Stellantis vede i soldi degli incentivi all’elettrico e dichiara l’impegno a produrre un milione di auto in italia (circa 200mila in meno di quante se ne producevano ai tempi di Marchionne). Il ministro Adolfo Urso, da parte sua, ha detto chiaro e tondo che l’Italia continua a puntare ad attrarre un secondo produttore di auto oltre a Stellantis.
«Abbiamo presentato un piano incentivi straordinario sia per le risorse, quasi un miliardo di euro, sia per gli obiettivi che si propone, quali la sostenibilità ambientale – con la rottamazione del parco auto più vecchio tra quelli europei – la sostenibilità sociale, perché saranno diretti in maniera graduale alle famiglie a piu’ basso reddito, e la sostenibilità produttiva», ha detto Urso rilanciato da alcuni lanci delle agenzie Radiocor e Teleborsa. Secondo l’esponente del governo Meloni con questo piano, dal punto di vista produttivo, si punta a una «inversione di rotta rispetto a quanto accaduto in passato, con l’ambizione confermata da Stellantis, di raggiungere nel tempo una produzione di almeno un milione di veicoli, alla quale si potrà aggiungere naturalmente quella di un altro produttore automobilistico».
Poi Urso è venuto al punto vero della vicenda dello smantellamento in atto del comparto automotive nazionale: «Ci avevano chiesto un impegno in Europa’ sull’Euro 7 ‘e quell’impegno lo abbiamo mantenuto. Ci hanno chiesto un piano incentivi significativo e straordinario, lo abbiamo mantenuto. Se il problema e’ ‘fate come fa la Francia’, la differenza tra noi e loro e’ che loro sono nel capitale azionario, allora fateci una richiesta. Nei diversi incontri che ho avuto con Tavares ed Elkann mi e’ stata posta una richiesta esplicita, che l’Italia si facesse parte attiva e protagonista in Europa per cambiare in maniera radicale il regolamento Euro 7, cosa che l’Italia ha fatto e pochi credevano che fosse possibile. Abbiamo raggiunto quell’obiettivo -, ha aggiunto Urso, che di fronte alle parole di Carlos Tavares che in una intervista ha parlato di Stellantis come ‘capro espiatorio’ per la difficile situazione del lavoro e del settore auto in Italia, ha replicato: «Se Tavares o altri ritengono che l’Italia debba fare come la Francia che recentemente ha aumentato i diritti di voto in Stellantis, ce lo chiedano». Il ministro ha aggiunto che «se vogliono una partecipazione attiva ne possiamo sempre discutere, se ritengono che quello sia necessario – come ha fatto la Francia per far valere le ragioni dei cittadini francesi e del settore all’interno di questa multinazionale – ce lo chiedano e possiamo ragionare», ha concluso.
Il nuovo piano presentato al tavolo automotive, con una dotazione di quasi un miliardo di euro, punta a sostenere il ricambio del parco circolante e dall’altra a incentivare la produzione auto nel nostro paese. Delineate tre direzioni, convergenti: sostenibilità ecologica, sociale e produttiva. Il primo obiettivo è quello di stimolare la rottamazione delle auto altamente inquinanti, l’euro 0, 1 2 e 3, che sono ancora il 25 per cento del parco circolante nel nostro paese; il secondo obiettivo di aiutare soprattutto le famiglie con redditi bassi, attraverso un sistema graduale che prevede agevolazioni piu’ significative per i nuclei con Isee fino a 30mila euro. Infine, di incentivare la produzione nel nostro Paese che negli ultimi anni si e’ drasticamente ridotta, malgrado gli incentivi predisposti che sono andati prevalentemente, sino all’80 per cento, a vetture prodotte in stabilimenti esteri, anche della stessa Stellantis.
Ma l’avvertimento più chiaro a Stellantis è arrivato alla fine. Urso ha tenuto a precisare: «Se quest’anno il trend non dovesse cambiare, nonostante le ingenti risorse che stiamo mettendo in campo, destineremo le ulteriori risorse del “fondo automotive” esclusivamente a sostegno della nostra filiera e a incentivare nuovi stabilimenti produttivi nel nostro Paese».
La voce di Stellantis è giunta per bocca di Davide Mele, responsabile Corporate Affairs di Stellantis Italia: «Oggi – ha commentato – abbiamo raggiunto un nuovo traguardo nel percorso per avere gli strumenti adeguati ad aiutare un mercato che da troppo tempo non riusciva a imboccare la giusta strada della transizione energetica, relegando l’Italia a fanalino di coda europeo nello sviluppo dell’elettrificazione a quattro ruote. Ora possiamo metterci tutti ai nastri di partenza, portare la nostra energia collettiva e le nostre competenze, per ottenere il miglior risultato e per rilanciare anche la produzione delle vetture elettriche e Hybrid che gia’ produciamo a Mirafiori, Melfi e Pomigliano».
«La preparazione e’ stata un po’ complessa, anche un po lunga a volte troppo emotiva a livello mediatico- ha aggiunto Mele -, ma adesso e’ il momento di agire e fare capire a tutti gli automobilisti che l’auto elettrica è una strada su cui non è più possibile tornare indietro e bisogna crederci veramente, visto che abbiamo già stanziato ingenti investimenti in Italia per localizzare le nostre nuovissime piattaforme STLA Medium (autonomia di 700 km) e STLA L (autonomia di 800 km) installata quest’ultima solo in Italia. Queste piattaforme sono le piu’ avanzate e costituiscono un punto di riferimento e l’Italia e’ l’unico Paese Stellantis al mondo ad averle entrambe».
«La produzione – ha poi precisato – è strettamente correlata alla domanda di mercato e quindi se vogliamo puntare a determinati obiettivi dobbiamo tenere in grande considerazione non solo il produttore ma anche il cliente. (…) Oggi, come abbiamo fatto in passato, ribadisco ancora una volta il nostro forte impegno nei confronti del Paese. Abbiamo l’obiettivo comune, insieme al Governo, alla filiera, ai sindacati e a tutti coloro che vivono tutti i giorni questo settore, di sostenere la produzione di veicoli in Italia nei prossimi anni con l’ambizione di raggiungere anche il famoso milione di veicoli (auto e veicoli commerciali) nel piano Dare Forward 2030».
«Noi non ci tiriamo indietro ma riteniamo fondamentali alcuni specifici fattori abilitanti in questo cammino verso l’elettrificazione del parco auto italiano: gli impatti delle normative sulla continuita’ della produzione attuale a prezzi accessibili, il proseguimento a lungo termine di incentivi adeguati alla vendita di veicoli elettrici e del rinnovamento del parco, lo sviluppo della rete di ricarica per sostenere i clienti e la competitivita’ dei costi industriali, incluso il miglioramento del costo dell’energia, che e’ chiaramente messo in discussione dall’offensiva cinese con un vantaggio competitivo del -30%», ha aggiunto Mele.
«Stellantis è fortemente impegnata in Italia e lo ha fatto in modo concreto negli ultimi anni per soddisfare la domanda del mercato. L’azienda ha investito diversi miliardi di euro nelle attivita’ italiane per nuovi prodotti e siti produttivi, tra cui la gigafactory di Termoli e il Battery Technology Center di Mirafiori. Ciò che conta è la proiezione verso il futuro che intendiamo sostenere in tutti gli stabilimenti, lasciando la demagogia fuori dalla porta. (…) Stellantis fin dalla sua costituzione ha lavorato con determinazione e velocità per anticipare e supportare la transizione energetica di tutti i suoi siti industriali italiani. I Contratti di Sviluppo, concordati il ministero delle Imprese e del Made in Italy, sono parte integrante ed essenziale del processo di transizione; per questo riteniamo sia importante portare a termine velocemente quelli in fase piu’ avanzata per non rallentare l’attivita’ produttiva».
«Speriamo che nel rapporto con Stellantis il Governo – hanno auspicato Rocco Palombella, segretario generale Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto – passi da una polemica confusa a una proposta concreta. Da Stellantis in sede sindacale abbiamo già ottenuto infatti una missione produttiva per tutti gli stabilimenti italiani e ciò rappresenta un punto di partenza prezioso, ma pensiamo che il suo piano industriale per l’Italia possa e debba essere completato e migliorato in alcuni aspetti ben precisi».
«A Stellantis – hanno aggiunto – chiediamo responsabilità sociale verso il suo indotto, al Governo una politica industriale che supporti le imprese impegnate nelle riconversioni».
Secondo il segretario generale Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, «il piano ambizioso degli incentivi è utile ma non sufficiente per affrontare la transizione digitale ed ecologica nel settore. Bisogna introdurre delle barriere tecnologiche europee, sul modello di quanto fatto dagli Usa, per essere competitivi e per evitare che il mercato europeo sia invaso da prodotti cinesi».
Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilita, uscendo dalla riunione al ministero ha commentato: «Gli incentivi auto presentati oggi al tavolo automotive sono positivi per i consumatori ma non risolvono i problemi strutturali del comparto. La valutazione è che questo piano doveva essere l’ultimo anello di un percorso di confronto con il governo, Stellantis e l’indotto sulla politica industriale. I problemi strutturali non sono stati ne’ affrontati, se non in minima parte, e sicuramente non sono stati risolti. L’incentivo alla domanda – che dara’ una risposta importante ai consumatori – non risolve i problemi strutturali. Come Fiom-Cgil ribadiamo che le risorse pubbliche devono essere vincolate a garanzie per l’occupazione e all’aumento dei volumi produttivi, a partire dall’incremento di produzioni di auto mass market».