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Ma dove vai se l’alternativa non ce l’hai

Massimo Pizzuti
Oggi nuova protesta davanti al consiglio regionale dei gruppi del centrosinistra, quando però a livello nazionale il Campo Largo viene ancora asfaltato. Le opposizioni convergono “contro”, mai “per”. L’unità è un’altra cosa. Nel centrodestra Francesco Rocca deve prendere comunque l’iniziativa con i partiti, perché la verifica resta insidiosa. L’esempio di Marco Bertucci e Giancarlo Righini sul Collegato al bilancio.
Ottobre 2, 2024

La commissione bilancio della Regione Lazio ha approvato (all’unanimità dei presenti) il Collegato, vale a dire il documento che contiene le linee programmatiche di quella che sarà poi la Manovra economica vera e propria. Non era scontato considerando il clima che si respira all’interno della maggioranza di centrodestra per via di una verifica che non accenna a chiudersi. Marco Bertucci, presidente della commissione, ha esternato la soddisfazione per il risultato raggiunto, sottolineando il lavoro svolto dall’assessore Giancarlo Righini. Già a luglio Bertucci, in occasione degli equilibri di bilancio, si era soffermato su un metodo, quella della condivisione e del confronto, metodo che nella commissione che guida si riscontra sistematicamente.
Naturalmente la verifica politica richiede altri interventi, però intanto il centrodestra ha effettuato le prove generali per l’approvazione del Collegato. Oggi ennesima manifestazione di protesta delle opposizioni di centrosinistra alla Pisana. Chiedendo che si “riaprano” i lavori dell’aula, fermi per quella che definiscono la “partita delle poltrone”. Il centrodestra ha l’esigenza di chiudere in fretta la questione e non esiste un’alternativa al potenziamento della rappresentanza in giunta di Forza Italia: o con l’attribuzione di un terzo assessorato o con deleghe di prima fascia (sanità, urbanistica, lavori pubblici). Fratelli d’Italia è perfettamente consapevole di quanto il cammino sia pieno di ostacoli. Principalmente per un fatto: lo scontro frontale a tutto campo tra FI e Lega. Ovunque.
Detto tutto questo, il centrosinistra dovrebbe riflettere seriamente. Ieri sera il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte ha (ancora una volta) archiviato il Campo Largo, dicendo no all’intesa con Italia Viva di Matteo Renzi in Emilia Romagna e in Umbria, che vanno ad aggiungersi alla Liguria. L’ex rottamatore ha risposto che lui andrà avanti con la propria lista, invitando Conte a duellare con Elly Schlein direttamente, senza nascondersi dietro altri… partiti. Nel Lazio la situazione non potrà essere diversa. In questo momento è semplice per Pd, Movimento Cinque Stelle, Italia Viva, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra e Polo Progressista ritrovarsi “contro” e protestare. Ma che succederebbe in caso di elezioni? In realtà il Campo Largo è franato proprio nel Lazio, dopo che Nicola Zingaretti aveva dato vita al “laboratorio” con i pentastellati di Roberta Lombardi nella scorsa legislatura. Ed è stato proprio Giuseppe Conte a mandarlo in pezzi, candidando fra l’altro Donatella Bianchi alla presidenza.
Il centrodestra dovrebbe riflettere seriamente sul piano politico. Aver conquistato il Lazio dopo dieci anni di Governo Zingaretti ha rappresentato un’impresa. Considerando anche la sconfitta precedente alle comunali di Roma. Il presidente Francesco Rocca potrebbe tranquillamente convocare i leader regionali di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, chiedendo loro di trovare una soluzione rapidamente. Per non mettere a rischio un’Amministrazione strategica per l’intera coalizione. Non c’è spazio per le contrapposizioni e neppure per tavoli paralleli che guardano ad altre Regioni. Non può esistere una sorta di “compensazione”. C’è da trovare una sintesi tra quelli che sono stati i risultati elettorali e l’attuale situazione dei gruppi. Paolo Trancassini (Fratelli d’Italia), Claudio Fazzone (Forza Italia) e Davide Bordoni (Lega) sanno bene che se nel Lazio dovesse esserci uno “strappo”, allora le conseguenze sarebbero inevitabili. Nessuno si nasconde dietro un dito: da mesi “azzurri” e Carroccio litigano su tutto, ma poi quando si arriva ad un bivio non fanno mancare i loro voti all’intero centrodestra. Come successo in commissione bilancio per il Collegato. E’ esattamente questo l’esempio che Marco Bertucci e Giancarlo Righini hanno inteso sottolineare.

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