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Dalla Raggi chat pro Putin. Virginia via da Expo 2030?

Marco Battistini
Dopo la pubblicazione su Repubblica di chat attribuite alla ex sindaca, in cui l’esponente del M5S rilancerebbe articoli che dipingono l’Ucraina come uno stato eterodiretto dell’Occidente.
Marzo 31, 2022
raggi chat pro putin expo 2030
Virginia Raggi, ex sindaco di Roma

Via la Raggi dalla commissione Expo. Carlo Calenda e Italia Viva chiedono le dimissioni di Virginia Raggi da presidente della Commissione capitolina speciale su Expo 2030, dopo la pubblicazione su Repubblica di chat attribuite alla ex sindaca, in cui l’esponente del M5S rilancerebbe articoli che dipingono l’Ucraina come uno stato eterodiretto dell’Occidente.
“Tra la questione vaccini e ora quella della Russia, la verità è che il Movimento 5 Stelle a Roma, guidato dalla Raggi, va a mio avviso escluso da ogni posto di responsabilità. Quello che è successo è di una gravità inaudita. Ci impone una riflessione. Per questo noi chiederemo le dimissioni di Virginia Raggi dalla Commissione capitolina Expo”, ha precisato ancora Calenda.

Carlo Calenda

Nel pomeriggio di ieri la lista Calenda ha annunciato l’uscita dalla commissione Expo 2030 in Campidoglio. L’annuncio è stato dato dalla capogruppo Flavia De Gregorio, membro della Commissione speciale.  Di identico tenore le dichiarazioni provenienti da Italia Viva.

“La Raggi, peggior sindaco della storia, No Vax e filo Putin è la figura scelta dal Campidoglio per guidare la commissione sulla candidatura a Expo 2030. Con che faccia Roma presenterà la candidatura? Con questa? Come avete potuto reinsediarla dopo che i romani l’hanno cacciata?”. Lo ha affermato Luciano Nobili, deputato di Italia Viva.

Il coordinatore romano del renziani Marco Cappa ha invece dichiarato: “Dopo le posizioni no vax, ci mancava solo la propaganda filo Putin. Raggi secondo scoop di Repubblica rilancia tesi complottista anti Kiev su invasione russa. Il ruolo di presidente commissione Expo 2030 Roma non e’ compatibile con questa visione”. 
Anche il Presidente di Italia Viva Ettore Rosato è intervenuto in merito alle dichiarazioni di Virginia Raggi sull’Ucraina. “Due nuovi elementi per arricchire il curriculum della consigliera scelta dal Pd e da Azione per guidare la commissione che deve occuparsi della candidatura di Roma a Expo2030. Ora, chi l’ha scelta, pretenda le sue dimissioni”.

I ‘GRILLINI’ DIFENDONO VIRGINIA

Il consigliere M5s in Campidoglio, Paolo Ferrara, ha però dato un’altra versione al ‘caso Raggi’, ovvero la notizia che l’ex sindaca avrebbe espresso posizioni vicine alla propaganda russa in una chat. “Era un contesto in cui si stava dialogando. Come si fa ad associare ad una posizione il fatto di rilanciare un post? Potrei metterlo anche perché non sono d’accordo –ha detto Ferrara– Mi chiedo come si fa a strumentalizzare e a dare un giudizio su un singolo post all’interno di un dibattito e di una discussione in una chat. Postare un video o un link potrebbe essere anche motivo di dissenso”.
Il pentastellato definisce la polemica come “becera” e poi ribadisce: “Io non ci sono in quella chat ma so che era all’interno di un dibattito con 100 commenti”. Per Ferrara il ruolo di presidente della commissione di Raggi non è in discussione: “dimissioni? Dovrebbero dimettersi quelli che lo stanno chiedendo perché non sanno nemmeno di cosa si sta parlando”. 

L’AUTODIFESA DELL’EX SINDACA

La diretta interessata si è limitata ad un’autodifesa attraverso un post pubblicato sul social preferito. “Non sono filo russa. Ho condiviso in una chat privata le analisi sulle tensioni tra Russia e Ucraina che aveva fatto, fin dal 2014, l’allora parlamentare europeo Dario Tamburrano -ha scritto l’ex sindaca Raggi sul proprio profilo Facebook– non sono una filo-putiniana o filo-russa: è evidente che in Ucraina ci sia un aggressore, la Russia, come è pubblica la mia contrarietà alla guerra come soluzione dei conflitti”.

Alla maggioranza il compito di decidere se mantenere o meno la Raggi alla guida della commissione Expo 2030. Motivi di opportunità farebbero pensare alla necessità di un cambio alla presidenza.

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