Vincere 5-4 non è proprio da italica tradizione. Se il 4-3 contro la Germania resta ancora il risultato più famoso e la partita iconica per eccellenza della nostra squadra azzurra, le vittorie di misura e la difesa ermetica rappresentano un vero e proprio marchio di fabbrica.
Caressa che grida “Cannaavarooo” nell’ultimo trionfo mondiale, Buffon portiere saracinesca, e prima ancora Zoff che inchioda sulla linea il colpo di testa di Socrates nel 3-2 contro il Brasile più forte di sempre, sono le immagini ricorrenti di una difesa che era imperforabile o quasi.
Adesso si cercano nuove soluzioni e Ringhio Gattuso, chiamato al soglio azzurro dopo le delusioni di più celebrati trainer, intanto sembra aver trasmesso l’animus pugnandi. Il resto verrà, o almeno si spera. Vedere l’Italia incassare quattro reti da Israele, con due autogol piuttosto clamorosi, non è solo in palese contraddizione con una tradizione di grande solidità difensiva, ma anche piuttosto preoccupante in prospettiva.
L’idea di non disputare la terza fase finale consecutiva dei campionati del mondo non è certamente accettabile per una nazione che ha conquistato 4 titoli mondiali e ha disputato ulteriori due finali per il titolo: 6 volte finalista, altre 2 tra le prime quattro, fanno otto edizioni da grande protagonista. Di meglio ha fatto solo il Brasile, qualcosa di simile ha fatto la Germania. Tutte le altre hanno tradizione meno fulgida e brillante, ma questo ora non conta.
Per il primo posto del girone la corsa è ad handicap. Solo se la Norvegia, che ieri ha segnato 11 gol alla Moldavia, dovesse inciampare contro Israele, potremmo tornare a sperare. In caso di arrivo a pari punti infatti la differenza reti generale è decisamente compromessa, con la goleada dei vichinghi a far scorrere i titoli di coda in ampio anticipo sull’esito di un arrivo sottobraccio.
E allora? Anzitutto bisogna vincerle tutte, prima fra tutte quella contro i norvegesi, poi sperare di non dover ricorrere agli spareggi, che nelle ultime due edizioni del mondiale ci sono risultati parecchio indigesti (leggi Svezia e addirittura Macedonia).
Registrare adeguatamente la difesa, aiutarla con un centrocampo più bravo in interdizione e ribadire gli estri che non sono certo mancati nei nostri avanti nel contesto della sfida contro Israele. Sembra semplice, non lo è. Però non c’è alternativa.