Esattamente un anno fa il centrodestra si divideva sulla candidatura alla presidenza della Provincia, con la fuga in avanti della Lega che indicò il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli.
Mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia (tranne Adriano Piacentini) cercarono un’operazione diversa sostenendo Luigi Germani. Tra i due litiganti, come sempre, il terzo gode: Francesco De Angelis riuscì a vincere con Luca Di Stefano. Mastrangeli da pochi mesi indossava la fascia tricolore come leader dell’intera coalizione nel capoluogo, anche se alle politiche si era sbilanciato a favore della Lega, su indicazione di Nicola Ottaviani. Oggi le candidature alle provinciali (stavolta per i consiglieri) rischiano di terremotare ancora l’alleanza di centrodestra a Frosinone. Il “peccato originale” è ritenere che il Comune sia una sorta di “feudo” della Lega. Non è così e Mastrangeli dovrebbe farlo capire una volta per tutte.
Ci sono delle aspettative, per le provinciali ma non soltanto: di Francesca Chiappini (Lista per Frosinone) e di Pasquale Cirillo (Frosinone Capoluogo) innanzitutto. In entrambi i casi però non è una questione che riguarda il sindaco. Ma il partito della Lega. Il primo cittadino la verifica l’ha effettuata (frettolosamente) poche settimane fa. Si è conclusa con due consiglieri ai quali sono state revocate le deleghe: Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli) e Giovanni Bortone (Lega). Sicuramente loro potevano associarsi al documento di fiducia, ma tentativi seri per ricomporre la situazione non ci sono stati. Quanto al presidente del consiglio Massimiliano Tagliaferri, alzi la mano chi pensa che possa mettere in difficoltà la maggioranza. Ricopre una carica istituzionale, ma non per questo deve rinunciare a dire la sua sulle delibere e sugli argomenti amministrativi. In ogni caso è un baluardo del centrodestra.
Ribadiamo quanto scritto qualche giorno fa: una verifica politica Mastrangeli dovrebbe farla con i leader di Fratelli d’Italia (Massimo Ruspandini), Lega (Nicola Ottaviani) e Forza Italia (Claudio Fazzone). Per mettere in chiaro che il capoluogo ha un peso notevole nel panorama perfino regionale. Inoltre, con un Governo di centrodestra e con una Regione Lazio guidata da Francesco Rocca e dall’intera coalizione, chi davvero si assumerebbe la responsabilità di far cadere l’Amministrazione? Raccogliendo le firme per una mozione di sfiducia?
Fra l’altro a Frosinone le opposizioni sono deboli e divise: sicuramente non nelle condizioni di poter dare una spallata. Perciò è una questione tutta interna alla maggioranza di centrodestra, formata da partiti e liste civiche. Un rimpasto di giunta non sarebbe un’eresia se finalizzato a rimettere a posto qualche casella: politica e amministrativa. Le candidature e i risultati delle provinciali non possono essere un pensiero di Mastrangeli. La lezione dello scorso anno deve essere tenuta a mente dai protagonisti.
LA PARTITA A SCACCHI, MOLTO CIVICA, DI VEROLI
Nel Partito Democratico Veroli conta più di Cassino. E’ il Comune dove è stato sindaco Danilo Campanari e adesso Simone Cretaro chiude un mandato lungo dieci anni. Ha fondato la sua Amministrazione sul costante rapporto con una galassia civica imprescindibile. La “successione” non sarà semplice. Ci sono tre nomi sui quali si sta ragionando. Due sono del Partito Democratico: Assunta Parente e Francesca Cerquozzi. Uno di Italia Viva: Germano Caperna, che ha un passato importante nel Pd.
Secondo i ben informati è lui il favorito, sia perché aggregherebbe maggiormente il fronte civico, sia perché in questo modo si eviterebbero possibili scissioni nel Partito Democratico. Anche se l’ipotesi che l’esponente renziano possa raggruppare intorno a lui anche una considerevole parte del centrodestra non è una semplice “boutade” autunnale.
Luca Fantini e Francesco De Angelis non possono permettersi il lusso di perdere altre roccaforti dopo Ceccano ed Alatri. Anche perchè nel suggestivo centro della Scala Santa il centrodestra provinciale, nella tradizionale formazione, non è mai riuscito a competere sul piano amministrativo. Collezionando straordinari risultati su quello politico, diametralmente opposti alle comunali, in occasione di elezioni fissate nello stesso giorno.
La partita di Veroli si giocherà su un piano completamente civico. I partiti dovranno capire dove inserire i loro elementi più rappresentativi su uno scacchiere estremamente complicato dal punto di vista dei rapporti personali, del peso delle varie frazioni cittadine e dei tanti veti incrociati che alla fine sbarreranno la strada a qualcuno di quelli che oggi sogna in grande.