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Asl commissariata, non piace l’idea Savo (Pulvirenti commissario) e Rocca lavora a una soluzione di qualità

Massimo Pizzuti
Agosto 11, 2023
Alessia Savo, presidente Commissione Sanità

Stanno pensando tutti alle elezioni europee del 9 giugno 2024: per le candidature, per i voti e per le preferenze. Sarà il primo test politico vero per il Governo Meloni e per le opposizioni, ma si tratta di un appuntamento che può cambiare anche gli equilibri in Europa. Non sono questi gli aspetti che però interessano maggiormente la politica italiana, interessata alle percentuali dei singoli partiti per via del sistema elettorale proporzionale. Non è neppure vero che in estate non si fanno i sondaggi. L’Istituto Piepoli ne ha realizzato e pubblicato uno il 9  agosto, appena due giorni fa. Fratelli d’Italia è al 30%, la medesima percentuale del 21 luglio scorso. Il Partito Democratico resta sotto la soglia psicologica del 20% e addirittura perde un ulteriore 0,5%. E’ al 19%. Elly Schlein continua ad indietreggiare e tanti big del partito l’aspetteranno al varco proprio alle europee. Il Movimento Cinque Stelle è stabile al 16,5% e si avvicina al Dem. Mentre la Lega di Matteo Salvini perde lo 0,5% e si piazza all’8,5%. Forza Italia stabile al 7%. Identici valori del 21 luglio per Azione (3,5%) e Italia Viva (2,5%).

Non c’è sinceramente molto da dire: nel centrodestra Fratelli d’Italia fa il vuoto nei confronti degli alleati, mentre nel centrosinistra tra Pd e Cinque Stelle la competizione è altissima e serrata. Ci sono poi altre rilevazioni e perfino delle suggestioni. Come leader di Forza Italia tantissimi elettori “azzurri” il 68% vedrebbero bene Pier Silvio Berlusconi (e ci mancherebbe pure). Ma da qui ad ipotizzare una discesa in campo prima delle europee ce ne corre. Mentre invece continuano le polemiche a distanza tra Lega e Forza Italia, con Maurizio Gasparri che ha detto che in Europa il Ppe (del quale fa parte FI) non può stare con Le Pen (vista bene dal Carroccio), ricordando che Matteo Salvini non votò per Antonio Tajani in sede di europarlamento. Lo spirito del proporzionale è già forte. Alle europee ci saranno candidati della provincia di Frosinone che potranno essere eletti? Un pensierino ce lo stava facendo Francesco De Angelis (Pd), che però ha capito che dovrebbe vedersela con Nicola Zingaretti, con Dario Nardella e con tanti altri big nazionali. Non andrà a riempire la lista per partecipare. Ci spera molto Mario Abbruzzese (Lega), che confida in un sostegno effettivo e massiccio da parte del partito in una circoscrizione ampia e non semplice. Avrà bisogno del sostegno dell’endorsement dei big, da Claudio Durigon a salire.

LA ASL ASPETTA IL COMMISSARIO

La settimana scorsa la Asl di Frosinone è stata commissariata in attesa della nomina del… commissario. Mentre Angelo Aliquò è stato nominato direttore generale dello Spallanzani a Roma. C’è però la necessità di dare una guida stabile all’Azienda Sanitaria di Frosinone e il Governatore Francesco Rocca ha la possibilità di farlo. Non brilla in questo caso per lavorare a uno storico cambio di marcio la presidente della Commissione Sanità Alessia Savo (un po’ avulsa dalla manovra in verità) che pare si sia battuta per un’ipotesi, quella che riguardava la nomina a commissario di Sabrina Pulvirenti (probabilmente tramontata) vicina a pezzi di vecchi ambienti ex-democristiani non particolarmente graditi alla nuova governance della regione. Negli ultimi venticinque anni si sono alternati una ventina di manager (tra direttori generali, commissari e facenti funzione). Ci sono tanti aspetti da considerare. Intanto che in queste condizioni è impossibile effettuare una seria programmazione. In secondo luogo se si guardasse ai professionisti locali si potrebbero avere risposte migliori non fosse altro perché conoscono le problematiche del territorio e dei singoli ospedali. Rompere il tabù che chi viene dalla Sicilia o dal Piemonte ha sicuramente più merito e competenze dei nostri professionisti sarebbe un cambio di passo importante rispetto al centrosinistra che ha sempre operato con logiche romanocentriche. In terzo luogo la casella della Asl di Frosinone non può diventare un trampolino di lancio perché significa che le esigenze sanitarie della Ciociaria vengono dopo tutto il resto: dagli equilibri regionali e romani alle legittime ambizioni dei singoli professionisti. C’è anche un’altra situazione da considerare: il personale della Asl.

Dirigenti, primari, medici, infermieri, ausiliari non fanno altro che salutare direttori generali in entrata e in uscita. Diventa complicato pure per loro lavorare in queste condizioni, perché la linea cambia con una media di una volta all’anno. Se davvero si vuole dare un segnale di attenzione verso la sanità ciociara allora la Regione Lazio deve sbrigarsi a nominare perlomeno un commissario. Possibilmente di qualità.
Tornando al discorso riguardante Alessia Savo comincia a pesare sugli equilibri politici, e questo avviene particolarmente a Roma, il suo auto-isolamento da ogni dinamica di squadra come se la sua elezione alla Pisana fosse avvenuta per una sorta di un meglio imprecisato “premio” e non invece con i voti di una larghissima base identitaria che si aspetterebbe soluzioni e battaglie condivise. La forza del territorio dipende esclusivamente dal “fare squadra”. Evidentemente la logica del “meglio farla con gli altri” colpisce ancora.

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