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Corsa per un posto in Europa: manovre e colpi di scena al centro. Stefanelli pronto a correre con gli Stati Uniti d’Europa

Marco Battistini
Aprile 9, 2024

Le elezioni europee 2024 saranno, salvo clamorosi ribaltoni in Parlamento, il primo vero banco di prova per il governo Meloni e per le opposizioni, tanto che da tempo ci sarebbe un gran fermento tra i partiti. Le prossime elezioni europee saranno un appuntamento molto delicato non solo per l’Italia, ma anche per il destino dell’Unione europea visto che per gli ultimi sondaggi la “maggioranza Ursula”, che al momento governa a Bruxelles, sarebbe in netto calo tutto a vantaggio della destra, degli indipendenti e degli euroscettici. La legge elettorale in Italia per le elezioni europee è un proporzionale puro: il paese viene diviso in cinque circoscrizioni (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole), con una soglia di sbarramento a livello nazionale per le liste fissata al 4%. Il Lazio è inserito nella circoscrizione del centro Italia che eleggerà 15 europarlamentari. La legge elettorale prevede la possibilità di esprimere il voto di preferenza: ogni elettore può indicare fino a tre candidati della lista circoscrizionale votata.

GRANDE CENTRO

Ci si muove soprattutto dalle parti del grande centro. Carlo Calenda punterà molte fiches su Alessio D’Amato. L’ex super-assessore alla Sanità della Regione Lazio e candidato alla presidenza nel dopo Zingaretti. Così come l’ex ministro Elena Bonetti potrebbe essere un’altra carta importante per Calenda. Ma è in realtà Matteo Renzi a poter contare sull’asso pontino: il presidente della Provincia, Gerardo Stefanelli. La Festa dell’Europa, il 9 maggio a Ventotene, potrebbe essere l’evento più importante in provincia, con uno sfondo piuttosto indirizzato verso l’appuntamento elettorale. Peraltro a spingere ulteriormente le quotazioni di Stefanelli è la possibilità sempre più concreta che i renziani superino lo sbarramento del 4%. Nel panorama politico italiano, si è siglata infatti un’alleanza tra Matteo Renzi, Emma Bonino e altre forze minori (in primis il PSI), delineando nuovi scenari elettorali. La lista su cui stanno lavorando porta il nome suggestivo di ‘Stati Uniti d’Europa’. Carlo Calenda, al contrario, si ritrova isolato, in una situazione che ricorda le riflessioni di un celebre brano di Vasco Rossi: desideri e realtà si mescolano in una danza di strategie politiche.

PROCACCINI E DE MEO LE CERTEZZE PONTINE

Non è difficile stabilire quale sarà il parterre dei candidati locali in vista dell’importante tornata elettorale europea. Nicola Procaccini sarà di nuovo della partita, ma stavolta l’obiettivo non sarà la rielezione (obiettivo da considerarsi scontato) quanto strappare un numero di consensi tale da rendere fattibile un incarico di primissimo piano a Bruxelles. C’è chi giura che con oltre 100.000 preferenze Procaccini avrebbe la strada spianata per la vicepresidenza del PE. Di sicuro, il successo dei Conservatori gli garantirà un ruolo apicale nell’assise europea, per non dire chiave nell’ambito dell’alleanza con i Popolari (e forse i liberali qualora ce ne fosse bisogno). Nel centrodestra chi può giocarsi buone carte è ancora una volta Salvatore De Meo. FI è stimata nei sondaggi sul 7-8%. Un dato che farebbe scendere a 6 il numero di eurodeputati. Poco male per De Meo, ritenuto l’uomo da battere in tutta la circoscrizione dell’Italia centrale. Se ripete l’exploit del 2019 l’ex sindaco di Fondi dovrebbe rientrare facilmente nella mezza dozzina di eletti azzurri a Bruxelles. 
Tutto ancora in gioco all’interno della Lega, dove Matteo Adinolfi è nuovamente in campo, forte degli oltre 30.000 voti personali ottenuti 4 anni fa. Le percentuali della Lega però sono ben diverse e non si escludono colpi di scena sulle candidature. Nel Pd non ci sono pontini in grado di puntare al seggio europeo. Facile pensare che i dem locali si limiteranno a fare da ‘portatori d’acqua’ dei romani. 

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