di Libero Marino
“Tutto molto bello”. Forse Bruno Pizzul avrebbe chiosato così, con una delle sue iconiche espressioni, l’emozionante serata di mercoledì. Parliamo del Festival dello Sport raccontato di Veroli, che da sette anni ormai rappresenta un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti dello sport. Una kermesse che ogni anno ospita giornalisti, scrittori e tanti protagonisti del mondo del calcio (e non solo). La cornice suggestiva, come di consueto, è quella di piazza Santa Salome, nel centro storico di questo incantato angolo di Ciociaria. Che ogni anno, a metà luglio, torna puntuale regalando brividi ed emozioni a cielo aperto ai numerosi appassionati. Dopo la serata d’esordio di martedì 15 luglio apertasi nel segno dello struggente ricordo della maledetta notte dell’Heysel – che quest’anno celebra il suo quarantesimo anniversario – il secondo atto del Festival era dedicato a un altro grande ricordo: quello di Bruno Pizzul, il giornalista friulano scomparso lo scorso marzo.
Per celebrare la figura del Bruno nazionale, storica voce delle gare degli azzurri per diversi lustri, gli organizzatori si sono affidati a tre grandi giornalisti come Francesco Repice, Bruno Gentili e Fabio Pizzul, figlio di Bruno. Incalzato dalle due storiche voci di Tutto il Calcio minuto per minuto, Fabio, tra aneddoti ironici e curiosi, ha ricordato la figura del padre, grande giornalista e papà premuroso. Un viaggio affascinante a ritroso nel tempo, quando il calcio era cantato da aedi del calibro di Ciotti, Ameri e lo stesso Pizzul. Coinvolgenti erano le sue telecronache che, condotte con garbo e misura, senza mai trascendere, come hanno sottolineato più volte nel corso della serata Repice e Gentili, per anni suoi colleghi in Rai, avevano il potere di tenere incollato allo schermo anche lo spettatore meno appassionato.
Merito anche, come poi ha ricordato Repice, di una straordinaria conoscenza della lingua italiana che Pizzul, prima di intraprendere la professione, insegnava nel suo Friuli. “Sandro Ciotti diceva a noi colleghi più giovani, ha ricordato ancora un emozionato Repice, di portare sulle spalle uno zaino e di riempirlo di più parole possibili, la parola è preziosa e cava sempre d’impaccio: aurei insegnamenti che porterò sempre con me”. “E Bruno Pizzul, prosegue Repice, è stato un saltimbanco della parola, un maestro autentico di giornalismo, quasi una divinità per il sottoscritto”. Poi l’emozione raggiunge il picco più elevato quando i tre sul palco ricordano la notte dell’Heysel. “Una partita che indubbiamente lasciò il segno in lui, racconta il figlio Fabio, dell’Heysel papà non parlava mai molto volentieri”. “Quella sera, proseguono Repice e Gentili, Bruno Pizzul ci regalò una grande lezione di giornalismo producendosi in una telecronaca asettica, sapeva della tragedia che si era consumata davanti ai suoi occhi, ma non voleva dare la notizia di un lutto così grande e terribile agli italiani”. Altri tempi, altro giornalismo.