L’aveva detto alla vigilia che il suo Frosinone non si sarebbe contentato del pari. Fabio Grosso è stato di parola e al Granillo i giallazzurri hanno dato spettacolo: mezz’ora di studio e di spazi soffocati, poi un crescendo rossiniano.
A spezzare l’equilibrio l’astuto Mulattieri, abile a sfruttare il primo errore del pacchetto arretrato reggino. Glaciale l’attaccante ligure, che dopo essersi involato ha dato scacco matto in due mosse all’estremo difensore granata, dribblato di giustezza e poi costretto a vedere il pallone insaccarsi alle sue spalle. Colombi ci ha ricordato il portiere “caduto alla difesa ultima vana”, ma lungi dal “celar la faccia a non veder l’amara luce”, come quello della poesia di Umberto Saba, si è limitato a strigliare i compagni, invitandoli a reagire. Invito disatteso, perché i calabresi hanno accusato vistosamente l’improvviso colpo. Il gol di Mulattieri è stato un gancio in pieno volto, ha cambiato la storia, gli umori, la convinzione.
E così una perfetta ripartenza ha portato il Frosinone vicinissimo al raddoppio. Peccato che Garritano non sia riuscito a smentire, su passaggio invitante di Insigne, la sua fama di giocatore molto bravo e poco freddo. Conclusione centrale e per Colombi stavolta la “difesa” è stata tutt’altro che vana.
FROSINONE: UNA RIPRESA TUTTA DI MARCA GIALLAZZURRA
Inzaghi avrà senza dubbio provato a caricare i suoi nel quarto d’ora di riflessione che ha fatto da preludio alla ripresa, ma la reazione dei reggini si è manifestata in forma larvale, timida.
Canotto e compagni hanno infatti costantemente occupato la metà campo canarina nei primi minuti della ripresa, ma quando il Frosinone ha replicato lo ha fatto in modo letale, col solito Insigne, che da qualche settimana sembra davvero toccato dalla grazia calcistica. Il suo tiro, improvviso e fulminante, ha spedito la sfera nell’angolo alto della porta reggina e ha raddoppiato vantaggio e certezze dei ciociari. Se c’è un confronto impari nelle contese calcistiche, è quello tra una squadra in fiducia e un’altra d’improvviso in disarmo.
Tutto è magico quando senti che il vento del calcio spira dalla tua parte e tutto si fa terribilmente complicato quando il sentiero è impervio. E allora Sziminsky, professione difensore, con licenza di offendere in occasione dei calci da fermo, ha ritenuto di poter scrivere la parola fine sull’esito del confronto. È spuntata la sua testa, tra le tante che ambivano ad impattare la sfera, e il Frosinone ha chiuso i conti con gran senso dell’anticipo.
Da quel momento in poi solo ordinaria amministrazione, con il gol della bandiera dei reggini cancellato dal Var, per un netto fallo di Liotti, autore del punto.
UN VANTAGGIO IMPORTANTE, MA MANCANO 22 GARE
La prova di forza del Frosinone al Granillo è stata davvero significativa. Concedere poco o nulla in termini di occasioni alla squadra seconda in classifica e detentrice del miglior attacco del torneo non è impresa di poco conto.
Senza nasconderci dietro perifrasi o frasi ispirate alla diplomazia, in questo momento il Frosinone è di gran lunga la squadra migliore del campionato cadetto. Dovrà restarlo ancora a lungo per non temere i ritorni di formazioni che ad agosto un po’ tutti indicavano quali più accreditate protagoniste. Anche senza Kone e Lucioni, con un Caso non al 100% e qualche giocatore in fase di lieve appannamento (leggi Moro, oggi non impiegato), il Frosinone detta legge, e lo fa in modo disinvolto, con apparente facilità.
Grosso a fine gara ha sottolineato che “l’entusiasmo non va in campo da solo” e che bisognerà raddoppiare le energie per restare lì, in vetta, dove i canarini non erano attesi. E allora, riflettori sul Pisa, e un passo per volta.