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L’inchiesta smontata contro il modello Terracina e la sconfitta del giustizialismo di sinistra

Marco Battistini
Free Beach per una certa sinistra spalleggiata dai ‘giornaloni’ della grande industria doveva rappresentare un’arma letale da sfoderare in campagna elettorale contro i probabili vincitori di domenica. Ed invece si sta lentamente rivelando un boomerang di proporzioni vistose.
Settembre 22, 2022
Roberta Tintari

Una vicenda destinata ad incidere sul voto di domenica. L’inchiesta Free Beach sulle concessioni balneari a Terracina si è rivelata un’autentica bolla di sapone. L’indagine è scaturita da una serie di controlli effettuati dalla Guardia Costiera che hanno prevalentemente riguardato alcune aree oggetto di concessione demaniale e, successivamente, l’Arena del Molo di Terracina. Dalle verifiche gli inquirenti di Latina avevano ravvisato reati di carattere penale in riferimento alla gestione dei servizi relativi alla balneazione, ad illegittime sanatorie riguardanti opere e manufatti insistenti sul pubblico demanio marittimo, a lavori ed opere pubbliche eseguite e commissionate dal Comune di Terracina nonché alla illegittima acquisizione e gestione di fondi economici strutturali.

IL CASTELLO DI ACCUSE CROLLATO

Ma le motivazioni date dai giudici del Riesame in merito alla scarcerazione di Roberta Tintari, ex sindaco di Terracina, rappresentano una dura lezione ai magistrati di Latina. La Tintari non doveva essere arrestata. L’intero impianto accusatorio è stato fortemente ridimensionato. Sono venute meno le motivazioni per la conferma dei domiciliari. Per l’esattezza sono caduti i capi d’imputazione relativi al contributo per il servizio di salvamento sulle spiagge, che secondo l’accusa, doveva servire ad ottenere consensi alle elezioni. Caduto anche il capo d’imputazione riguardante la vicenda dell’autorizzazione per l’Ice Park, cioè la pista di pattinaggio realizzata a piazza Mazzini. Come pure sono state depennate le accuse sulle concessioni degli stabilimenti balneari ‘Sicilia Beach’ e ‘Whitebeach’. Eloquente la conclusione dei magistrati romani: “Gli elementi indiziari non appaiono di serietà tale da consentire l’applicazione di misure cautelari personali, dovendo più correttamente essere analizzati nel corso del giudizio”.Sono rimaste in piedi solo le accuse relative alla realizzazione di un ponte ciclopedonale grazie a un finanziamento europeo, progetto che inizialmente era partito per migliorare le aree di sbarco dei pescherecci, ma poi indirizzato verso una pista ciclopedonale con un passaggio sopraelevato, accuse per le quali alla Tintari erano stati imposti gli obblighi di firma.

FANGO SU FRATELLI D’ITALIA

L’inchiesta era diventata il trampolino di lancio di un certo giustizialismo contro il partito di Giorgia Meloni. Free Beach per una certa sinistra spalleggiata dai ‘giornaloni’ della grande industria doveva rappresentare un’arma letale da sfoderare in campagna elettorale contro i probabili vincitori di domenica. Ed invece si sta lentamente rivelando un boomerang di proporzioni vistose. Davvero le parole pronunciate dall’europarlamentare Nicola Procaccini, a distanza di circa due mesi, vanno rilette con molta attenzione. “Il modello Terracina non è opinione ma un fatto. Se un’amministrazione viene confermata per tre volte vuol dire che c’è un giudizio positivo da parte di una comunità di decine di migliaia di persone. Al netto del giudizio popolare, dal 2011 abbiamo sconfitto un dissesto finanziario, un tornado che ha devastato mezza città, abbiamo realizzato opere pubbliche e fatto di Terracina una delle più importanti attrazioni turistiche del Lazio. C’è un modello Terracina che è stato sporcato dal fango, bisogna accettare che questo possa accadere, servirà del tempo ma sono convinto che questo modello sarà in grado di ripulirsi dal fango che adesso lo ricopre”.
Nicola Procaccini ha dato prova di estrema lucidità nel momento più difficile del proprio mandato. Non ha ceduto alle pressioni di chi voleva che si mettesse da parte. Si rafforzano semmai i sospetti sui tempi e sulle ragioni di un’operazione apparsa mirata a gettare discredito verso un importante esponente di una forza politica lanciata verso la vittoria elettorale. 

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