A Frosinone il progetto della pista ciclabile, dal Campo Sportivo al quartiere Scalo, semplicemente non funziona. In pochissimi la utilizzano, in tanti ne fanno un uso improprio. Quello che è successo si vede quotidianamente: carreggiata ridotta, senza che nel frattempo siano stati eliminati i posti auto sull’altro lato. Gli autobus faticano a transitare, se poi si incrociano, allora il traffico si rallenta in maniera ancora più vistosa. I residenti dei quartieri interessati sono stanchi e rassegnati. Molte attività commerciali proprio non riescono a capire perché si continui ad insistere quando è ormai evidente che la pista ciclabile è stata un fallimento. Pensata male e realizzata peggio, di fatto è stata il biglietto da visita dell’Amministrazione Mastrangeli, anche se a progettarla era stata la giunta precedente di Ottaviani. Fra l’altro la “pista” ha ridotto drasticamente i già pochi posti dedicati al parcheggio in una città che attende un serio piano del traffico da tempo immemorabile. L’unica cosa da fare sarebbe quella di annullare il progetto, ammettendo di aver sbagliato. Magari chiedendo perfino scusa. Nei quartieri attraversati dalla pista ciclabile la popolarità del sindaco Mastrangeli è in picchiata da mesi.
LA STAZIONE DELLA TAV
Lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo. L’unica vera opera che potrebbe rilanciare sia il capoluogo che buona parte dell’intera provincia sarebbe la realizzazione di una Stazione della Tav, pensata peraltro in un’area tra Ferentino e Supino. Non è stata inserita nel Piano delle Ferrovie e nessuno ha più sollevato l’argomento. Le due fermate del Treno ad Alta Velocità, a Frosinone e Cassino, sono un semplice “brodino” e servono a poco. Intanto perché gli orari a disposizione sono pochi, insufficienti e scomodi. In secondo luogo il treno ad Alta Velocità lungo il tratto provinciale devia sui binari normali e quindi perde la sua principale caratteristica. Soltanto una vera Stazione a servizio di passeggeri e merci farebbe effettuare il salto di qualità alla Ciociaria. Anche perché verrebbe realizzata a ridosso del casello autostradale (Ferentino) e ad un passo dalla superstrada (Ferentino-Sora). Adesso però c’è una novità politica non di secondo piano. Il ministro delle infrastrutture è Matteo Salvini, leader della Lega. L’ex sindaco Nicola Ottaviani, deputato e segretario provinciale del Carroccio, è nelle condizioni quindi di intervenire per cercare di far ottenere al territorio la Stazione Tav. Andrebbe pure sollecitato in tal senso: dal suo successore, Riccardo Mastrangeli e dalla giunta innanzitutto. Ma pure dall’opposizione, che a questo punto ha la possibilità di andare in pressing sia sull’Amministrazione che su Ottaviani. Un’opposizione che quattro mesi fa ha subìto la terza sconfitta consecutiva nel capoluogo e ha la necessità di alzare il livello del confronto. Nel maggio 2020, quando si aspettava il taglio del nastro delle due fermate Tav, il progetto del momento sembrava essere quello del Consorzio Frosinone Alta Velocità. A spegnere gli entusiasmi pensò l’allora consigliere comunale Stefano Pizzutelli (Frosinone in Comune), che praticamente disse che si trattava di un semplice indirizzo per la collaborazione tra enti. Torniamo al punto principale: senza una vera Stazione Tav il salto di qualità non ci sarà mai. Nelle file dell’opposizione bisogna riconoscere che il capogruppo del Pd Angelo Pizzutelli è stato l’unico a vederci lungo. Insistendo proprio sulla differenza tra semplice fermata e Stazione. Così come da anni Angelo Pizzutelli è l’unico che fa notare come la delega all’urbanistica non venga assegnata: sia Nicola Ottaviani che Riccardo Mastrangeli l’hanno mantenuta. Ma una città capoluogo ha bisogno di un assessore ad hoc che programmi la pianificazione urbanistica. Un altro punto che fa riflettere.
Angelo Pizzutelli è il più indicato a guidare le opposizioni in Consiglio: da decenni è tra i consiglieri più votati e meriterebbe la candidatura a sindaco. Ha chiesto chiaramente al Pd di esporsi, ma non sono arrivati segnali. Evidentemente il Partito Democratico soffre di “tafazzismo cronico”. Le opposizioni però hanno bisogno di un coordinamento e di alzare l’asticella del confronto.
OLTRE LE REGIONALI
Ormai è evidente che non c’è l’intenzione di candidare un esponente di Frosinone che possa diventare consigliere regionale. Alla proposta di Massimiliano Tagliaferri, presidente del consiglio comunale ed esponente della Lista Ottaviani, non sono arrivate risposte convincenti né da Riccardo Mastrangeli né da Nicola Ottaviani. Evidentemente, soprattutto nella Lega, il candidato di punta è Pasquale Ciacciarelli e quindi dal capoluogo possono arrivare voti a sostegno, non a scavalco. Però questa vicenda ha fatto capire come lo “zoccolo duro” del centrodestra a Frosinone non sia più tale. Massimiliano Tagliaferri è stato l’artefice della ricomposizione dell’unità della maggioranza, sfaldata dopo lo scontro tra Nicola Ottaviani e Fratelli d’Italia per il defenestramento dell’assessore Fabio Tagliaferri. Se ci fosse stata la volontà politica si potevano trovare le formule giuste e indicare un candidato alle regionali che potesse davvero vincere. Non limitandosi a prendere i voti solo a Frosinone. Dopo le regionali Massimiliano Tagliaferri effettuerà le sue valutazioni e altrettanto faranno Alessandro Petricca, Antonio Scaccia, Adriano Piacentini. La “guardia pretoriana” che per dieci anni ha sostenuto “come un sol uomo” Nicola Ottaviani sta dando segnali di sgretolamento. Il paradosso è che questo potrebbe diventare il problema principale per Riccardo Mastrangeli.