Gli occhi fissi sulla villetta in zona Fraschette da ore “assediata” da decine di carabinieri, nella quale abitano i due fratelli che, due giorni dopo l’omicidio di Thomas Bricca, a fine gennaio scorso, si sono presentati nella caserma di via Sanità affermando: “Sappiamo che ci state cercando. Siamo venuti per chiarire che noi non c’entriamo nulla”.
“Stavolta – esclama Paolo Bricca, il papà del 19enne ammazzato – non hanno scampo. Li aspetto qui fuori quando li portano via, mi voglio mettere davanti alla pattuglia dei carabinieri, fermarla e guardarli negli occhi. Sono ore che stanno perquisendo tutto, ci sono decine di militari, cani, elicotteri, non si sarebbero mossi in questo modo se non avessero niente in mano”.
Accanto a lui, gli amici di sempre e quelli più intimi del figlio. Anche loro attendono con ansia novità dalla villetta. Vedono i carabinieri e i cani delle unità cinofile di Roma muoversi freneticamente. La casa è perquisita con scrupolo, come anche le pertinenze e almeno un paio di altre abitazioni, sempre alle Fraschette ma anche in altre zone di Alatri.
Paolo Bricca si muove nervosamente davanti al piazzale d’ingresso, scruta attentamente ogni movimento dei militari, scatta foto, registra video: “Quando escono voglio filmare tutto e mandare il materiale alle reti nazionali e pubblicarlo sui social, così che tutti vedano. Mio figlio Thomas deve avere giustizia, lo chiede lui, lo chiediamo noi, lo pretende un’intera città”.
E sono decine le persone giunte in quelle stradine della campagna alatrense richiamate dalle sirene delle macchine dei carabinieri, assetate di giustizia, di verità. Tutti sono lì per Thomas e per la sua famiglia.
L’imponenza del blitz accende la speranza
Sono le 14 di ieri, lunedì 20 febbraio: il blitz dei carabinieri, giunti in forze anche da Roma e dal Comando provinciale di Frosinone, è scattato intorno alle 12. I cani annusano ogni angolo, interno ed esterno, della villetta a due piani. Guidati dall’istruttrice del reparto speciale Unità Cinofile Carabinieri di Roma, cercano in ogni anfratto. Nei terreni circostanti, nei magazzini, nelle rimesse, dentro vecchi contenitori, sottoterra. Decine di carabinieri setacciano a loro volta quell’abitazione, ed altre limitrofe o in zone diverse della città, mentre in cielo volteggia un elicottero. Un blitz imponente scattato, come detto, intorno alle 12 di ieri e finalizzato a trovare tracce utili a dare un volto e un nome a chi, nella tarda serata del 28 gennaio scorso, nella zona del Girone, ha ucciso il 19enne Thomas Bricca.
Per quasi 5 ore – fino alle 17 circa – i carabinieri hanno cercato l’arma del delitto, la pistola a tamburo dalla quale è partito il proiettile che ha colpito in testa e ucciso il giovane Thomas. Ma sono stati cercati anche il casco scuro che l’omicida portava quella maledetta sera, lo scooter T-Max sul quale in due sono giunti nel parcheggio sottostante il Girone e gli indumenti che indossavano e che sono stati immortalati da una telecamera della zona.
Thomas quella sera portava un giubbino bianco, come anche il suo amico Omar, probabilmente il vero bersaglio del raid, ora trasferitosi in una località segreta del nord Italia e sotto protezione. Thomas colpito per errore, forse proprio a causa dello stesso abbigliamento, Thomas che voleva solo trascorrere una serata spensierata con i compagni di sempre. Thomas ucciso, è la pista seguita dagli inquirenti, perché finito involontariamente nel pieno di una guerra tra bande per il controllo del mercato della droga ad Alatri e che nei giorni precedenti aveva fatto registrare anche almeno due risse con una persona, a quanto pare, fatta volare nel vuoto da una scalinata di un altro locale limitrofo al Girone.
Thomas Bricca – Niente di nuovo, ma papà Paolo non demorde
Mancano pochi minuti alle 17 di ieri quando sul blitz cala il sipario. I carabinieri vanno via e fanno ritorno nella caserma di via Sanità. Sul volto di Paolo Bricca e degli amici di Thomas cala un evidente velo di delusione. Erano tutti sicuri che l’operazione avrebbe portato almeno al fermo di qualcuno. Invece, stando a quanto si è potuto vedere ed apprendere, il magistrato non ha emesso alcun provvedimento a carico di nessuno. Almeno fino a ieri sera.
“Noi comunque non abbassiamo la guardia – afferma Paolo Bricca – oggi è andata così, e siamo un po’ amareggiati, ma siamo sicuri che ormai manca poco perché chi ha ucciso il mio Thomas venga individuato e con lui tutti coloro che a vario titolo possono aver avuto un ruolo e una responsabilità nella sua morte”.
L’uomo, il viso chino e la faccia scura, si allontana e va via. Mentre i giornalisti seguono i carabinieri fino in caserma, lui preferisce con tutta probabilità tornare a casa. Informa telefonicamente diverse persone e poi va via sulla sua auto. “La giustizia per Thomas è solo rimandata. Ma arriverà, eccome se arriverà. E sono certo che sia ormai questione di ore. Gli assassini hanno il fiato sul collo e lo sanno bene…”.
Ed è di poco fa un appello dello zio di Thomas, Lorenzo Sabellico: “Agli assassini dico una cosa sola: costituitevi. Ormai avete le ore contate, il blitz e quanto successo ieri lo dimostrano chiaramente, e ammettere quello che avete fatto è l’unico modo per salvare, almeno un minimo, la vostra coscienza”.
Intanto, al fine di tenere alta l’attenzione sul caso, proprio lo zio Lorenzo sta organizzando una fiaccolata: “Chi ha ucciso mio nipote deve sapere che nessuno molla, anzi, e che tutta la città chiede giustizia. Inoltre, il nostro intento è anche quello di sensibilizzare le coscienze affinché non accada più nulla di simile, perché la pace e il dialogo prevalgano sulla violenza”.
Nella foto di copertina Paolo Bricca, mentre osserva i fiori deposti sul luogo in cui è stato ammazzato il figlio Thomas.