Prorogare la durata della stagione balneare estiva al 15 ottobre con relativa dilatazione dei termini per effettuare la disinstallazione delle strutture dedicate alla balneazione. Questo il senso della mozione presentata da Orlando Angelo Tripodi in Consiglio regionale. L’esponente della Lega chiede inoltre di prorogare la permanenza ed operatività delle strutture destinate alla somministrazione di alimenti e bevande al 15 novembre 2023.
LA RICHIESTA
Secondo Tripodi “se nelle località costiere laziali tutte, peraltro, facilmente raggiungibili da Roma la stagione fosse posticipata ulteriormente visto che il bel tempo si protrae fino ad ottobre inoltrato, gli operatori del turismo potrebbero garantire servizi giornalieri o del week–end a costi più contenuti a fronte di una domanda comunque sostenuta, con la conseguenza che ciò potrebbe compensare una partenza non proprio esaltante della stagione 2023”. La tesi del consigliere regionale leghista è che i Comuni potrebbero trarre vantaggio dalla proroga della stagione, in quanto, qualora aderissero, incoraggerebbero l’aumento della domanda da parte di villeggianti di “pacchetti mare” a prezzi calmierati, con grande beneficio di tutto l’indotto, non ultimo quello alberghiero e alloggiativo, al quale sarebbero garantiti, di fatto, ulteriori 15 giorni di lavoro.
UN INDOTTO IMPORTANTE
Le attività balneari che insistono su ben 360 km di costa laziale rappresentano un settore strategico dal punto di vista turistico, commerciale ed economico con rilevanti ricadute in termini occupazionali per l’intera regione. In particolare per la provincia di Latina si tratta di un settore che finalmente vive un felice momento di ripartenza dopo essere stato pesantemente danneggiato dalla pandemia e che, da circa un anno, non è stato agevolato dagli aumenti dei costi energetici e della vita in generale. Questa incoraggiante ripresa ha necessità di essere rinforzata per vedere finalmente confermati i trend di crescita per la stagione 2023 e per dare ulteriore slancio alla ripresa delle attività del settore della balneazione. E non c’è dubbio che la proroga della stagione balneare determini il posticipo dello smantellamento delle strutture balneari e di quelle dedicate alla somministrazione di alimenti e bevande, venendo incontro alle esigenze degli operatori.
PROBLEMA PUA
Ma oltre al problema della proroga della stagione balneare resta la centralità del tema del piano di utilizzazione degli arenili. Il Pua è lo strumento con il quale le amministrazioni dei Comuni, con subdelega delle Regioni, regolano le attività turistico-ricreative sulle spiagge, che sono “pubblico demanio marittimo”. Il Comune di Latina aveva elaborato preliminarmente il Pua nel 2020 e poi lo aveva riadottato il 28 dicembre 2022 con la nuova delibera aggiuntiva della valutazione ambientale strategica (Vas). Eppure il nuovo piano non convince. Dalle osservazioni al Pua messe in evidenza da Cethegus ed in particolare dal presidente Leonardo Valle sono emerse criticità importanti.
Il Pua proposto non considera nel Tratto A (Capoportiere-Foce Verde), tutte le previsioni del precedente piano approvato; nel Tratto B (Capoportiere-Rio Martino) non c’è traccia degli 11 chioschi sul tratto di strada, costituenti strutture di servizio alla balneazione, a cui sono poi state anche annesse aree in concessione sulla spiaggia. Il Pua del Comune di Latina non intende incentivare i potenziali concessionari a investire in progetti più duraturi nel tempo e comprendenti elementi di miglioramento e manutenzione dello spazio pubblico a favore della collettività. Un piano avallato da chi ha amministrato in precedenza la città e che ora diventa un’eredità pesante da affrontare per la nuova giunta Celentano.