Chi l’ha detto che l’acqua di rubinetto è meglio di quella minerale? Anzi è cosa che non si può dire, perché altrimenti può capitare – come è capitato – di finire davanti ad un giudice, soprattutto se lo scontro è tra giganti: da una parte il colosso del servizio idrico romano (e non solo): l’Acea; dall’altra la potente consorteria delle acque minerali: la Mineracqua.
Ricorso al Tribunale contro la campagna con le borracce
Ecco: è successo che quest’ultima associazione di imbottigliatori ha chiesto al Tribunale delle Imprese di Roma la censura di parte della campagna pubblicitaria, promossa da Acea nel 2019-2020, denominata ‘Waidy Wow’ – che è anche la community di chi “ama l’acqua e l’ambiente” – con tanto di app che consente di individuare le fontanelle pubbliche più vicine per poter bere o riempire la borraccia. Ah! Appunto, la borraccia: altro caposaldo della battaglia “plastic free” di Acea per contenere l’uso della plastica, invitando all’uso dell’acqua di rubinetto – fresca buona e controllata – rispetto alle bottigliette di minerale “che poi inquinano”.
Mineracqua: “Contenuti non veritieri, ingannevoli e sleali”
Per la Federazione italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente (Mineracqua), la campagna pubblicitaria messa in atto da Acea presentava però dei temi “dai contenuti non veritieri, ingannevoli, sleali e gravemente denigratori”. Insomma per produttori di bottigliette la campagna Acea puntava “a far emergere l’idea per cui sarebbe da preferire l’acqua del rubinetto a quella in bottiglia, giacché il consumo della seconda, stante l’utilizzo del Pet, causerebbe danni all’ambiente e rappresenterebbe un possibile rischio per la salute” cosa tutt’altro che dimostrata per gli imbottigliatori.
L’accusa: “Nessun evidenza scientifica nelle affermazioni di Acea”
Al giudice, Mineracque si è rivolta in via cautelare dopo aver chiesto ad Acea – ed aver ricevuto picche – di rimuovere alcuni temi dal sito internet che promuoveva l’iniziativa “Waidy Wow”.
Nel mirino gli articoli che spingevano a bere l’acqua di casa e “demonizzavano” l’uso della plastica (“Meglio l’acqua del rubinetto o in bottiglia?”, “L’acqua in bottiglia ha una scadenza? Cosa bisogna sapere”, “Stop alla plastica monouso!”, “Combatti con noi l’inquinamento da plastica!”).
Acea, sin dalle prime istanze della federazione delle minerali di rimuovere le pagine web sgradite, ha sempre sostenuto di aver presentato notizie utili e sostenute da evidenze scientifiche, anche se nel corso del breve confronto in sede cautelare il giudice non sembra essere rimasto molto convinto della ragioni della multiutility dell’acqua. Alla fine, probabilmente per evitare il peggio, Acea ha deciso di giocare d’anticipo e rimuovere gli articoli e le pagine segnalate al Tribunale da Mineracque o di sostituire alcuni temi.
Cessata materia del contendere e spese di giudizio a carico di Acea
Preso atto della scelta di Acea di autocensurarsi, il giudice ha così potuto chiudere la vicenda – almeno in questa fase cautelare – con un’ordinanza dalla quale emerge il venir meno dell’interesse nel coltivare la causa. Le spese di giudizio sono state poste a carico di Acea, quale parte virtualmente soccombente.