Viene da chiedersi se un Governo legittimato dal voto della stragrande maggioranza degli italiani ha il diritto di fare delle scelte o se deve sottostare al fuoco di fila degli avversari (ci sta), degli alleati (ci sta un po’ di meno), dei giornaloni e dei professoroni. Il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha difeso tutti i provvedimenti assunti. Dicendo che quella sugli extraprofitti delle banche “è una tassazione che non è una tassa su un margine legittimo, ma una tassa su un margine, appunto, ingiusto”. Ha spiegato che “con le risorse recuperate dalla tassazione aiuteremo a finanziare i provvedimenti per sostenere famiglie e imprese di fronte alle difficoltà legate all’alto costo del denaro che non permettono spesso neanche di affrontare serenamente le spese di un mutuo”. Eppure si è scatenato il solito fuoco di fila. Anzi, l’inferno. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti (Lega) non era presente alla conferenza stampa per far emergere il suo malumore. Infatti poi il Mef ha stabilito il limite massimo di tassazione, ridando ossigeno ai titoli bancari che erano crollati in Borsa. Forza Italia ha preso le distanze su diversi punti e tutti gli altri si sono scatenati.
In campagna elettorale Giorgia Meloni aveva detto che non avrebbe mantenuto il reddito di cittadinanza, misura fallita per l’incapacità assoluta di generare lavoro. Sul salario minimo ha costantemente affermato che a suo giudizio rischia di peggiorare la situazione. In democrazia ci sono tutti gli strumenti per dissentire e anche per migliorare i provvedimenti. Per esempio la tassazione sugli extraprofitti delle banche subirà sicuramente dei cambiamenti nel percorso parlamentare di riconversione del decreto legge.
Quello che non si capisce è perché un Governo di centrodestra dovrebbe fare politiche “tecniche” o di centrosinistra. Allora cosa si è votato a fare? C’è molto da registrare anche nel rapporto con gli alleati: da settimane si capisce chiaramente in Parlamento che ci sono delle manovre per tentare di spostare il baricentro della maggioranza e dell’Esecutivo. Ogni argomento determina delle polemiche e delle prese di distanza. Giorgia Meloni ha tenuto perfettamente sotto controllo i conti, non ha indietreggiato di un millimetro sulle alleanze internazionali, sul rapporto privilegiato con gli Usa e sull’ancoraggio dell’Italia alla Nato. Ma non basta mai, soprattutto a quei professoroni che pontificano sulla base di pregiudizi e di narrazioni indotte. C’è parecchio da registrare nella maggioranza di centrodestra.
Alla Regione Lazio la situazione non è tanto diversa. Francesco Rocca ha deciso di utilizzare la modalità del basso profilo. Nel senso che sta portando avanti la complicata fase della riorganizzazione di tutto: dalle Asl alle Ater, agli Enti Parco. Non è affatto semplice, ma tra nomine di presidenti e commissariamenti il cammino prosegue. A settembre verranno definite le “cornici” del nuovo Piano della Sanità e del Piano dei Rifiuti. Quindi si proseguirà con le indicazioni a livello locale. Il Partito Democratico continua a polemizzare su tutto e a protestare in piazza su qualunque argomento, non riuscendo proprio a prendere atto che le situazioni attuali sono determinate dalle scelte di dieci anni di centrosinistra.
Da settembre scatterà la corsa alle europee ma anche alle comunali. A Cassino il centrodestra è in alto mare e in tanti si avventurano su come e quando effettuare le primarie. In realtà lo schema è lo stesso che abbiamo visto in questi mesi quando si è trattato di votare per il presidente della Provincia e poi per quello della Saf: la Lega si mette di traverso non riconoscendo a Fratelli d’Italia la leadership obiettiva della coalizione. Cassino è la seconda città della provincia: un successo del centrodestra avrebbe un significato importante ad ogni livello. Ma per gli alleati una candidatura a sindaco di Fratelli d’Italia sembra una sorta di colpo di Stato.