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Frosinone, Mastrangeli rompa gli indugi. Cade Latina: Zingaretti e il campo largo sotto assedio

Licandro Licantropo
Se vicesindaco e presidenza del consiglio andranno (legittimamente) ad esponenti di liste civiche, i partiti del centrodestra avranno nei fatti un ruolo secondario. Bisognerà tenerlo presente perché tra un anno si vota per le regionali e tra pochi mesi per la presidenza della Provincia.
Luglio 9, 2022
Il sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli

Arriverà un momento in cui Riccardo Mastrangeli dovrà terminare le consultazioni con partiti e liste civiche, presentare lo schema della giunta con le deleghe assegnate, compresa quella di vicesindaco. Sottoponendo (solo per ratifica) il tutto ad una coalizione che lo ha acclamato due settimane fa dopo una vittoria al ballottaggio netta ed esaltante. La terza consecutiva nel capoluogo ciociaro. Contestualmente bisognerà indicare chi si presenterà come presidente del consiglio comunale. Ci saranno malumori e scontenti, come sempre. Il dato prevalente però non è questo, il dato prevalente è che, finita la campagna elettorale, è rimasta la coalizione, non la squadra.

I LIMITI DEL CENTRODESTRA

Il centrodestra ha vinto e convinto, sfiorando per 180 voti il successo al primo turno. Quando però si tratta di effettuare i passaggi successivi, il cosiddetto senso di responsabilità svanisce. Tutti vogliono un posto al sole, nessuno è davvero disposto a dare carta bianca al sindaco. Riccardo Mastrangeli farà la giunta e la stessa sarà operativa in pochi minuti.

Dovrà effettuare scelte che avranno un significato politico. Si capiranno gli equilibri tra le civiche (Lista Ottaviani, Lista Mastrangeli, Lista per Frosinone, Frosinone Capoluogo) e i partiti (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia). Si capiranno il peso delle deleghe e gli umori dei consiglieri che formano la maggioranza. Alle recenti comunali, Frosinone è stato uno dei pochi capoluoghi di provincia dove il centrodestra ha vinto al ballottaggio. Riccardo Mastrangeli è da decenni un uomo di centrodestra ma non è ascrivibile a nessuno. Se vicesindaco e presidenza del consiglio andranno (legittimamente) ad esponenti di liste civiche, i partiti del centrodestra avranno nei fatti un ruolo secondario. Bisognerà tenerlo presente perché tra un anno si vota per le regionali e tra pochi mesi per la presidenza della Provincia. Continuano a mancare, nel centrodestra di Frosinone, l’amalgama e il coraggio di mettere la politica al centro del sistema. Vedremo se sarà rispettato l’accordo per un coinvolgimento di Mauro Vicano, con conseguente nomina di un assessore di riferimento: Alessandra Sardellitti. Se così non dovesse essere, sarebbe un altro passo indietro. Anche per le provinciali. Soltanto Riccardo Mastrangeli può davvero imprimere una svolta, ma deve esserne convinto lui per primo. Governerà, su questo non ci sono dubbi. Stavolta però il come e con chi faranno la differenza.

IL PD LAZIALE DI ZINGARETTI ISOLATO E ASSEDIATO

Il terremoto provocato dalla decisione del Tar sulle elezioni comunali di Latina rischia di innescare uno “tsunami” che Nicola Zingaretti e il Pd del Lazio fingono di non vedere. Damiano Coletta potrà fare ricorso al Consiglio di Stato e continuare la battaglia davanti agli organi di giustizia amministrativa. Ma resta il fatto che il modello del Campo largo da queste parti non funziona. Il centrodestra sembra non rendersi conto delle opportunità che ha. Ha vinto nettamente a Rieti, si è confermato per la terza volta consecutiva a Frosinone. Mentre a Viterbo il successo di Chiara Frontini (civica) è avvenuto “asfaltando” Alessandra Troncarelli, fedelissima di Zingaretti. A Latina è cambiato tutto in pochi secondi: Damiamo Coletta e il consiglio comunale sono decaduti. Il ricorso può essere una risposta giudiziaria, non politica. Claudio Durigon, coordinatore regionale della Lega, ha subito detto: noi siamo pronti con Vincenzo Zaccheo. Il centrodestra aveva mancato per un pugno di voti la vittoria al primo turno, ma resta largamente maggioritario. Tra meno di dodici mesi alle regionali Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si presenteranno nel Lazio con i favori del pronostico: a Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo il centrosinistra è a pezzi. E’ andato in crisi il modello Zingaretti. Le manovre da albori della Prima Repubblica non servono a frenare la crisi di consenso evidenziata da ogni sondaggio e rilevazione. E confermata in qualunque elezione. In queste ore Valentina Corrado, assessore regionale ed esponente dei Cinque Stelle, ha fatto sapere che la priorità nel campo progressista sono gli obiettivi programmatici. Soltanto dopo dovrà essere individuato il candidato. E’ la stessa posizione di Nicola Zingaretti, Roberto Gualtieri, Goffredo Bettini, Claudio Mancini, Albino Ruberti e Francesco De Angelis. Vogliono candidare Enrico Gasbarra, ma non hanno il coraggio di dire adesso che le primarie non si faranno e che Daniele Leodori e Alessio D’Amato dovranno farsene una ragione. I Cinque Stelle si sono allineati nel momento in cui a livello nazionale Giuseppe Conte minaccia la crisi, provocando le ire di Enrico Letta e Dario Franceschini. Ma il Lazio evidentemente vive in una dimensione parallela. Soltanto che la spinta propulsiva di Nicola Zingaretti si è esaurita. Dei cinque capoluoghi il Pd governa soltanto quello più importante, Roma. Non senza problemi però, sempre per i Cinque Stelle. Quello che Zingaretti non vede è che nei pentastellati stanno prevalendo le strategie di Virginia Raggi e Alessandro Di Battista. Non è una questione di primarie e di candidati, non è nemmeno una questione di cercare di mettere all’angolo Bruno Astorre. Bisognerebbe ripensare l’alleanza, archiviando una buona volta il Campo largo ma anche quella Piazza Grande che ha rappresentato la chiave delle due vittorie alla Regione. Servono progetti e personalità nuove: Carlo Calenda non sosterrà mai Enrico Gasbarra in uno schema del genere. Nel Lazio il centrodestra ha l’opportunità di vincere, a patto di individuare un candidato forte in maniera condivisa e di essere consapevole di avere la maggioranza nelle quattro province. Può bastare, anche perdendo a Roma. E’già successo, quando vinse Renata Polverini nonostante l’affermazione di Emma Bonino nella Capitale. Le elezioni vanno però preparate bene e per tempo. Tanto Nicola Zingaretti ha un solo obiettivo: candidare Enrico Gasbarra. Rifiutando di prendere atto della sconfitta di un modello politico. Il suo.

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