Un set… di vacanza può starci, anche se parliamo dei quarti di finale del campionato del mondo. L’orgoglio della Cina, le difficoltà contingenti, la tensione accumulata nel corso di una competizione d’innaturale lunghezza: tanti elementi convergenti per produrre il monstrum, ovvero un set in cui la Cina sembrava l’Italia e l’Italia sembrava una banda di spaurite scolarette. Prima e dopo, tanta Italia. Una squadra reattiva, sfacciata, convinta di essere un gradino più su di ogni altra. Bella da vedersi, incisiva e capace di far apparire facile ciò che facile lo è per nulla. Il segreto della Mazzanti band è suonare una musica celestiale, le cui note somigliano a un inno alla libertà. E allora diventa possibile murare le fortissime Wang e Gong, diventa normale leggere le bordate da seconda linea dell’opposto più forte del torneo, naturalmente dopo Paola Egonu, che è fuori classifica, perché quando è ispirata di fatto pratica un altro sport, solo a lei accessibile. Il quarto di finale contro le asiatiche nascondeva insidie che in fondo il campo ha confermato, a prescindere dal lieto fine. L’Italia, per ribadire il verdetto del girone, ha dovuto giocare a un ritmo forsennato. Dopo aver vinto con ampio margine il primo set, grazie a una prova corale perfetta, ha iniziato a spron battuto anche il secondo, ma appena ha abbassato un po’ la tensione, servendo in modo scolastico e difendendo con meno ferocia, si è ritrovata le cinesi addosso: 5 punti mangiati in un amen per la ritrovata parità a 14. E allora? E allora non si scherza più. Di nuovo gli occhi della tigre, e tigre contro dragone è un bel vedere sull’arroventato parquet di Apeldoorn. L’Italia arriva in fondo, raddoppia il vantaggio e s’illude di aver tacitato per sempre le velleità delle cinesi. Non è così, perché a dispetto del 5/0 che scaturisce dai due confronti ravvicinati, Li Yingying e compagne tirano fuori le unghie. Primi tempi a velocità supersonica e difese al di là della realtà, per stravolgere gli equilibri. Le nostre, stordite quanto basta, non trovano la corda di salvataggio nemmeno nelle braccia lunghe e fatate di Paoletta. Ci tocca giocare il quarto, dopo un parziale imbarazzante. Mazzanti è perentorio: resettare e ripartire come se il terzo non fosse esistito è la ricetta. Orro dirige, la band è pronta a suonare la musica che stordisce. E la Cina capisce presto che la favola sta per finire. Il muro torna a ruggire, l’Italia attacca già dal servizio, e ogni palla sporcata diventa contrattacco vincente. Non c’è storia, si va dritte in semi e anche stavolta, come in Nations League, ci arriviamo dopo un 3/1 alla Cina. Brave tutte, davvero, ma una citazione, oltre alla solita Egonu, la meritano Sylla, tornata ad attaccare con enorme incisività e varietà di colpi, e Lubian, promossa titolare dai malanni di Chirichella e formidabile in battuta. In semifinale ci sarà il Brasile, che a un passo dal baratro ha trovato la forza di ribellarsi alla seconda sconfitta contro il Giappone. Le ragazze del Sol Levante hanno vinto con doppio 25/18 i primi due parziali, ma le verde oro hanno tirato fuori dal cilindro una rimonta sensazionale, chiudendo 27/25 il quarto e 15/13 il quinto set. Sarà ancora Italia-Brasile, stavolta senza appello. Urge una rivincita che valga la caccia all’oro. Oggi la prima semifinale tra Stati Uniti e Serbia . Le pantere stelle e strisce non hanno faticato oltre il lecito con la Turchia, mentre le serbe sono state a un passo dall’eliminazione contro la Polonia, che conduceva 13/11 nel decisivo quinto set. Ma la Serbia, come il Brasile, ha il vizio di non arrendersi. Le quattro squadre più forti del mondo in semifinale, dopo un mondiale lungo, atipico, estenuante. Il gioco si fa duro, ma il cielo è sempre più azzurro.