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Cianfrocca emargina Fratelli d’Italia e adesso cammina sul filo del rasoio. A Frosinone Mastrangeli non corre rischi. Eterno De Angelis: presidente del Pd Lazio

Massimo Pizzuti
Giugno 25, 2023
Maurizio Cianfrocca, sindaco di Alatri

Ad Alatri il centrodestra ha una particolare vocazione a “farsi del male”. Fratelli d’Italia è ufficialmente all’opposizione della giunta guidata dal sindaco Maurizio Cianfrocca. Due consiglieri, Antonello Iannarilli e Gianluca Borrelli, sono sulla linea espressa dal coordinatore cittadino Damiano Iovino. Mentre Mattia Santucci per il momento consentirà a Cianfrocca di andare avanti con una maggioranza che più striminzita non si può. Un solo voto di vantaggio vuol dire che tutti si sentono e sono decisivi, ma anche che ognuno, spostandosi, è nelle condizioni di mettere in minoranza la Giunta. Oppure di determinare le dimissioni di massa. Maurizio Cianfrocca e gli alleati hanno chiuso la porta in faccia a Fratelli d’Italia, partito che indica il presidente del consiglio Giorgia Meloni e il Governatore del Lazio Francesco Rocca. Particolari di un certo rilievo. Quanto sta accadendo ad Alatri dimostra le enormi difficoltà del centrodestra in Ciociaria. 

Tutto questo favorito dall’inconsistenza conclamata degli esponenti della Lega della città dei Ciclopi dove, Roberto Addesse, l’eterno “enfant prodige” della politica cittadina, non si distingue per visione e capacità di mediazione.

Zero confronti, zero prese d’atto che il partito di maggioranza relativa del Paese non può essere ignorato. Alatri è stata per anni una roccaforte rossa: è il paese di Mauro Buschini e Luca Fantini, dirigenti del Partito Democratico. La vittoria doveva rappresentare l’inizio di una nuova fase, ma non è stato così. Il futuro dell’amministrazione di Maurizio Cianfrocca da oggi è appeso a un filo per l’ostinazione di alzare barriere e dire no.

Giorni difficili anche per il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, che però ha diversi vantaggi. I tre/quarti dei consiglieri comunali eletti (sia di maggioranza che di opposizione) sa che difficilmente verrebbe confermato in caso di ritorno alle urne. Quindi il bilancio verrà approvato e nessuno pensa sul serio alle dimissioni di massa. Il centrosinistra dovrebbe trovare un candidato sindaco in grado di unire l’intera coalizione: non c’è. Tra Angelo Pizzutelli, Norberto Venturi, Fabrizio Cristofari, Andrea Turriziani, Alessandra Mandarelli, Carlo Gagliardi e Vincenzo Iacovissi nessuno farebbe un passo indietro a favore di uno degli altri.

A Riccardo Mastrangeli conviene stare fermo, aspettare l’approvazione del bilancio, verificare eventuali voti negativi, prendersi l’intera estate per riflettere e poi decidere come andare avanti in autunno. Con quale maggioranza e con quali assessori. Se alcuni gruppi, partiti e liste civiche dovessero continuare a creare problemi su qualunque argomento, allora meglio prenderne atto e ricalibrare le squadre: degli assessori e dei consiglieri. Mastrangeli ha un’altra freccia nel proprio arco: un possibile rapporto privilegiato con la giunta regionale di Francesco Rocca. In questo modo per il Comune di Frosinone potrebbe aprirsi un’autostrada virtuosa.

Domani Francesco De Angelis verrà acclamato presidente dell’assemblea regionale del Partito Democratico nel Lazio. In questo modo De Angelis entrerà di diritto all’interno di un asse che nel Lazio vede protagonisti Claudio Mancini, Roberto Gualtieri, Daniele Leodori e lui stesso. La candidatura alle primarie ha rappresentato la chiave di volta per un ritorno da protagonista sulla scena politica del partito. In Ciociaria ha sempre mantenuto l’iniziativa politica sulla base dei risultati raggiunti. Oltre che dei voti e soprattutto delle preferenze.

Vittorio Sgarbi ha dato lustro e attenzione mediatica alle elezioni comunali della provincia di Frosinone, essendo poi eletto sindaco di Arpino. Ogni sua iniziativa viene ripresa a livello nazionale: il referendum sul gradimento, l’impegno ad intitolare un luogo pubblico a Silvio Berlusconi. Va benissimo. Però fare il sindaco di un Comune come Arpino richiede una presenza costante, che il sottosegretario alla cultura non può assicurare. Non sarebbe un problema se ci fosse un’attività amministrativa visibile perlomeno in quelli che da sempre vengono definiti i primo cento giorni. Che senso ha avere un sindaco come Vittorio Sgarbi e non provare subito ad effettuare uno scatto formidabile? Di questi tempi la politica nazionale e locale vive di “flussi” che cambiano rapidamente. Dall’impennata alla caduta è un attimo. Le suggestioni della campagna elettorale sono finite. Siamo nella fase dell’amministrazione.

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