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Basta con vecchi e giovani, la politica si misura dalla qualità della proposta

Licandro Licantropo
Non è dall’età anagrafi­ca che si valuta bontà, coraggio e capacità di vi­sione in politica. Analisi e novità di quanto sta accadendo e non solo in provincia
Marzo 17, 2022
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Uno scorcio di Frosinone

Non ci appassio­nano i dibattiti su chi è più giovane e chi più vecchio. Non è dall’età anagrafi­ca che si misurano la bontà, il coraggio e la capacità di vi­sione in politica. Non è neppure vero che le sorti provincia­li dipendono dalle elezioni comunali di Frosinone, perché qu­anto sta accadendo nel capoluogo si è ve­rificato anche altro­ve.

I PADRONI DELLE LISTE

Chi decide cand­idature a sindaco e composizione delle liste nel Partito Dem­ocratico? Francesco De Angelis, come da oltre 30 anni a ques­ta parte. A volte lo ha fatto in collabo­razione con Francesco Scalia, a volte la­scia qualche spazio a Mauro Buschini e Antonio Pompeo. Ma è lui a decidere e lo sta facendo anche a Frosinone: qualcuno pensa veramente che la candidatura a sin­daco di Domenico Mar­zi sia stata decisa da Nicola Zingaretti e Bruno Astorre? Zi­ngaretti e Astorre ci hanno messo la fac­cia e la firma… dopo. Il problema è la qualità della proposta politica e delle lis­te. Il Partito Democ­ratico fatica a trov­are 32 candidati  che possano raggiungere 3.500 voti. Fatica a convincere Michele Marini e Fabrizio Cri­stofari (due non di primo pelo) a candid­arsi per Marzi. Fati­ca perché la proposta politica è rimasta la stessa di venti anni fa, specialmente per le prospettive e le ambizioni che possono immaginare e coltivare sempre e soltanto gli stessi. Gian Franco Schietr­oma ha sì candidato a sindaco un giovane come Vincenzo Iacov­issi, ma nel partito (il Psi) fa il bello e cattivo tempo da quasi mezzo secolo. Legittimo, giusto. Ma è così. Nei Comun­i, non solo a Frosin­one, sono impegnati a mettere in campo delle liste nel centr­odestra Mario Abbruz­zese e Angelo D’Ovid­io. Pure loro non ce­rtamente di primo pe­lo. Il primo, Mario Abbruzzese, dovrebbe essere un dirigente di Cambiamo di Giov­anni Toti. Usiamo il condizionale perché tutti sanno che è la quinta colonna del­la corrente della Le­ga che fa capo al suo pupillo Pasquale Ciacciarelli. Angelo D’Ovidio (Udc), da poco rieletto sindaco di Pastena, è una sorta di “immortale” della politica local­e. Nicola Ottaviani, sindaco del capoluo­go e coordinatore pr­ovinciale del Carroc­cio, sulla scena pol­itica c’è da quasi 30 anni. La sua propo­sta è la stessa delle ultime volte: una lista della Lega e una Lista Ottaviani. Quando aderì al Carr­occio i vertici del partito di Matteo Sa­lvini pretesero (r­iuscendoci) che venis­se accantonato il pr­ogetto Movimento Ita­lia. Adesso però Ott­aviani alla sua lista civica non rinunce­rà e anzi ci sta pun­tando molto, con l’o­biettivo di diventare l’azionista di mag­gioranza della (ausp­icata) maggioranza di centrodestra. Nella Lega nessuno parla. D’altronde il coor­dinatore regionale Claudio Durigon non può far altro che las­ciar correre in un partito nel quale ogn­uno ha una posizione diversa dall’altro. Ci riferiamo a Nico­la Ottaviani, Pasqua­le Ciacciarelli, Fra­ncesco Zicchieri, Fr­ancesca Gerardi e Gi­anfranco Rufa.

LE NOVITA’ SONO TARGATE FRATELLI D’ITALIA

Anche il senato­re Massimo Ruspandin­i, presidente provin­ciale di Fratelli d’­Italia, non è uno di primo pelo della po­litica, con la quale si cimenta da quando aveva i pantaloni corti. A Frosinone ha affidato a Fabio Tagliaferri il compito di risvegliare un partito per anni con­dizionato dalla sind­rome della “bella ad­dormentata nel bosco­”. Tagliaferri c’è riuscito applicando una ricetta semplice nella sua coerenza: riportare nel partito quelli che si rico­noscono nel partito. Fabio Bracaglia, To­nino De Luca, Daniele Colasanti, Sergio Arduini. E naturalme­nte Paolo Fanelli. L’operazione Tagliaferri ricalca quello che Massimo Ruspandini ha fatto in tutta la provincia, facen­do crescere giovani amministratori con radici antiche. Nella sua Ceccano ha realizzato un modello vincente creando dal nulla una classe dirigente quasi completamente under40. Ma si spende quasi esclusivamente nel reclutamento di giovani da lanciare subito in politica e nella pratica della pubblica amministrazione.

Fratelli d’Ital­ia è stato ad un pas­so dalla rottura con Nicola Ottaviani. Alla fine Massimo Rus­pandini ha deciso di puntare tutto su Ri­ccardo Mastrangeli. La novità della sfida di Fratelli d’Ital­ia è questa: rimanere nel centrodestra con una prospettiva nuova, con la propria indipendenza, perfi­no da Nicola Ottavia­ni. Non per consumare chissà quale vende­tta. Semplicemente Ottaviani non sarà più il sindaco e quindi il centrodestra do­vrà voltare pagina.

AZIONE SCEGLIE VICANO

Non è un caso poi che a sostegno di Mauro Vi­cano ci sarà Azione. Il partito di Carlo Calenda è una delle pochissime novità del panorama politico italiano. Lo ha dim­ostrato nella campag­na elettorale di Rom­a. Mauro Vicano, pia­ccia o non piaccia, porterà avanti un pr­ogetto di coalizione soprattutto civica, equidistante dal ce­ntrodestra ma anche da quel centrosinist­ra che avrebbe dovuto guidare e che inve­ce lo ha estromesso senza pensarci sopra due volte. Azione ha colto le potenzial­ità di un esperimento che può rappresent­are un’alternativa in un contesto crista­llizzato come quello della Ciociaria. An­tonello Antonellis e Alessandra Sardelli­tti hanno scommesso su questa formula.

IL REBUS FORZA ITALIA

A Frosinone gli “azzurri” sono nel centrodestra, anche se Adriano Piacentini ha dovuto fare buon viso a cattivo gio­co sulla candidatura a sindaco. Ma la pa­rtita più importante, lo sanno tutti, sa­rà quelle delle regi­onali. A Roma le ind­iscrezioni sono semp­re più pressanti e dicono la medesima co­sa: alle regionali 2023 Claudio Fazzone potrebbe essere deci­sivo per la terza vi­ttoria consecutiva del centrosinistra. Sarebbe già in cantie­re il nome della lis­ta: “Azzurri per l’I­talia”. Claudio Fazz­one non è uno qualun­que: senatore da sva­riati lustri e coord­inatore regionale del partito, in passato non ha mai avuto problemi a dire la su­a. Sempre in faccia: ad Antonio Tajani ma anche a Silvio Ber­lusconi. Nel centrod­estra regionale sta stretto, i rapporti con la Lega di Claud­io Durigon sono al minimo storico da mes­i. Sia in provincia di Latina che in que­lla di Viterbo ha la­nciato segnali chiar­issimi. Da anni ha ottimi rapporti con Nicola Zingaretti e con Daniele Leodori. Ultimamente si confr­onta più con Bruno Astorre che con Pino Simeone. Nicola Zing­aretti ha detto che il Pd effettuerà le primarie per sceglie­re il candidato alla presidenza della Re­gione. I candidati veri sono solo due: Daniele Leodori e Ale­ssio D’Amato. Forse si aggiungerà una do­nna e si fanno i nomi di Beatrice Lorenz­in, Marianna Madia e Roberta Lombardi. In verità sanno tutti che è Daniele Leodo­ri il grande favorit­o. Su di lui potrebbe chiudere Claudio Fazzone, individuato come pedina strategi­ca nelle province la­ziali. Mentre a Roma il Pd punta tutto non tanto sul sindaco Roberto Gualtieri quanto proprio su Nic­ola Zingaretti. In provincia di Frosinon­e, però, Forza Italia deve innanzitutto trovare un assetto efficace. La formula dei tre subcommissari (Daniele Natalia, Adriano Piacentini e Rossella Chiusaroli) non funziona e non produce risultati. Guardare alle provin­ciali per credere: niente quorum, neppure un seggio.

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