La situazione del carcere di Viterbo si fa ogni giorno più preoccupante. Il problema più assillante è quello della mancanza di personale. Ad oggi ci sono 14 unità che espletano servizio presso il Gruppo Operativo Mobile (GOM) ma risultano amministrativi nell’istituto viterbese. Ma l’aspetto di difficoltà più rognoso è la mancanza di 60 unità di polizia penitenziaria (negli istituiti di pena del Lazio si arriva a 500 unità). Carenza che determina, come chiunque può immaginare, condizioni di lavoro che definire critiche è un eufemismo. La denuncia arriva dalla Fns Cisl Lazio che in questi giorni ha organizzato dei sit in davanti alla struttura di piazza Plebiscito
“Nel Lazio, compreso Viterbo, ci sono sedi che attendevano quelle unità decretate che poi, per effetto di ulteriori provvedimenti di destinazione verso altri Servizi non ricevono numericamente quanto necessario per assicurare la minima capacità operativa” si legge in un comunicato della Fns Lazio la quale evidenzia inoltre “la necessità e l’esigenza che il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria svolga alcune necessarie verifiche sugli effetti di tanti e diversi provvedimenti emanati contestualmente poiché accade spesso che in taluni Istituti non solo non si provvede a una eventuale integrazione d’organico ma non vi vengano compensate neanche le uscite per mobilità”.
La Fns Cisl Lazio più volte è intervenuta sulle problematiche commesse alle criticità dovute alla gestione di internati da parte della Polizia Penitenziaria. Evidenziando, tra l’altro, “come le stesse strutture REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza ) siano in numero minore rispetto alle reali esigenze e l’esclusione, da parte della Amministrazione Penitenziaria da alcune decisioni di ordine gestionali del personale stesso”.

Sequestrati dai finanzieri oltre 6mila prodotti pericolosi per la salute
Le attività svolte dalle Fiamme Gialle Viterbesi nell’ambito dei controlli a contrasto dei fenomeni dellacontraffazione, dell’abusivismo commerciale, delle violazioni in materia di sicurezza prodotti e tutela del “Made in Italy” hanno interessato i comuni di Viterbo, Nepi, Tarquinia, Tuscania e Montalto di Castro, sottraendo dal mercato una notevole quantità di