Nicola Zingaretti a Frosinone per un’importante inaugurazione nell’area industriale. La notizia si è diffusa in un attimo nel pomeriggio di ieri. Vuoi vedere che il Governatore, smentendo platealmente Politica7, è venuto a porre la prima pietra della Stazione Tav di Ferentino-Supino? Macché. Però magari è arrivato per dare un annuncio atteso da mesi: la sospensione del decreto di perimetrazione del Sin Valle del Sacco. Macché. Il Governatore Zingaretti ha partecipato al “battesimo” della rotatoria Asi 4. Insieme al presidente del Consorzio Industriale del Lazio Francesco De Angelis, facendo sottolineare che il progetto è stato realizzato in quattro mesi ed è costato 800.000 euro. Dimenticavamo: l’accordo operativo è stato sottoscritto anche da Astral.
LA DIFFICOLTA’ DI UN PRESIDENTE IN RITIRATA
L’inaugurazione della rotatoria Asi 4 è sicuramente un traguardo raggiunto dal Consorzio industriale e da Francesco De Angelis. Si tratta di un progetto che rientra in un programma di investimenti sull’area industriale che prevede 16 opere. L’anomalia è che un presidente di Regione si scomodi da Roma per venire a dire che “il Lazio è sempre più protagonista delle dinamiche competitive del Paese”. Parlando di “passo avanti che porta vantaggi ai cittadini e ai tanti operatori del sistema industriale”. Per una rotatoria!
E’ di questo che si deve occupare Nicola Zingaretti? Sicuramente no. Magari dovrebbe risolvere la questione della Stazione Tav di Ferentino-Supino, invece di limitarsi a far “battere” da tutte le agenzie di stampa il lancio che l’opera rientra… in uno studio di fattibilità in corso. Equivale a dire che non si farà. Forse a mesi dall’annuncio davanti alla platea degli industriali, dovrebbe spiegare perché la sospensione del decreto di perimetrazione del Sin Valle del Sacco non ha mai visto la luce, nonostante la sua assicurazione che aveva definito tutto il percorso con Mario Draghi. Il fatto è che, come dimostrato dalla rilevazione Governance Poll, Nicola Zingaretti è in caduta libera come popolarità: penultimo tra i Governatori con un gradimento del 37% (lo scorso anno era al 43%). Sta cercando di aggrapparsi a qualunque inaugurazione. Però quella di una rotatoria è il sintomo di una difficoltà politica senza alcun precedente.
LE PRIMARIE NEL LAZIO
Le ultime notizie fanno riferimento ad un intervento del segretario nazionale Enrico Letta e a una dichiarazione di Bruno Astorre che in sostanza dice che se ne riparlerà in autunno. Prima si definiranno programma e coalizione, poi si deciderà come procedere all’individuazione del candidato. Dietro a tutto questo c’è la pressione degli ultimi giorni dello stesso Zingaretti, unitamente a Roberto Gualtieri e Goffredo Bettini. L’obiettivo è uno solo: tenere in partita Enrico Gasbarra. Ma si sta valutando sul serio quello che è accaduto e quello che potrebbe succedere? Davvero c’è qualcuno che pensa che le sconfitte nel Lazio siano responsabilità di Astorre piuttosto che di Zingaretti? Chi è che in questi anni ha voluto e imposto il Campo largo con i Cinque Stelle di Giuseppe Conte, facendo entrare due assessori grillini in giunta? Zingaretti. Modello esportato a Frosinone con conseguenze non esaltanti sul piano politico ed elettorale. Però è il ragionamento di fondo che francamente fa sorridere: le vittorie a Roma e Latina evidenziano la bontà del modello Zingaretti, le sconfitte a Frosinone, Viterbo e Rieti invece sono responsabilità di AreaDem di Bruno Astorre. Non scherziamo. In realtà in gioco ci sono le candidature a Camera e Senato, dopo il taglio di 345 seggi determinato dall’azione degli alleati di ferro a Cinque Stelle. Nel Lazio l’area di Zingaretti, Mancini, Gualtieri e Bettini sta cercando di mettere ai margini quella di Franceschini e Astorre. Facendo partire l’attacco dalle primarie e dal candidato alle regionali. Senza rendersi conto che in questo modo potrebbero veramente “girare le scatole” a Daniele Leodori e Alessio D’Amato, senza i quali obiettivamente il Pd non andrebbe da nessuna parte alle regionali. Forse non interessa tanto vincere nel Lazio, quanto affermare il predominio di un correntone che non ha altro obiettivo se non quello di candidare Enrico Gasbarra. Sta succedendo esattamente questo. Soltanto questo.
SOLO LA POLITICA SALVERÀ RICCARDO
C’è una regola non scritta della politica che consiste nel costruire la propria forza con la capacità di accumulare crediti. È quello a cui devono pensare le forze della coalizione che ha sostenuto Riccardo Mastrangeli cercando di evitare personalismi e arroccamenti.
Ognuno ragionando su quella parte di passo indietro che possa fare il bene di tutta la coalizione e più in generale del progetto futuro del centrodestra.
Ma la capacità di vedere oltre e di costruire pragmaticamente deve averla in primis il sindaco neo-eletto.
Non facendosi condizionare dalla smania che in questo momento pervade molti dei protagonisti della vittoria del capoluogo ma mettendo al centro della propria azione la politica.
La vera grande assente degli ultimi dieci anni.
Mastrangeli dopo queste convulse prime giornate di consultazioni deve stabilire delle regole condivise ed applicarle pedissequamente. Se non si parte da un progetto fatto di “valori”, se non si avrà la forza di imporlo le fibrillazioni di questo giorni finiranno per condizionare il futuro della giunta minandone in partenza le fondamenta.