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Cassino, l’ottantesimo della battaglia lascerà tre monumenti alla città

Tarcisio Di Pontecorvo
Anders, donne della ricostruzione e bambini accolti al Nord: le celebrazioni per ricordare l’anniversario della grande devastazione di Cassino e della sua Abbazia e la liberazione dai nazifascisti stanno per entrare nel vivo. Il 5 marzo arriverà il presidente Mattarella. Intanto si preparano monumenti che suoneranno come dei tributi ad aspetti rilevanti della seconda Guerra mondiale.
Gennaio 10, 2024

Tre monumenti ed una chiamata all’impegno generale per il mondo dell’associazionismo e del volontariato (considerate anche le risorse limitate a disposizione), oltre ad una serie di iniziative culturali e rievocative al centro delle quali ci sarà la visita del 15 marzo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il 2024 è l’anno dell’ottantesimo anniversario  della battaglia di Cassino, della distruzione della città, dell’annientamento dell’Abbazia, della strage di civili e di militari coinvolti negli scontri e nei bombardamenti. In sintesi, della devastazione prodotta sui nostri territori ed in Italia dalla guerra di liberazione dai nazifascisti e verrebbe anche da aggiungere per correttezza: di occupazione – ancora in atto – degli anglo-americani. 
Partiamo dai monumenti che lasceranno nel tempo a venire il segno di queste celebrazioni al centro della città. 
Innanzitutto – data del taglio del nastro il 18 maggio – sarà inaugurato in Largo Dante il memoriale al Generale Anders realizzato in stretta collaborazione con l’ambasciata ed il governo polacchi. Il progetto è quello noto dell’architetto Bianchi che è stato, nelle discussioni amministrative, spostato prima in varie parti della città (Piazza Labriola, Piazza San Giovanni) per poi tornare nella collocazione per la quale era stato ideato e progettato. Un “pellegrinaggio” legato essenzialmente alle difficoltà riscontrare nello spostamento di una semplice centralina di rilevamento dello smog dell’Arpa Lazio che, dopo mesi ed anni di discussioni, è ancora al suo posto. Ma la “svolta” – propiziata dalla concretezza dell’ex consigliere comunale Antoine Tortolano – viene dall’aver convinto l’azienda regionale a spostare di qualche metro il dispositivo per lasciare lo spazio necessario all’area monumentale. Una problematica che, vista da Varsavia, è parsa inspiegabile se non farsesca, e che solo noi italiani comprendiamo bene, vista la necessità di avere rapporti con una burocrazia elefantiaca e una pessima qualità dei servizi della pubblica amministrazione. L’opera è stata fortemente voluta dall’ambasciatrice Anna Maria Anders, figlia del famoso generale Wladyslaw, seppellito secondo la sua volontà nel cimitero militare polacco di Montecassino a fianco dei suoi militari caduti in battaglia. Una figura leggendaria tra i polacchi per la strenua azione nei duri combattimenti tra le forze alleate e quelle tedesche, durante la campagna d’Italia nella seconda guerra mondiale. Dopo oltre cento giorni di un’accanita guerra di posizione, i soldati di Varsavia, il 18 maggio del 1944 issavano la bandiera della loro nazione sulle macerie dell’abbazia. Da qui la scelta della data nell’inaugurazione del monumento. 
Il 10 settembre – data simbolica del primo bombardamento della città e quindi, quest’anno, conclusione delle celebrazioni dell’Ottantesimo -, invece vedrà scoperto il “monumento alla donna della rinascita”, collocato nell’area verde all’inizio di Corso della Repubblica, di fronte all’ex Excelsior. 
Il monumento parte dal progetto lanciato nel web e sulla stampa locale, da Emilio Pistilli, presidente onorario del Centro Documentazione e Studi Cassinati (CDSC onlus, che la fece propria), nell’estate del 2019; un’idea che ebbe subito riscontri positivi, addirittura entusiastici; valicò l’oceano fino in Canada, dove esiste una notevole comunità cassinate. Vennero raccolti contributi consegnati al sindaco dell’epoca D’Alessandro. L’idea di Pistilli era basato sulla donna manovale che contribuì a ricostruire la città e la stessa abbazia. Ma la portata del monumento si può dire che vada oltre questo. Il Centro Documentazione e Studi Cassinati spiega bene il significato dell’opera insito anche nell’idea di Pistilli: “Il monumento alla donna della rinascita,  il pilastro fondamentale per il “ritorno alla vita” della popolazione nei luoghi distrutti dal conflitto bellico della II guerra mondiale,  vuole essere un’opera dedicata al  contributo femminile nel territorio del Cassinate, devastato dall’immane conflitto bellico del 1943/44, per la  rinascita in tutti i campi della vita civile del tempo: la donna manovale o “parrella”, che ha affiancato gli uomini nei cantieri, l’ortolana, che ha esposto i suoi poveri ortaggi in un canestro tra le macerie dando vita alle prime forme di commercio, la massaia, che dalle abitazioni di fortuna o dalle baracche ha avviato i suoi uomini al lavoro e i figli a scuola, la maestra e la suora, che hanno accolto i bambini in locali di fortuna avviando così anche la rinascita culturale, e poi l’infermiera, la sarta e così via. A ricordo, insomma, di tutte coloro che hanno consentito, alla pari degli uomini, la ripresa della vita nel martoriato territorio Cassinate”. 
Esistono già dei progetti e delle relazioni sul monumento che deve essere ancora elaborato nei dettagli. Particolare di rilievo è che nell’area troveranno collocazione anche i resti della Torre Campanaria riscoperti e classificati dal professor Giovanni D’Orefice
«Il monumento alla donna della rinascita, realizzato per il 10 settembre, vuol sottolineare il ruolo della donna alla sua interezza, al di là della parrella che è figura di rilievo ma particolareggiata. La ricostruzione è avvenuta per merito di tutte le donne che si sono impegnate con fatica senza mariti o con uomini gravemente mutilati o ammalati o del tutto assenti. Il tributo è a questa umanità sofferente ma instancabilmente ricostruttrice». 
Domani il professor D’Orefice riunirà, al Palazzo della Cultura, il comitato che si sta occupando del monumento e verranno elette le cariche dell’organismo. 
In un angolo del parco Baden Powell o in un’area della rinnovata villa comunale, in data ancora da definirsi, troverà posto, poi, un’opera d’arte del maestro Franco Marrocco. Si intitola “Sguardi/Presenze”  – “L’infanzia salvata” 1944 – 2024 e ricorderà l’esodo di centinaia di bambini e ragazzi cassinati che, subito dopo la guerra, vennero accolti da famiglie del nord Italia e strappati per qualche tempo alla fame ed alla malaria di una città e di un territorio rasi al suolo e coperti di crateri colmi d’acqua. 
I curatori dell’intervento sono il Comune di Cassino e la Sezione A.N.P.I di Cassino. Il progetto di allestimento di Silvia Marrocco e dello Studio Colabora Architettura & Design. 
Il riferimento della scultura di Marrocco – spiegano i promotori – è ad “una bella pagina della nostra memoria storica:. “L’infanzia salvata/ Nord-Sud un cuore solo” è un libro di Loffredi e Fabi che celebra la solidarietà delle migliaia di persone che aprirono le proprie case e il proprio cuore ai bambini di Cassino, del Lazio meridionale, della Campania, della Basilicata del sud. La sua struttura, pertanto, trasmette allusivamente le tappe esistenziali che hanno segnato la vita delle vittime e degli sfollati di allora, rinunciando ai consueti schemi narrativi: non vuole essere testimonianza e racconto di eventi o di fatti del passato, ma interroga il visitatore come un enigma, come una questione irrisolta, dove gli occhi suggeriscono piuttosto domande. L’opera vuol essere, perciò, esortazione dello sguardo a ripiegarsi su di sé in una contemplazione interiore, nella forma di un invito al silenzio e alla meditazione: orizzonte privilegiato offerto alla riflessione e all’ascolto delle nostre coscienze di superstiti”. 
Il 5 settembre 2023 la giunta comunale di Cassino ha approvato la delibera di istituzione del Comitato per le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della distruzione di Cassino e mercoledì 13 dicembre scorso si è tenuta la prima assemblea per avviare definitivamente la fase operativa. Ma torneremo nel dettaglio sul calendario delle manifestazioni. 

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