Non c’è pace per Jannik Sinner. Sembra che le sue vittorie debbano sempre avere un prezzo in termini di sfortuna e contrattempi. E’ numero uno indiscusso del ranking ATP ed il successo di Cincinnati, in qualche modo inatteso perché era evidente che le condizioni di forma dell’altoatesino non fossero quelle ottimali, ha ingigantito il vantaggio su Djokovic e Alcaraz, che in classifica sono dietro Sinner ormai di duemila punti.
Proprio all’indomani del quindicesimo titolo della carriera, quinto del 2024, si è registrato però un piccolo terremoto mediatico legato alla notizia che Jannik Sinner fosse stato assolto dall’ITIA (International Tennis Integrity Agency) per assunzione involontaria di Clostebol, uno steroide anabolizzante. Della lunga indagine non era stata fornita alcuna notizia, ma il volto corrucciato di Jannik durante i match giocati dopo la notifica all’interessato della sua positività era in qualche modo un manifesto della sua preoccupazione.
Cosa è accaduto allora? La ricostruzione, contenuta nella sentenza di 34 pagine dell’organo giudicante, induce a ritenere che la contaminazione da Clostebol sia avvenuta per via di massaggi effettuati dal fisioterapista Naldi a Sinner durante il periodo che va dal 5 al 13 marzo. Il fisioterapista aveva incautamente usato per cicatrizzare una sua ferita una pomata contenente lo steroide in questione e, attraverso piccole lesioni della pelle dei piedi di Jannik, la sostanza sarebbe passata nel corpo del campione altoatesino. Un miliardesimo di milligrammo (questa la quantità rilevata nei due controlli in coincidenza con il torneo di Indian Wells) non migliorerebbe nemmeno le prestazioni di una formica, ma non è questo della risibile quantità il solo punto a favore dell’innocenza di Jannik, intesa ovviamente come mancanza di dolo.
A far ritenere credibili, plausibili e veritiere le spiegazioni fornite da Jannik al tribunale che ha istruito la causa sono intervenuti alcuni pareri di vere e proprie autorità in materia: il professor Jean Francois Naud, il dottor Xavier de la Torre e il professor David Cowan.
Naud ha rilevato che i metaboliti del Clostebol nella quantità inferiore a 100 pg/ml rappresentano una percentuale così irrisoria da poter ragionevolmente derivare da una contaminazione con altro corpo. Il secondo esperto citato ha rafforzato questa tesi, ritenendo che le attività del fisioterapista siano ragionevolmente la causa della presenza dello steroide e infine, quasi a chiudere in via definitiva ogni discussione, David Cowan ha affermato che “se anche la somministrazione fosse stata intenzionale, l’ammontare minimo di sostanza somministrata non avrebbe avuto alcun effetto dopante e non avrebbe potuto aiutare il giocatore a migliorare la prestazione” Di conseguenza “non c’è un’evidenza a sostenere qualsiasi altro scenario”.
E ora? Ora l’incubo potrà dissolversi totalmente in data 6 settembre. Poichè la sentenza di assoluzione è stata recapitata a Sinner in data 15 agosto ma è stata emessa da un tribunale indipendente, potrebbe essere in via teorica appellata dalla Wada e dalla Nado, rispettivamente agenzia mondiale e italiana dell’antidoping.
La responsabilità oggettiva riconosciuta a Jannik Sinner per assunzione inconsapevole ha comportato però qualche sanzione la perdita dei 400 punti ATP della semifinale raggiunta ad Indian Wells e la restituzione del premio relativo a quel torneo americano (300 mila euro).
Per il ranking ATP poco male, visto l’enorme vantaggio di Jannik nei confronti dei più diretti inseguitori, anche in considerazione del fatto che Djokovic dovrà difendere i 2000 punti della vittoria, Alcaraz i punti della semifinale (persa poi contro Medvedev), mentre Sinner si fermò agli ottavi e pertanto il suo gruzzoletto in scadenza non è così ragguardevole.
La speranza è che dal 7 settembre si possa tornare a vedere Jannik sorridente, sereno e vincente. Ad avvelenare il clima le dichiarazioni sicuramente inopportune di Kyrgios e Shapovalov, ma probabilmente il livore delle sconfitte accumulate ha inficiato la serenità di giudizio dei due atleti, ormai nell’imbuto di una crisi tecnica ed atletica irreversibile.