Una sorta di Cassa del Mezzogiorno ‘bis’. Questo potrebbe essere di fatto il risultato della lunga trattativa in atto per dare alle province di Latina e Frosinone un futuro meno incerto rispetto a quello attuale. Il governatore Francesco Rocca ha infatti inviato una lettera al ministro Fitto chiedendo di istituire un regime speciale per i due territori, esclusi dalla Zes Unica. “La Regione Lazio propone l’istituzione di un regime speciale esteso alle aree in difficoltà di sviluppo già individuate, confinanti con la ZES Unica avente le stesse agevolazioni previste per le regioni del Mezzogiorno -ha affermato il presidente Rocca– in particolare, viene chiesta particolare attenzione alle imprese che insistono nelle province del Lazio meridionale (Latina e Frosinone, oltre all’area di Cassino)”.
L’ANCORA DI SALVEZZA
La Cassa del Mezzogiorno è considerata l’ancora di salvezza per i territori del Basso Lazio. infatti consentì alle province di attrarre investimenti di aziende multinazionali, soprattutto nel comparto chimico-farmaceutico per quanto riguarda il territorio pontino, dando vita tra gli anni ’60 e gli anni ’80 del secolo scorso a una notevole crescita economica. Crescita che, una volta terminato negli anni ’90 il fattore trainante delle agevolazioni derivanti dalla Cassa, e complici anche diversi altri fattori, ha comportato la delocalizzazione di molte realtà che avevano contribuito a costruire lo sviluppo del sud del Lazio. Ora che, con la Zes, sarebbe possibile creare nuovi investimenti e nuovo sviluppo, ecco che ci si trova di fronte a una esclusione del basso Lazio. Territorio che, a causa delle crisi recenti, derivanti prima dalla pandemia, poi dagli aumenti dei costi energetici e delle materie prime, necessiterebbe di un rilancio veloce, profondo e concreto.
Il Basso Lazio, quindi, con l’introduzione della Zes Unica, non solo non godrebbe dei benefici assicurati dalla zona speciale ma si troverebbe schiacciato a nord da territori con le sue aziende che potranno contare sugli investimenti per Roma Capitale e per lo sviluppo dell’area metropolitana; a sud da territori rientranti nelle Zone Economiche Speciali e dunque beneficiari di una serie di agevolazioni fiscali e amministrative. Questa situazione produrrà condizioni di concorrenza penalizzante che rischiano di mettere in difficoltà le imprese, delle province di Latina e Frosinone, le quali potrebbero decidere o essere costrette a delocalizzare la produzione di qualche chilometro per aver accesso a opportunità e vantaggi economicamente competitivi.
LA MOZIONE TEMPESTIVA
Non c’è dubbio che la mozione in Consiglio presentata da Enrico Tiero e Daniele Maura ha sortito l’effetto di inserire il tema in cima all’agenda politica dell’amministrazione. Uno ‘scossone’ necessario quanto tempestivo. Dopo i due esponenti di Fratelli d’Italia si sono registrate diverse prese di posizione: dal Pd (che ha presentato anch’esso una mozione) alle associazioni di categoria di primo e secondo piano. L’iniziativa di coinvolgere il Governo, nell’ambito della revisione del Piano di ripresa e resilienza che lo stesso sta portando avanti in collaborazione con la Commissione europea, per inserire Latina e Frosinone nella Zes Unica è stata quindi un’iniziativa intelligente. Il presidente Rocca ha dimostrato così grande sensibilità nei confronti di un tema centrale per l’economia di un’area che rappresenta un quinto della popolazione laziale. Non resta a questo punto che attendere la risposta dell’Esecutivo. Non è al momento chiaro quali siano i margini per poter creare una nuova area ‘cuscinetto’ tra Roma ed il sud Italia, nella quale Latina e Frosinone vorrebbero (e dovrebbero) essere ricomprese.