Al Comune di Frosinone il centrodestra ha un problema politico enorme da (almeno) due anni. Oggi che tutti i nodi stanno venendo al pettine, è arrivato il momento della chiarezza. Ma quali sono le posizioni dei partiti che compongono la coalizione a livello nazionale, regionale e locale?
A TUTELA DELLA COALIZIONE TRANCASSINI VUOLE VEDERCI CHIARO
Il leader regionale di FdI Paolo Trancassini ieri ha stabilito che una delegazione composta da Massimo Ruspandini (due volte parlamentare e presidente provinciale del partito di Giorgia Meloni), Alessia Turriziani (coordinatrice del circolo frusinate) e Franco Carfagna (capogruppo al Comune) dovrà incontrare il sindaco Riccardo Mastrangeli per fare il punto della situazione. Per sgombrare il campo da equivoci Trancassini ha chiarito che Fratelli d’Italia non ha intenzione né di sfasciare il quadro politico né di sfiduciare Mastrangeli. Tuttavia si aspetta delle risposte a richieste che riguardano la viabilità dello Scalo e la mobilità cittadina. Richieste avanzate da settimane, alle quali Riccardo Mastrangeli non ha risposto. Infine Paolo Trancassini ha voluto ribadire che qualora dovessero determinarsi dei problemi, allora sarebbe necessario portare la questione del Comune di Frosinone (capoluogo) al tavolo regionale dell’intera coalizione. Una posizione politica precisa, chiara e ferma. Certamente non sarà Fratelli d’Italia a far saltare il banco al Comune, però al tempo stesso per delle risposte al primo partito della coalizione non possono trascorrere mesi.
L’AVENTINO PROLUNGATO DI FORZA ITALIA
Dopo l’astensione sul bilancio, inno al Rendiconto. Cioè gli “azzurri” sono passati da uno spiraglio di apertura all’opposizione. Dopo un anno e mezzo di scontri frontali con Mastrangeli. Nelle settimane scorse sembrava che qualcosa potesse cambiare. FI ha mantenuto la barra dritta su due richieste per avviare un percorso di “rientro”. L’azzeramento della giunta e la verifica politica all’interno del centrodestra. Pure in tal caso zero risposte e chiusura netta. Ma come sarebbe possibile per il partito fondatore del centrodestra cercare di rientrare in coalizione senza un percorso di chiarezza di questo tipo? Non è pensabile che tutto possa risolversi con l’attribuzione di un assessorato. Non è pensabile perché il messaggio che passerebbe sarebbe quello che… bastava una poltrona. Pasquale Cirillo, Maurizio Scaccia e Christian Alviani sono all’opposizione. Il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone sulla vicenda del Comune di Frosinone è in silenzio da mesi. Un silenzio che va letto come un atto di fiducia totale nei confronti dei livelli locali del suo partito. Però è altresì evidente che Fazzone è stufo da tempo di come vanno le cose nel Comune capoluogo. E ancora ogi, quando parla con i fedelissimi, ricorda l’episodio di due anni fa alle provinciali, quando a Maurizio Scaccia mancò un solo voto ponderato per centrare l’elezione. Per Fazzone la responsabilità politica fu di Nicola Ottaviani, Riccardo Mastrangeli e Adriano Piacentini. Se la vicenda del capoluogo dovesse approdare al tavolo regionale del centrodestra, a Forza Italia non dispiacerebbe.
OTTAVIANI FINGE DI NON VEDERE IL SUO GRUPPO SCIOLTO COME NEVE AL SOLE
Per Nicola Ottaviani, deputato e segretario provinciale del Carroccio, “in ogni realtà politica o amministrativa, nel Parlamento, alla Regione, alla Provincia e nei comuni, soprattutto nelle realtà più grandi, la regola dell’attribuzione della maggiore responsabilità in capo a chi governa non è suscettibile di deroghe o di interpretazioni a ribasso. A tale regola, a fortiori, non si sottrae il nostro capoluogo, ove le indicazioni politiche ed amministrative vengono fornite, insieme al sindaco, dagli organi ufficiali dei partiti e delle liste civiche che hanno stretto un patto elettorale, con il quale si sono presentati nel 2022 davanti al corpo elettorale, che merita rispetto e non certo cadute di attenzione, ovvero, in alcuni casi anche di stile”.
Ma a quel “patto elettorale” mancano ormai diverse “caselle”: ad oggi nove per la precisione. Ottaviani fa finta di non vedere molte cose. Il primo a chiedere l’azzeramento è stato il suo più fedele sodale, Massimiliano Tagliaferri (e non i giornalisti ventriloqui ai quali faceva cenno nel comunicato di ieri). E quel gruppo di fedelissimi sul quale l’ex sindaco fondava la sua forza elettorale su Frosinone si è frantumato dando vita ad una diaspora politica fatta di tradimenti, sospetti, diffidenze e veti incrociati.
Con la posizione del vicesindaco Antonio Scaccia che sempre più lontano dalle tesi di Ottaviani assiste con il sorrisetto beffardo di chi la sa lunga (ma non può raccontarla), ad un concatenarsi di eventi che, nell’inquietudine generale, sembra renderlo con il passare del tempo più forte.
Nel 2022 Ottaviani aveva presentato Mastrangeli con un gruppo politico coeso e una catena di comando che sembrava inossidabile.
Ottaviani fa finta di non capire che tutte le riluttanze verso l’attuale amministrazione sono determinate dalla fine politica di un modello basato sul triunvirato Ottaviani-Mastrangeli-Piacentini che, poteva piacere o no, amministrava e prendeva decisioni. Oggi di quella capacità si è persa traccia nella rincorsa al dover accontentare un po’ tutti per tirare a campare (piuttosto che tirare le cuoia come diceva Giulio Andreotti).
Come fa finta di non capire, il parlamentare della Lega, che un capoluogo non può permettersi il lusso di garantire rendite di posizione ad assessori che non hanno il sostegno della politica (Piacentini) o che stanno rivelando da tempo una pochezza amministrativa impressionante (Retrosi, Testa e Giralico).
Tornando ai nove dissidenti e ai ragionamenti di Massimiliano Tagliaferri (non uno qualunque ma il politico più vicino a Ottaviani) davvero si può pensare che abbiano sbagliato tutto i nove fuggitivi della maggioranza? Nel frattempo la coalizione di centrodestra è stata sostituita da un accordicchio trasversale con eletti nelle opposizioni. E per la tenuta del quale è decisiva la Lista Marzi per il mantenimento del numero legale. Domenico Marzi e Nicola Ottaviani sono stati avversari “storici” e irriducibili della vita politica frusinate. Ma sia il primo che l’ultimo sembrano aver smarrito quel senso della politica e della leadership che in un modo o nell’altro aveva caratterizzato i loro mandati.
Infine una domanda: Nicola Ottaviani preferirebbe ricostruire la coalizione originaria di centrodestra oppure sta assecondando questo strano assetto senza alcun riferimento politico e sovraordinato?
Di tutto questo e di molto altro ancora si parlerà nell’incontro dei prossimi giorni. Forse durante la prossima settimana. In quello che potrebbe essere il pit-stop decisivo del Gran Premio del Capoluogo.