Anche la prova battaglia è stata superata a pieni voti e soprattutto… a pieni punti. Il Frosinone, rimaneggiato da assenze significative, si è trovato suo malgrado a giocare una partita spezzettata, fatta più di malizie e ostruzioni che non di geometrie e tecnica. I marchigiani di Bucchi, consapevoli di dover pagare un gap sul piano della tecnica e della linearità del gioco, hanno trasformato da subito il match in un braccio di ferro, con contrasti al limite e anche oltre il regolamento. Quel che Caligara e compagni non si attendevano era probabilmente… l’analoga moneta, che il Frosinone ha gettato sul piatto della gara. Meno attento del solito a verticalizzazioni e alla giusta distanza tra i reparti, il team giallazzurro ha pensato anzitutto a… restituirle, chiarendo che anche il clima da battaglia può essere assorbito senza traumi, se la necessità lo impone. E allora? Allora gara condita da fischi frequenti del malcapitato Marinelli, che ha fatto il possibile per evitare che la gara degenerasse. Per tutti ha pagato a inizio ripresa Collocolo, ingenuo nel ritenere che contumelie e reazioni oltre le righe potessero essere sdoganate persino se rivolte al direttore di gara. Di diverso avviso è stato Marinelli, che ha indirizzato negli spogliatoi l’ira funesta del centrocampista bianconero. E allora con il conforto della superiorità numerica la capolista si è presa il centrocampo, tra uno scontro e l’altro, in un clima sempre più rovente. Se nel primo tempo si erano visti solo un paio di tiri degni di tal nome, la seconda frazione non è stata molto più generosa. L’autorevole e sostanziale eccezione ha avuto in calce la firma di Roberto Insigne, fratello d’arte, che ha spedito nell’angolino basso un pallone invitante offertogli da Mulattieri, stavolta partito dal fischio iniziale in coppia con Moro. Trovatosi in svantaggio, il “picchio” ha continuato a picchiare molto e a giocare poco, con i giallazzurri che si sono adeguati. La contesa al Del Duca è così proseguita all’insegna dei ripetuti fischi di Marinelli, che sembrava un istitutore in un collegio di discoli. Buon per il Frosinone che tra una protesta e l’altra, l’Ascoli si sia visto respingere dall’incrocio dei pali un’avventurosa deviazione acrobatica di Simic negli affollati 16 metri giallazzurri, proprio al morire del match. Con un po’ di lucidità, il Frosinone avrebbe potuto orchestrare il colpo del ko, ma era destino che incertezza e tensioni si protraessero fino al minuto 97. Persino dopo il triplice fischio i tarantolati bianconeri hanno provato a proporre dei fuori programma ispirati ad altri sport, ma i frusinati, raccolto l’applauso dei tanti tifosi al seguito, si sono tenuti al riparo da ulteriori confronti. I tre punti sono arrivati anche stavolta, con qualche rudezza e poche magie, ma il messaggio l campionato è stato perentorio: “il Frosinone paura non ne ha”. Trenta punti, frutto di dieci vittorie, sei delle quali di fila, e solo 7 gol al passivo. I numeri non sono tutto ma sono abbastanza. Dalla corrida di Ascoli risuona il “vamos” di Lucioni e compagni. Ora una settimana senza gare, in attesa del Cagliari, il 27 novembre.