L’inconsistenza politica della città di Frosinone è il dato più eclatante della recente tornata elettorale che ha riguardato la Provincia di Frosinone. Un capoluogo sempre più destinato all’irrilevanza sia per il “cinico” calcolo politico servito a evidenziare un minimo di consistenza all’interno della Lega sia per l’oggettiva mancanza di indipendenza di una maggioranza che non riesce mai a trovare una quadra dialettica che vada oltre le esigenze dell’ex sindaco Ottaviani. Sfuggendo sempre ad uno sguardo più ampio che tenga presente le esigenze di rappresentanza istituzionale del capoluogo.
Frosinone ancora una volta fuori. Si ritrova con le pive nel sacco in un passaggio elettorale che premia invece, in modi diversi, Sora, Ceccano, Ferentino, Anagni e Cassino. Centri nei quali la “politica” conta ancora molto di più rispetto ai patti del Capoluogo che spesso si reggono su logiche amicali e di rapporti professionali il cui risultato oltre ad essere singolare sotto certi aspetti sfiora anche la bizzarria.
La maggioranza del comune capoluogo, infatti, nella ricerca assurda di una conta inutile e immotivata si è praticamente “suicidata” su Andrea Amata (politico di Atina costretto ad emigrare a Vicalvi per essere eletto consigliere comunale, condizione necessaria per accedere all’assise provinciale) provocando una reazione a catena al contrario. Potenzialmente esplosiva per la giunta di Riccardo Mastrangeli il quale, al contrario di Ottaviani, avrebbe preferito non essere coinvolto in questo pericolosissimo passaggio elettorale.
Basti pensare al povero Maurizio Scaccia il consigliere azzurro del capoluogo escluso per il mancato voto di Cinzia Patrizi, “soffiatogli”, secondo rumors piuttosto attendibili, dalle pressioni del gruppo Ottaviani. Operazione, da sola, bastata a togliere il secondo consigliere a Forza Italia e il primato nell’assise di Palazzo Jacobucci alla coalizione di centrodestra.
Se Frosinone piange per l’ingordigia politica fine a se stessa dell’ex sindaco Ottaviani ride invece Sora e ride di gusto. Dopo aver conquistato, un anno fa, con Luca Di Stefano la guida della Provincia festeggia Alessandro Mosticone, primo degli eletti del listone di centrosinistra. Candidato sul quale si è contato proprio il gruppo di Di Stefano. Che ora si prende la soddisfazione di primeggiare tra le varie anime della lista del Pd rivendicando, giorno dopo giorno, pur nell’ambito dell’accordo originario con i Dem, una sempre maggiore autonomia politica. Che porta la città del Liri a riconquistare una centralità politica ormai dimenticata da decenni.
Operazioni politiche perfette anche quelle di Ceccano dove Massimo Ruspandini, nell’ambito di un “tris” studiato chirurgicamente che ha portato Fratelli d’Italia all’affermazione di venerdi, fa eleggere il sindaco Roberto Caligiore. Come quella di Ferentino dove il sindaco Fiorletta e la maggioranza piazzano Luigi Vittori e come quella di Anagni, sempre in ambito Fratelli d’Italia, con Alessandro Cardinali che rientra nel partito della Meloni e con l’appoggio del gruppo di maggioranza entra in Provincia con un notevole exploit personale e con il primo posto tra gli eletti del suo partito. Operazione riuscita anche quella di Enzo Salera che con i suoi centra per Cassino l’elezione di Gino Ranaldi nel listone di centrosinistra rafforzando la maggioranza in vista del tentativo di riconferma della prossima primavera.
Ferentino poi si ritrova anche con Luca Zaccari che rientra in Consiglio come uomo di riferimento della corrente maggioritaria della Lega. Quella di Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli. Alla quale, a parte i voti di Amata riferibili a Ottaviani, sono ascrivibili tutti gli alti consensi. In particolare quelli ottenuti da Lino Caschera e Marco Fiorini.