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Deposito di scorie nucleari a bassa e media intensità: Latina tra le sedi possibili. Il Comune minimizza il “rischio”

Marco Battistini
Novembre 9, 2023
La centrale nucleare di Latina

“All’Italia serve un deposito per le scorie nucleari”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in occasione degli Stati generali della green economy nella città di Rimini. Il deposito sarà costituito “non dico entro Natale, ma in tempi molto brevi – ha spiegato – Ci sto lavorando tutti i giorni”.

Per quanto riguarda le scorie, al momento in Italia ci sono 98 mila metri cubi a bassa e media intensità, che sono essenzialmente ospedaliere. “Chi dice che non vuole il deposito delle scorie, e pronto a dire a un suo familiare o a un suo amico ’non fare la Pet in ospedale, perché produce scorie? Noi produciamo mediamente 1000 metri cubi al mese (di scorie a media e bassa intensità, ndr). Dobbiamo trovare una soluzione», ha incalzato Pichetto. «Dopo trent’anni non ce l’abbiamo ancora fatta. Questo governo vuole farcela, e farà il deposito delle scorie”, ha promesso il ministro.

L’OPZIONE LATINA

Latina potrebbe essere candidata a ospitare le scorie nucleari a bassa e media intensità. Seppure dal Comune capoluogo non sembrano prendere in considerazione l’ipotesi. La realizzazione di un deposito per le scorie nucleari nel Comune di Latina “è molto difficoltosa”. Lo ha detto davanti alla Commissione Ambiente della Camera, l’assessore Franco Addonizio, ascoltato in rappresentanza della sindaca, Matilde Eleonora Celentano. La commissione ha audito i sindaci interessati nell’ambito dell’esame, in sede referente, della proposta di legge di modifica dell’articolo 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, in materia di procedimento per l’individuazione dell’area destinata al parco tecnologico e del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi a bassa intensita’.

“Noi – ha detto l’assessore – ospitiamo una centrale in dismissione ed una mai partita, a due passi dal Parco nazionale del Circeo, dal mare e da un poligono di tiro, quindi la realizzazione nel nostro territorio di un deposito nazionale è molto difficoltosa. Siamo anche un’ex palude – ha proseguito – quindi abbiamo un sistema complicatissimo di canali che nel tempo sono stati per lo più tombati. Ci troviamo in un territorio delicatissimo e per questo per noi è molto difficile proporci come deposito nazionale per le scorie radioattive”. C’è inoltre attesa per il decreto energia, che metterà in chiaro la linea del governo sul potenziamento energetico.

“Non basta dire che dobbiamo raggiungere l’obiettivo delle rinnovabili. Gli sforzi sono altri”, sottolinea il ministro Pichetto Fratin. Tra questi, il grande eolico offshore, a proposito di cui dice: “A giorni ci sarà un provvedimento, si avvia una procedura per individuare le grandi aree oltre le 12 miglia, dove c’è molta ventosità, in accordo con gli altri Paesi del Mediterraneo per stabilire l’ambito delle cosiddette zone marine”. Sul decreto energia, invece, assicura che sarà sul tavolo del Cdm molto presto. “Stiamo definendo gli ultimi dettagli. Stiamo sciogliendo sia nodi politici che tecnici affinché sia un qualcosa che funzioni”, conclude. 

SOGIN E LATINA

A Latina intanto prosegue l’iter per lo smantellamento dell’ex centrale nucleare. Sogin ha avviato a Latina la procedura di gara per realizzare l’impianto Magnox che consentirà di estrarre e trattare circa 70 tonnellate di residui in lega Magnox radioattivi. A Latina, saranno estratte e trattate circa 70 tonnellate di residui in lega Magnox radioattivi. La gara, per un valore di circa 10 milioni di euro, prevede la realizzazione dell’impianto per il recupero e il trattamento di questi residui. I rifiuti radioattivi saranno inseriti in appositi contenitori e stoccati nel deposito temporaneo del sito in attesa del loro conferimento al Deposito Nazionale.

Una volta estratti tutti i rifiuti i locali interrati dove erano depositati saranno caratterizzati e bonificati. Nella centrale del Garigliano, in particolare, sarà smantellato il “vessel”, cioè “il contenitore d’acciaio di forma cilindrica, e di altri componenti, denominati internals, posizionati al suo interno, nel quale, durante l’esercizio, avveniva la reazione nucleare. La gara prevede che le operazioni “fortemente contaminate, avvengano sotto battente d’acqua, elemento naturale per schermare le radiazioni e quindi consentire ai tecnici di procedere in sicurezza”.

Con “l’attacco al vessel”, che terminerà nel 2027, si entra “nella fase finale del decommissioning della centrale campana”. Il Lazio si conferma la regione con la maggior quantità di rifiuti radioattivi in Italia. Qui è stoccato il 31,5% dei volumi nazionali, pari a poco più di 10 mila metri cubi. Il recente aumento di scorie in regione è causato proprio delle operazioni di smantellamento e bonifica presso la centrale di Borgo Sabotino.

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