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Querqui sindaco, ma a Ceccano ha vinto il voto di protesta e di rabbia

Licandro Licantropo
Il centrosinistra si è ripresa quella che nei decenni passati ha considerato la “roccaforte rossa”. In realtà a pesare in modo decisivo sono stati gli effetti dell’inchiesta giudiziaria di ottobre. Il paradosso del Pd, che festeggia diviso e senza una presa di posizione unitaria. Ugo Di Pofi lascia dietro Fabio Giovannone e questo significa che c’è un solo centrodestra, quello guidato da Massimo Ruspandini. La Maliziola tiene ma non sfonda. Tra i consiglieri beffato, come previsto, Alessandro Savoni che dovrà cedere il passo a Paolo Aversa.
Maggio 27, 2025
Andrea Querqui è il nuovo sindaco di Ceccano

La Sinistra si è ripresa Ceccano, nei decenni passati denominata la Cuba o la Stalingrado della Ciociaria. Ma queste sono suggestioni della memoria.
La realtà è che a Ceccano ha vinto il voto di protesta. In diversi casi perfino di “rabbia”. Troppo forte l’impatto dell’inchiesta giudiziaria dello scorso ottobre, che ha travolto e ferito la città. Troppo forte l’impatto delle misure che vennero adottate, tra le quali l’arresto dell’allora sindaco Roberto Caligiore, che per due volte aveva conquistato Palazzo Antonelli alla guida di una coalizione di centrodestra.
Poi c’erano state le dimissioni di massa e lo scioglimento anticipato della consiliatura. Il risultato di ieri era per molti versi annunciato. Andrea Querqui ha vinto superando il 50% dei consensi al primo turno, dopo che all’inizio dello spoglio l’altalena (poco sopra e poco sotto la soglia del successo) era durata per un paio d’ore. Andrea Querqui è un esponente del Pd, con il quale si è candidato alle ultime regionali. L’intero centrosinistra ha deciso di sostenerlo. “Figlio d’arte”, conosciuto in città, Andrea Querqui ha indossato i panni del favorito senza strafare e senza mai dare la sensazione che tutto fosse scontato. Dimostrando un certo stile. Con lui Emanuela Piroli, Giulio Conti e le varie “anime” del Pd.
Impossibile, al tempo stesso, non sottolineare i paradossi di un Partito Democratico lacerato dallo scontro tra le correnti, che ha portato al congelamento (da mesi) del congresso e addirittura alla nomina di un commissario ad acta come Federico Gianassi. Da sempre Andrea Querqui è vicino a Francesco De Angelis, che infatti ha voluto sottolinearlo. Ma certo ha colpito il fatto che ieri i vari big del Pd abbiano sottolineato la vittoria ognuno per conto proprio: Francesco De Angelis e Mauro Buschini da una parte, Sara Battisti e Luca Fantini dall’altra. Poi Antonio Pompeo. E il capogruppo dimissionario del partito a Frosinone, Angelo Pizzutelli. Non c’è stato però un comunicato unitario e ufficiale dell’intero Partito Democratico, magari su carta intestata. Magari con il simbolo. Non c’è stato perché i Dem sono come i secoli del Manzoni, l’uno contro l’altro armato. E vengono da turni elettorali nei quali si sono clamorosamente divisi ovunque: a Ferentino, a Veroli. Per non parlare della presidenza della Provincia.
Per tutti questi motivi la vittoria di Ceccano andrà contestualizzata oltre l’aspetto emotivo del momento. Così come il centrosinistra ha indubbiamente beneficiato di quanto successo nei mesi scorsi. In tanti si sono recati alle urne per punire il centrodestra più che per premiare la sinistra.

Però Andrea Querqui è il nuovo sindaco di Ceccano e la sua vittoria non è mai stata in discussione.
In tanti sostenevano che il risultato di Manuela Maliziola poteva determinare il turno di ballottaggio. Non è stato così: la Maliziola ha confermato il suo radicamento ma è andata nettamente al di sotto delle aspettative. Restando nel campo della sinistra, Luigi Mingarelli ha fatto il suo.
Per quanto riguarda il centrodestra, Ugo Di Pofi (oltre il 20%) e Fabio Giovannone (intorno al 15%) si sono divisi. Diversi i dati da analizzare. Intanto la coalizione “politica” era quella di Di Pofi. Il due volte parlamentare e presidente di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini si è comportato da leader: mettendoci la faccia, restando in campo, motivando la squadra, cercando di compattare la coalizione (con una sponda da parte del deputato e coordinatore della Lega Nicola Ottaviani). Ma Ruspandini ha fatto anche qualcosa di altro. Sapeva perfettamente che per vincere sarebbe servito il Tom Cruise di Mission Impossible. E allora ha ragionato, gettando le basi per la crescita di una nuova e giovane classe dirigente. Guardando al futuro. Come sempre ha fatto. Per la tenuta della coalizione è stato decisivo l’apporto di Riccardo Del Brocco e della sua lista Grande Ceccano. Però va detto altresì che nel centrodestra le contraddizioni non sono mancate. Forza Italia non ha schierato il simbolo con Di Pofi. Gli “azzurri” si sono divisi e in qualche caso perfino defilati nelle liste civiche.
Nella Lega non tutti hanno remato sulla barca di Ugo Di Pofi. In Italia l’impulso di salire (di corsa) sul carro del vincitore è irrefrenabile. Una cosa è certa però: a Ceccano il centrodestra è quello guidato da Fratelli d’Italia di Massimo Ruspandini. Nella vittoria e nella sconfitta.
Fabio Giovannone e la sua coalizione hanno provato l’operazione di porsi come alternativaallo schieramento di Ugo Di Pofi. Gli elettori hanno dimostrato di non credere a questa narrazione. Incredibile nel gruppo Giovannone l’autogol di Alessandro Savoni (se il centrodestra non è andato unito e non ha centrato il ballottaggio lui è senz’altro il maggior responsabile) capace di entrare nel direttivo di Fratelli d’Italia e dopo qualche giorno mettersi al fianco dell’operazione “contro” guidata da Giovannone.
Savoni con quasi 500 voti, come ampiamente previsto, dovrà cedere il passo al numero uno della Lista “Noi con Ceccano”, Paolo Aversa.
La lista dell’ex presidente del Consiglio Comunale dell’amministrazione Caligiore non ha infatti conquistato il seggio.
Detto tutto questo, però, bisogna aggiungere una considerazione.
Il voto politico (e di opinione) in Italia negli ultimi anni premia il centrodestra, a traino Fratelli d’Italia. Alle comunali il centrosinistra è rimasto invece competitivo e in diversi casi vincente. Ma lo schema che funziona alle amministrative, poi alle politiche non ha lo stesso effetto. Ragione per la quale la tornata elettorale di Ceccano andrà letta a mente fredda.
Alzi la mano però chi si aspettava un esito diverso. Ceccano è tornata rossa, ma non per un effetto valanga del Pd. Quando a ottobre c’è stata l’inchiesta giudiziaria, tutti sapevano che si sarebbe arrivati esattamente a questo punto. E’ stato un voto di protesta e di rabbia. Più “contro” che “per”.

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