Tanto odio per pochi intimi. Un autentico flop quello organizzato dal fronte palestinese a Latina. In Piazza del Popolo è andata in scena la ‘commedia’ dal titolo “Fermiamo il genocidio del popolo palestinese”. Pubblicizzato anche fin troppo l’intervento di un free lance palestinese, tale Bassam Saleh. Al limite del ridicolo la nota che annunciava l’evento. “Il popolo palestinese subisce da 75 anni un’occupazione e un’oppressione illegale, che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha condannato innumerevoli volte col solo voto contrario degli USA, che agisce come veto -si è sottolineato nel comunicato- questo ha reso da anni impotente la diplomazia internazionale. Oggi la Palestina occupata precipita di nuovo in una situazione tragica con la sommossa dei Palestinesi a cui solo quel quinto del mondo sotto dominio USA guarda con ostilità”.
DISINTERESSE TOTALE
Il capolavoro finale rappresentato dall’appello ai latinensi, affinchè intervenissero per dare sostegno alla causa palestinese. Ma i cittadini dell’ex Littoria hanno mostrato un totale disinteresse nei confronti di una manifestazione faziosa e per molti versi inverosimile. “Si invitano tutti i cittadini ad intervenire per approfondire insieme le origini del conflitto e le drammatiche notizie che stanno arrivando dalla Palestina, per provare ad organizzare una risposta solidale a sostegno della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza anche nella nostra città”. Questo il disperato appello rivolto ad una cittadinanza rinata dalle ceneri di una dittatura. E la manifestazione improvvisamente organizzata dopo i massacri di Hamas nei confronti di Israele è apparsa fin troppo strumentale. Nessuna dissociazione verso la strage compiuta dai terroristi islamici. Il tentativo di mistificare la realtà ha ricevuto dunque una giusta dose di indifferenza popolare.
Piuttosto il timore che serpeggia anche nel capoluogo pontino è legato ai rischi di operazioni terroristiche sul territorio.
SICUREZZA IN ALLERTA
Nei giorni successivi al raid di Hamas contro Israele sono scattati i monitoraggi sulla galassia nella quale si muove l’estremismo islamico anche nel nostro Paese. Accertamenti in particolare su chi è entrato in Italia negli ultimi giorni e su chi si trova attualmente nei centri di accoglienza per migranti, di prima e seconda fascia. Ma anche su chi è da anni residente qui e in particolare chi è inserito nell’elenco dei foreign fighters. Il sistema di sicurezza nazionale, del quale la Difesa civile è una parte fondamentale, gestita sul territorio dalle Prefetture, si basa anche sull’attività di prevenzione da parte dell’Intelligence per verificare le presenze di soggetti sospetti e i loro spostamenti sul territorio italiano. I contatti, i rapporti avuti anche con persone detenute – come è accaduto in passato nel caso di Anis Amri, il terrorista tunisino responsabile della strage di Berlino 2016 e poi ucciso in un conflitto a fuoco con poliziotti italiani pochi giorni dopo alle porte di Milano: era stato detenuto in carcere ed apparteneva a una cellula sgominata dalla Digos romana fra la Capitale e Aprilia, composta da oltre 12 persone. Ecco perché gli investigatori sono al lavoro per individuare elementi che possano aver avviato un percorso di radicalizzazione proprio alla luce di quanto sta accadendo in Palestina. Il sospetto è infatti che l’attacco a Israele possa essere parte di un progetto più ampio che possa prevedere anche azioni sul territorio europeo. E l’area di Latina (Aprilia in particolare) è considerata la più calda nel Lazio, Roma a parte.