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L’Italia cancella la Serbia dall’Europeo: i titani di coach Poz

Roberto Mercaldo
Dopo lo “schiaffo” di Belgrado nel pre olimpico, altra impresa azzurra a danno dei maestri balcanici
Settembre 12, 2022

Due indizi fanno una prova. D’ora in avanti la Serbia si guarderà bene dall’incrociare nel suo cammino di qualificazione la squadra azzurra del basket. Non si è ancora spenta l’eco del clamoroso “schiaffo di Belgrado”, una rivoluzione pacifica fatta di tiri da dietro l’arco, di palle rubate, di difese sfacciate e vincenti. Quella sera il gigante serbo si ritrovò d’improvviso fuori dai Giochi, quei giochi che avrebbero dovuto vederlo in corsa per le medaglie pregiate. A compiere l’impresa l’Italia guidata da coach Sacchetti, con un Polonara da favola.

Era il 7 luglio 2021 e la clamorosa notizia fece rapidamente il giro del mondo: 102-95, i numeri della rivolta. Da allora chissà quante volte Micic e compagni hanno espresso il desiderio di consumare una vendetta sportiva. L’occasione non si fa attendere e agli Europei, ecco il fatale incrocio negli ottavi. La Serbia è al gran completo, con la stella Jokic a illuminare una squadra dal talento esagerato. L’Italia ha perso Gallinari alla vigilia della competizione e ha un po’ balbettato nel girone eliminatorio, perdendo di un soffio dalla Grecia e sorprendentemente anche dall’Ucraina. Ne è scaturito un quarto posto che ci ha condannato alla sfida impossibile. A Berlino, nelle fasi pre match, i serbi espongono una sicurezza che confina con la superbia. I nostri sono rinchiusi nel bozzolo di una concentrazione feroce. Non sanno come potranno vincerla, sanno soltanto di non aver paura. Inizia, con un’Italia bella e sfacciata, ma al primo break serbo qualcosa s’incrina. Kalinic, Jokic e Micic menano le danze, questi “ic” che fanno male sembrano tarli nel cervello dei nostri e restare a contatto è solo un atto supremo di volontà. Melli difende come se stessero violando l’uscio di casa, Polonara lotta contro i giganti con le armi che ha, le guardie portano punti e velocità. Prendiamo buoni tiri, molti li mettiamo dentro, Fontecchio infila due triple e all’intervallo lungo essere a -6 sembra già una grande impresa. Nel terzo quarto a destabilizzare gli equilibri di un match dal vincitore scontato, arrivano due bombe: coach Pozzecco nota lo squilibrio nei liberi e non ce la fa a tenersi l’ingiustizia nel cuore. Altro tecnico alla panchina ed espulsione.

Casalone si prende i gradi mentre Spissu diventa l’altra bomba. Ne mette tre e la fuga della Serbia non c’è più. Qualcuno, sommessamente, comincia a pensare al bis, ma è un pensiero così bello da far paura: è 66-68 al terzo intervallo. Non hanno paura Spissu e Polonara, tre triple di fila in faccia ai maestri, che d’improvviso perdono i giochi d’attacco. La palla non si muove: c’è un solo schema chiamato palla a Jokic. I nostri sono scaltri e hanno gli stivali delle sette leghe al posto delle scarpette. Parzialone Italia e vantaggio in doppia cifra. Il sogno ha il volto pulito dei nostri giovani eroi. Si va in lunetta, finalmente. Melli, Fontecchio e Polonara non prendono in considerazione l’ipotesi di un errore. La frustrazione dei serbi è un serpente impazzito, è un grido di dolore improvviso cui fa da contraltare il Poz, in ginocchio chissà dove ad attendere l’ultima sirena. “Non ci prendono più”, stavolta non lo dice Pertini con la pipa in bocca dopo il gol di Altobelli; lo diciamo in coro, incollati ai teleschermi, come fossimo tutti lì, a pressare, correre e a cercare la retina. Non ci prendono più. Date all’Italia un’impresa impossibile e l’Italia vi accontenterà. Siamo nei quarti. A prescindere da come finirà l’Europeo: grazie ragazzi!

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