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Rifiuti, la rivoluzione monca degli Egato. Stefanelli punta alla sinergia con Frosinone per arginare lo strapotere romano 

Marco Battistini
La Regione Lazio accelera sugli egato, gli enti di gestione integrata che si occuperanno del ciclo rifiuti nel Lazio.
Luglio 3, 2022
ecoambiente - ama -rifiuti-immondizia-roma

La Regione Lazio accelera sugli egato, gli enti di gestione integrata che si occuperanno del ciclo rifiuti nel Lazio. La legge andrà direttamente in Consiglio regionale per la discussione finale, a partire da martedì 5 luglio. 

GLI EGATO: COSA SONO

Si tratta di enti con personalità giuridica di diritto pubblico, e dotati di autonomia organizzativa, amministrativa, contabile e tecnica. Vi partecipano tutti i sindaci dei comuni che fanno parte dell’ato, che poi eleggono il presidente tramite un’assemblea e un consiglio direttivo. 
Di cosa si occupa l’egato? Il testo unico ambientale che già li definisce, all’articolo 222 riformato nel 2020, prevederebbe esclusivamente la gestione della raccolta differenziata. La proposta regionale però, vedi all’articolo 4, allarga anche – solo per citare le mansioni principali – all’organizzazione generale del servizio integrato dei rifiuti, all’adozione del piano d’ambito, agli affidamenti del servizio, alla determinazione delle tariffe, alla stipula degli accordi di programma.

IL FUTURO DELLE SOCIETA’ IN HOUSE

La proposta di legge attualmente prevede sì la facoltà da parte degli egato di optare per l’assegnazione dei servizi alla società in house al posto della gara, ma non l’obbligo. Soluzione che non dà garanzie e che infatti la Cgil ha criticato pesantemente. Con il sindacato diversi consiglieri di maggioranza si sono fatti sentire. Prendiamo il caso della Città Metropolitana di Roma che comprende 121 comuni.
“Per salvaguardare il servizio pubblico dovrebbe esserci una maxi partecipata che svolga il servizio per 4 milioni di abitanti. Mi viene in mente solo Acea. E tutte le altre? Ama? Difficile che possa vincere un bando di gara di quella portata”. A sollevare più perplessità, tra i più critici rispetto al contenuto del testo in via di approvazione, è il consigliere di Europa Verde, presidente della commissione Rifiuti, Marco Cacciatore. “L’unica cosa possibile è pensare a dei sub ambiti, degli insiemi di 7-8 comuni da affidare a una singola partecipata. Il rischio è far fallire decine di società pubbliche”. 

Ad ogni modo, sul piano funzionale ciascuna provincia avrà un Ato composto dall’Assemblea formata dai sindaci dei comuni, presidente e consiglio direttivo. Tutti resterebbero in carica per cinque anni e potrebbero essere rieletti. Gerardo Stefanelli è tornato a ribadire la necessità che al vertice delle autorità vadano i presidenti delle province. Un modo per poter incidere direttamente nelle scelte che ricadono sul territorio.
Di fronte a questo quadro istituzionale appare sempre più forte l’esigenza del riordino del sistema delle autonomie locali nel Lazio nella direzione della chiarezza delle deleghe e delle funzioni e della semplificazione amministrativa. Un’amministrazione vicina ai territori e alle esigenze di cittadini e imprese.
In sostanza la Provincia dovrebbe tornare ad ‘essere la ‘casa dei Comuni’. Come? sostenendo con forza la necessità di garantire un normale funzionamento degli organi, consolidandone le funzioni fondamentali, con l’obiettivo di giungere alla revisione del sistema elettorale, anche in ragione di un rinnovato ruolo strategico che le Province hanno nel rilancio del Paese. Non bisogna dimenticare che i fondi assegnati dal Pnrr agli enti locali, rendono evidente il ruolo di “cerniera istituzionale” delle Province nei confronti dei piccoli Comuni verso le Regioni e lo Stato, offrendo supporto e collaborazione attiva in quella logica di ‘casa dei Comuni’ più volte richiamata da Governo e Parlamento.
Spesso divisi da campanilismi e colori politici opposti, gli enti provinciali di Latina e Frosinone ora potranno creare un fronte comune per le necessarie modifiche alla legge istitutiva degli ambiti ottimali dei rifiuti. Potranno far sentire il peso di un pezzo di territorio strategico per la Regione Lazio. Stefanelli e Pompeo da navigati amministratori politici hanno ben compreso che solo unite, Latina e Frosinone potranno bilanciare lo strapotere romano nel contesto regionale. Per poter avere successo l’asse avrà bisogno di un adeguato supporto dei consiglieri regionali di entrambe le province. E soprattutto sarà fondamentale che il senso di responsabilità ed una visione super partes prevalgano sulle solite divisioni fra schieramenti politici.

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