. La conseguenza è che il centrodestra si sta precludendo sul nascere ulteriori vittorie nei Comuni: a Cassino come già successo a Ferentino. Mentre da Frosinone, il capoluogo, si stanno delineando situazioni che non andrebbero sottovalutate. Per decenni Forza Italia è stato il partito leader della coalizione: An, Ccd e Lega contribuivano ma rispettandone il ruolo. Con Fratelli d’Italia questo non succede, ma Ruspandini ha deciso di procedere comunque. Come si è visto alla Saf e come si vedrà ancora altrove. Prima o poi il presidente Francesco Rocca chiederà come mai in provincia di Frosinone il centrodestra vada avanti in questo modo, precludendosi la possibilità di utilizzare al meglio la sponda politica e amministrativa della Regione Lazio.
D’AMATO, LEODORI E GUALTIERI
L’ex assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato ha lasciato il Pd per accasarsi in Azione. Dicendo che i l Partito Democratico continua ad essere subalterno ai Cinque Stelle e che presto altri esponenti usciranno. Per la gioia di Carlo Calenda. Sarà proprio così? In realtà un margine di rischio esiste perché, nonostante l’elezione di Daniele Leodori a segretario regionale del partito, i Dem faticano a cambiare marcia. In un momento nel quale il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il potentissimo deputato Claudio Mancini hanno fatto capire che è arrivato il momento di effettuare salti in avanti e di osare. Sul termovalorizzatore e su tutto il resto. Eppure nel partito c’è chi si ostina a guardare indietro, alle strategie di Nicola Zingaretti (ex Governatore e ora deputato) relativamente al Campo largo. Tutte le elezioni che si sono succedute in questi anni dimostrano che l’alleanza tra Pd e pentastellati non funziona. O va in frantumi o si perde di brutto. Perché ostinarsi allora, tanto più che tra un anno alle europee ogni partito farà la sua corsa grazie al proporzionale. In Ciociaria il Pd rimane comunque centrale e competitivo grazie alla linea di Francesco De Angelis: trasversale negli enti intermedi, aperta alle coalizioni civiche nei Comuni. E’ replicabile a livello regionale? Varrebbe la pena di provare. Con la sconfitta nel Lazio nel Pd si è chiusa una lunghissima fase politica caratterizzata non soltanto da Zingaretti ma anche dal compianto Bruno Astorre, da Daniele Leodori, da Massimiliano Smeriglio. I tempi però sono cambiati e parecchio pure. Con il Movimento Cinque Stelle non può funzionare. Da Leodori il partito si aspetta una scossa.