Il segretario del Pd Enrico Letta ha parlato di intese bilaterali, elettorali con Sinistra Italiana e Verdi, programmatiche con Azione. Il collante? Evitare che “per la prima volta nella sua storia l’Italia abbia un governo di destra-destra”. Con tanti saluti all’Agenda Draghi, che Fratoianni e Bonelli non hanno mai sostenuto. Meglio rispolverare la solita retorica antifascista.
Non finisce qui: Letta ha chiuso l’accordo pure con Luigi Di Maio, ex capo politico dei grillini e ministro degli esteri del Governo di unità nazionale di Mario Draghi. Tutto a posto? Non ci pensate nemmeno.
Carlo Calenda, dopo un’occhiata veloce ai sondaggi e soprattutto al “sentiment” sui social network, medita l’ennesima giravolta. Strappo con i Dem e corsa in solitaria con l’obiettivo di poter arrivare perfino al 15%. La verità è che nel centrosinistra c’è soltanto un’ “ammucchiata” senza alcun collante ideologico e programmatico che nulla può garantire al Paese. Cosa succederebbe in consiglio dei ministri sul rigassificatore di Piombino? Nel centrodestra non sono certo rose e fiori: il braccio di ferro sulle politiche dell’immigrazione tra Fratelli d’Italia (blocco navale) e Lega (decreti sicurezza) non è una quisquilia. Però è davvero nulla rispetto a quello che sta succedendo e che potrebbe succedere nelle prossime ore a sinistra. Tra i colonnelli del Pd, intanto, cresce il “fastidio” verso Carlo Calenda.
IL PD RISCHIA DI AZZERARE I TERRITORI
In attesa di capire se Calenda sarà protagonista dell’ennesimo “contrordine”, la situazione è questa: il Partito Democratico ha fatto un accordo con Azione che prevede, nei collegi uninominali, il 70% di candidature proprie e il 30% di esponenti di Azione e di +Europa. Scomputando i seggi rientranti in altre intese. Con Sinistra Italiana e Verdi stesso schema, ma percentuali diverse: 80% de 20%. Sempre con lo scomputo. I collegi uninominali maggioritari in Italia sono 221 (non 600). Il Partito Democratico presenta già una sua lista con Articolo 1 e Demos. Quindi, a quante candidature dovrà rinunciare nei maggioritari? A tantissime. Ancora una volta questo si tradurrà con una cancellazione selvaggia di possibili designazioni nei territori delle province (Frosinone compresa), perché i leader (nazionali e regionali) dovranno essere salvaguardati. Dimenticavamo: nel frattempo i posti al Senato sono 200 e non più 315, quelli alla Camera 400 e non più 630. Quante possibilità concrete avrà Francesco De Angelis di ottenere una candidatura al primo posto (e quindi eleggibile) nel collegio proporzionale di Frosinone e Latina? Non ne ha avuto la possibilità nel 2018, quando tutte queste complicazioni non c’erano. Figuriamoci adesso. La Federazione provinciale del Pd dovrebbe iniziare a ragionare sulla possibilità di dare una risposta politica forte, anche di rottura se serve. In provincia di Frosinone il centrodestra è maggioritario: continuare a battersela nei Comuni, vincere negli enti intermedi ed eleggere costantemente uno o due consiglieri regionali non è uno scherzo. Ma evidentemente tutto questo lavoro non basta e non viene riconosciuto, come non è bastato e non è stato riconosciuto in passato a Francesco Scalia, a Nazzareno Pilozzi, a Maria Spilabotte, allo stesso Francesco De Angelis.
IL CENTRODESTRA TRA ALGORITMO E COLLEGIO AL SENATO
A livello nazionale il centrodestra ha deciso che sarà l’applicazione degli algoritmi a definire il piazzamento più performante per le candidature spettanti a ciascuna forza politica. A livello nazionale la suddivisione nei 221 collegi maggioritari è stata questa: 98 a Fratelli d’Italia, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, 11 a Noi con l’Italia e Coraggio Italia. Nel Lazio i collegi maggioritari sono 20. Si dovrebbe andare in questo modo: 10 a Fratelli d’Italia, 6 alla Lega, 4 a Forza Italia, ma bisognerà vedere la quota ai centristi. Nella circoscrizione Frosinone-Latina i collegi uninominali sono 4: 3 alla Camera e 1 al Senato. La situazione più difficile è per Forza Italia, che in questo territorio potrà avere una sola candidatura. Se va bene. Con Fratelli d’Italia a 2 e la Lega lo stesso a 1. Altri spazi non esistono, inutile prendersi in giro. Il collegio del Senato di Latina-Frosinone è particolarmente ambito: ci puntano Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Mentre per Fratelli d’Italia, sondaggi alla mano, andranno bene sia candidature nel maggioritario che nel proporzionale, per Lega e “azzurri” non è così perché le percentuali che emergono dalle rilevazioni delineano un distacco enorme dal partito di Giorgia Meloni, che può fare da asso pigliatutto in alcuni collegi plurinominali, tra i quali quelli del Basso Lazio. Inoltre, sempre nella Lega e in Forza Italia ci sono diversi esponenti nazionali importanti, autorevoli e potenti ai quali dovrà essere garantita l’elezione. E cosa c’è di meglio di un collegio uninominale dei nostri? Noi di Politica7 lo abbiamo scritto in tempi non sospetti e lo ribadiamo: dalla capacità di candidare esponenti locali nel territorio si misurerà il peso della classe dirigente provinciale dei diversi partiti. In alcuni casi sarà impossibile evitare l’effetto-catapulta, ma dopo bisognerà analizzare la risposta. Perché la politica non finisce il 25 settembre.