Diciamocelo sinceramente e senza pudori. Siamo un po’ tristi, perché ci portano via il campionato per un mese e mezzo abbondante. Ce lo porta via non già una pandemia, vivaddio, e nemmeno un alieno dispettoso. Il colpevole avrà una cerimonia inaugurale e qualcuno che alzerà la Coppa. Eh già, la Coppa del mondo. Sempre quell’alieno, assolto dall’orribile sospetto, si chiederà cosa ci faccia la Coppa del Mondo nel mese delle foglie secche e ingiallite. Gli risponderanno che sovrano fu il business. Sua maestà il denaro ha bronci e tormenti che noi umani possiamo ascoltare e non comprendere. Il mondiale in Qatar è come un tuffo in uno stagno, è un singhiozzo di voluttà dalle scaturigini estreme, è la teoresi ardita di un film cecoslovacco. Il mondiale in Qatar sta al calcio come i famosi cavoli a merenda, ma taluni affermano il contrario e poiché essi hanno potere decisionale eccovi in diretta Tv il più anomalo dei mondiali, strappato al suo alveo temporale. Non ci sarà l’Italia, come tutti sappiamo dopo aver ingerito la… Macedonia indigesta. E allora il “furto del campionato” diventa di una gravità assoluta e inaccettabile. Come ci lascia la serie A, in attesa che il sipario torni a spalancarsi il 4 gennaio del 2023? Ci lascia con un Napoli mai così bello, mai così vincente. All’apogeo della gloria, dopo i fuochi d’artificio griffati Osimhen, Zielinski ed Elmas, gli azzurri di Spalletti hanno avuto l’ardire di specchiarsi nel cielo di Napoli, che è bello come pochi. Solo che i friulani, poco inclini al romanticismo e all’estetica, ne hanno approfittato per riaprire il match con un uno-due perentorio che ha tenuto in ansia i 51mila cuori del San Paolo fino al triplice fischio di Ayroldi. Vittoria col fiatone anche per il Milan, che pure al pronti via era già avanti contro la Fiorentina, grazie al solito Leao. Nei minuti successivi è stata la viola a far gioco e a pervenire al meritato pareggio con Barak, abile a cogliere l’attimo di terrore di tutto il pacchetto arretrato rossonero. La squadra di Italiano non si è però contentata ed è andata insistentemente a caccia del gol vittoria. Ikonè si era forse procurato un rigore, ma arbitro e Var non l’hanno concesso. E un beffardo autogol di Milenkovic, dopo un’avventurosa uscita di Terracciano, ha scritto la gioia degli uni e la disperazione degli altri. Intanto è tornata, pare proprio certo. È tornata la Juve che lotta, va a contrasto, rincorre l’avversario dopo un errore di misura e finalmente arremba nella metà campo avversaria, con quel furore che è solo della Juve, da quando il calcio emise i primi vagiti in Italia. Risultato? Un 3/0 alla Lazio, ex seconda della classe, sesta vittoria di fila e sesto match senza prendere gol. E anche se il Napoli è un puntino all’orizzonte, la Juve con Federico Gatti titolare e un altro Federico che quaranta metri più avanti grida a suon di corse “Son tornato” può sperare, all’insegna del non si sa mai. È tornata anche l’Inter, che a Bergamo ha vinto il braccio di ferro con la Dea grazie a uno stagionato ma non ancor sazio pistolero dell’area di rigore. Edwin Dzeko, professione centravanti, sa come buttarla dentro. Sono virtù non certo teologali, ma benemerite per ogni calciodimensionato. Dzeko, la sentenza, conferma che l’Inter non pareggia: 10 vittorie e 5 sconfitte, solo che non è basket, e anzi è un campionato dove la X non è infrequente. Chissà, forse nel 2023 arriverà anche per l’Inter qualche divisione della posta. Ha pareggiato invece la Roma. Per 70’ involuta, lenta e fischiata dal suo pur paziente e appassionato pubblico, ha cambiato aspetto all’ingresso del numero 21. Paolino Dybala, trentaquattro giorni dopo l’infortunio è tornato ed ha acceso la luce. Torino di colpo rintanato nella sua area e lui a pitturare gioco, a prender per mano i compagni, fino al rigore procurato e calciato poi sul palo da Belotti, che in carriera ne ha sbagliati in doppia cifra. E allora eccolo riprovarci con tiro a giro che sembra a tutti una pennellata divina ma non impietosisce la traversa. Ci pensa Matic, sulla respinta del legno, ad alleviare le sofferenze dei cuori giallorossi. Vince il Monza di Palladino, eroe per caso della Brianza, vincono fuori il Lecce del baby Colombo, goleador e assist man, e lo Spezia di Nzola, doppiettista di giornata. Vincono in casa il sontuoso Bologna di Thiago Motta e il pratico Empoli di Zanetti. Vicario conferma di essere la più valida alternativa a Donnarumma e in casa felsinea si accende l’estro robusto e infuocato di Arnautovic. Su queste ed altre storie è calato il sipario. Arrivederci al 2023!