Dopo due consecutive eliminazioni in semifinale, l’Italia Under 20 ha conquistato la finalissima dei campionati del mondo di categoria.
È un risultato storico, mai raggiunto in passato, ed è arrivato al termine di una sfida appassionante contro gli “Speedy Gonzales” della Corea del Sud.
A realizzare le reti che sono valse l’ultimo atto Casadei e Pafundi, due tra i giocatori più attesi, arrivati a questa semifinale attraverso un percorso molto differente.
Il centrocampista offensivo del Chelsea è stato costantemente il punto di forza della squadra, andando a segno con una continuità impressionante sin dal primo match.
Il fantasista dell’Udinese ha fatto più fatica a far brillare le proprie virtù, e nel match contro gli asiatici è partito dalla panchina, come aveva fatto anche contro la Colombia. Stavolta però il suo ingresso in campo è stato trionfale, visto che un suo sinistro telecomandato, su calcio da fermo, ha mandato il pallone all’incrocio dei pali, quando l’ipotesi dei supplementari era molto più che una semplice possibilità.
È stata una gara difficile, e non è certo un caso che nella storia della competizione il nostro team non avesse mai superato una squadra asiatica.
Con la Corea del Sud c’era un precedente molto datato ma tutt’altro che felice, un 4/1 per gli asiatici ai tempi in cui tra i nostri Under 20 c’erano Giuseppe Galderisi e Pasquale Bruno.
LA PERLA DI CASADEI, L’INGENUITÀ DI ZANOTTI
L’Italia ha iniziato al galoppo, prendendo d’assalto la metà campo coreana e mettendo in serio imbarazzo la retroguardia avversaria. Così, quando Casadei ha disegnato dal limite e di prima intenzione una traiettoria imprendibile per l’estremo difensore coreano, un po’ tutti hanno immaginato che fosse il primo di una lunga serie di gol.
Invece i coreani, sia pure continuando a soffrire per qualche uscita non proprio impeccabile dell’avventuroso portiere Kim, hanno provato a replicare, con verticalizzazioni improvvise che potessero esaltare la velocità delle punte.
Su un’azione che in realtà non appariva eccessivamente pericolosa, Zanotti ha rifilato un pestone in piena area a Bae, e la sala Var ha mostrato il misfatto al direttore di gara. Impeccabile la trasformazione del capitano Lee.
L’Italia ci ha messo qualche minuto a riprendere il comando delle operazioni ed è andata anche vicina al gol con Giovane, ma anche gli asiatici hanno saputo costruire una palla gol eccellente. Buon per noi che Kim Yong-Hak abbia calciato come peggio non avrebbe potuto.
UNA RIPRESA DIFFICILE PER GLI AZZURRI
Nel secondo tempo il tema tattico non è mutato: Italia costantemente in avanti, a cercare di scardinare le due strette linee difensive della Corea, e asiatici molto pericolosi nella ripartenze.
Sembrava aver fatto centro Prati con un colpo di testa, ma la tecnologia ha respinto la pretesa del centrocampista azzurro, perché la parata quantomeno originale di Kim aveva tenuto uno spicchio di pallone entro la fatidica linea di porta.
Dopo uno spavento per un tentativo di Lee neutralizzato da Deplanches, tre cambi per Nunziata, a ridisegnare la squadra per l’assalto finale. E su una punizione guadagnata con caparbietà da Ambrosino, il capolavoro balistico di Pafundi.
In finale troveremo l’Uruguay, che ha sconfitto per 1/0 l’Israele.
Un successo sarebbe davvero importante per il calcio italiano, ma intanto un messaggio è arrivato forte e chiaro: fiducia a questi giovani, che ci daranno grandi soddisfazioni.