Nel corso della riunione sindacale del 28 novembre dovrà essere ufficializzata la maxi fermata produttiva di quel che resta dello stabilimento auto di Piedimonte San Germano: dovrebbe andare dal 30 novembre all’8 gennaio. Da lì in poi non ci saranno più 10 turni settimanali, ma 5 o al massimo 6 (visto che si pensa di lavorare il sabato). Dal 2024, infatti, secondo indiscrezioni interne all’azienda, si dovrebbe lavorare su un unico turno e non più su due come avviene oggi, sia pur tra molte interruzioni. La nuova organizzazione comporterà necessariamente il ricorso ad una rotazione dei lavoratori sulle linee rimaste e coloro che resteranno a casa dovranno ricorrere agli ammortizzatori sociali.
Il 31 marzo terminano peraltro i contratti di solidarietà, anche se si prevede una possibile proroga fino al 30 settembre. Dopodiché sono previste altre uscite volontarie che andranno a ridurre ulteriormente gli occupati che dal 2022 sono scesi ben sotto quota 3mila: a circa 2850. Vanno verificati gli effetti della maxi cura di dimagrimento innescata dalle mail per gli esodi incentivati dall’azienda, giunta nelle caselle postali di 15mila dipendenti ex Fca in Italia (un terzo di quelli che sono rimasti ancora in servizio). L’offerta (fino a 16mila euro di incentivo) avrebbe trovato accoglimento già tra centinaia di dipendenti dei siti di Mirafiori e Pomigliano. Ma i dati definitivi si conosceranno il prossimo anno visto che gli interessati devono accettare o rifiutare entro il 31 dicembre.
I francesi di “Smantellantis” continuano incessanti la loro opera demolitoria e la sostituzione con qualche linea per il montaggio di vetture Peugeot con i marchi delle scomparse auto italiane. Una strategia ben compresa da tutti ma che solo i sindacati non firmatari o minoritari, come la Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti – Confederazione Unitaria di Base (Flmu-Cub) di Cassino, hanno il coraggio di denunciare: «La Peugeot sta utilizzando il marchio Stellantis per cancellare e smantellare la concorrenza degli storici marchi Fiat, Alfa Romeo e Maserati? Il ridimensionamento degli stabilimenti, ormai, non riguarda solo Cassino, Grugliasco, Melfi, Torino o Pomigliano. Il ridimensionamento ed eventuale smantellamento riguarda e riguarderà tutta la filiera automotive. Inoltre, non va dimenticato l’indotto che ruota attorno ad ogni stabilimento. Che fine faranno i lavoratori dell’indotto, quantunque le lavorazioni saranno riassorbite? Quanto e come inciderà questo processo di ridimensionamento sui territori e sulla ricchezza economica degli stessi?»
Flmu-Cub ricorda e sottolinea come «sul commercio, sulla ristorazione, sull’alberghiero e anche in ambito di investimenti immobiliari» ci saranno effetti sul nostro territorio pesantissimi.
«Gli ammortizzatori sociali, come cassa integrazione e contratto di solidarietà, sono in scadenza e per legge non più rinnovabili. Il governo nazionale e regionale si sta mobilitando e/o progettando a favore di leggi o norme speciali che finanziano un’eventuale deroga? Se la risposta è no, qual è la soluzione che si intende adottare? Possibile che non vi siano piani industriali previsti per mantenere una stabilità occupazionale? Un’alternativa che non punti al ribasso ma al mantenimento e alla crescita occupazione? Queste domande pretendono una risposta. Non possiamo stare a guardare».
«Su questo, come organizzazione sindacale Flmu-Cub – avvertono dal sindacato di base cassinate -, faremo mobilitazioni e chiederemo risoluzioni che mantengano un livello occupazionale alto e qualitativamente efficiente. Ma eventuali proposte e soluzioni vanno in primis discusse in assemblea tra i lavoratori».
Peraltro surreale è parso in questi giorni l’entusiasmo del ministro Adolfo Urso nell’annunciare il tavolo sul settore auto con Stellantis convocato per il 6 dicembre: «E’ un punto di svolta importante perché finalmente vi è un tavolo di confronto sistematico per invertire la tendenza al declino che si è registrata in questi anni nella produzione nazionale e puntare nel nostro Paese a quel milione di veicoli che noi riteniamo fondamentale per mantenere e rinnovare gli stabilimenti di Stellantis nel nostro Paese». A margine si è letto un articolo elogiativo, ottimistico e acritico di Repubblica che evidentemente risponde alla linea editoriale della proprietà. Ma Carlo Calenda (Azione) ha messo in fila i fatti di questa triste vicenda: «1) Dopo più di un anno Stellantis, bontà sua, ha accettato di sedersi con il Governo per parlare di produzione automotive; 2) non c’è alcun impegno o patto per produrre un milione di veicoli (quota peraltro già raggiunta in epoca Marchionne), né alcun riferimento a obblighi produttivi presi al momento della fusione; 3) c’è invece una lunga lista di desiderata, leggi soldi e incentivi, che Stellantis chiede prima di prendere qualsiasi impegno. Ora confrontate i fatti con questo articolo che sembra uscito dallo storico giornale aziendale “l’Illustrato FIAT”. Comitato di Redazione la Repubblica c’è qualcuno in casa»?
Dalla Fiom, unico dei sindacati confederali a mostrare qualche segno di preoccupazione, Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità, afferma: «In Italia è urgente recuperare il ritardo in tema di transizione ecologica e di crescita dei volumi produttivi. Per raggiungere questi obiettivi saremo al tavolo al Ministero per contrattare un piano per rilanciare gli stabilimenti Stellantis e tutta la filiera della componentistica garantendo l’occupazione».
Il fatto è che le produzioni sono ridotte al minimo storico e l’occupazione sta sparendo. Ma Lodi precisa: «Sono mesi che manifestiamo e scioperiamo per l’apertura di un confronto con Governo e Stellantis per ottenere le missioni produttive su tutti gli stabilimenti, oltre a quelli dell’indotto, a garanzia della piena occupazione e la produzione di 1 milione di autovetture a cui aggiungere i veicoli commerciali leggeri. Gli investimenti di risorse pubbliche e private dovranno essere condizionati alla ricerca e sviluppo, alla rigenerazione dell’occupazione ed al miglioramento delle condizioni di lavoro».
Il sindacalista di organizzazione firmataria, Francesco Giangrande, segretario della Uilm Lazio, ha attaccato: «Le preoccupazioni per il lavoro (vane e tardive), delle istituzioni e della politica del territorio provinciale di Frosinone, hanno sempre di più il sapore della demagogia e della strumentalizzazione. La Uilm Frosinone in questo ultimo decennio, la rappresentanza sindacale di Stellantis e dell’indotto, hanno lavorato e lavorano, con senso di responsabilità, proprio per creare i presupposti necessari a dare risposte concrete e indispensabili, affinché le ipotesi relative alla strumentalizzazione in atto, non diventassero realtà. Loro dov’erano? Avevamo e abbiamo ancora oggi ragione». Conclusione – inopinatamente ma dal suo punto di vista coerentemente – all’insegna dell’ottimismo: «Il processo produttivo elettrico del Grecale (Maserati) già avviato, e i futuri modelli previsti “Premium”, sempre elettrici, su piattaforma SLT Large, hanno richiesto investimenti, già iniziati, pari a circa 2 miliardi di euro. È evidente quindi che, lo stabilimento è, e rimarrà, dedicato alla produzione di auto, con una partecipazione produttiva importante anche della gran parte dell’indotto».
Ma quando si dismettono pezzi di fabbrica e si pensionano centinaia di lavoratori, prima o poi i costi per mantenere 2 milioni di metriquadri produttivi, sfruttati in malo modo con volumi ridotti al minimo di sempre, legittimeranno i francesi a compiere anche l’ultimo passo e l’ultimo sfregio al territorio. Del resto i loro “investimenti” – come visto per la nuovissima verniciatura voluta da Marchionne e pagata anche dagli italiani – non ci mettono molto a smontarli ed a portarseli nelle loro belle e sature fabbriche d’Oltralpe a piena occupazione.