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Frosinone sceglie tra Mastrangeli e Marzi. Le tensioni di Anagni sfibrano Natalia

Licandro Licantropo
Riccardo Mastrangeli parte da favorito perché dieci punti di vantaggio (suoi e del centrodestra) al primo turno sono difficili da ribaltare. In secondo luogo non ha dato mai la sensazione di pensare di aver già vinto e questo vuol dire che nella coalizione il livello di concentrazione è rimasto alto.
Giugno 26, 2022
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Si prevede un nuovo crollo dell’affluenza nel turno di ballottaggio che oggi in Italia riguarda 65 Comuni, 13 dei quali capoluoghi di provincia. Per diversi motivi, a cominciare dal fatto che nessuna metropoli è interessata. Il grande caldo di questi giorni e il clima diffuso di vacanza che si respira non aiutano. Infine, si è parlato pochissimo di questo appuntamento perché a monopolizzare il dibattito è stato lo “scisma” dei Cinque Stelle portato avanti dal ministro Luigi Di Maio.

Il risultato più atteso riguarda Verona, dove l’ex calciatore Damiano Tommasi (centrosinistra) cerca il colpaccio. Anche per la situazione paradossale del centrodestra: in corsa c’è Federico Sboarina (Fratelli d’Italia), ma l’accordo con Flavio Tosi non è stato raggiunto nella sostanza dopo il no all’apparentamento ufficiale.

E il sostegno di Forza Italia appare più che altro di facciata, mentre tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è tornato il grande gelo. Però non potrà essere certamente Verona a determinare i successivi scenari del centrodestra. Nel Lazio si vota a Frosinone e a Viterbo, dove al primo turno è passata in vantaggio la civica Chiara Frontini, davanti all’assessore regionale al welfare Alessandra Troncarelli, fedelissima di Nicola Zingaretti. Il Governatore seguirà in tempo reale lo spoglio nei capoluoghi della Ciociaria e della Tuscia. Si gioca molto in chiave “regionali”, specialmente sulla candidatura alla presidenza. Una doppia sconfitta sarebbe complicata da superare.

IL BRACCIO DI FERRO MASTRANGELI-MARZI

In chiave locale la sfida al Comune di Frosinone conterà tanto. Riccardo Mastrangeli parte da favorito perché dieci punti di vantaggio (suoi e del centrodestra) al primo turno sono difficili da ribaltare. In secondo luogo non ha dato mai la sensazione di pensare di aver già vinto e questo vuol dire che nella coalizione il livello di concentrazione è rimasto alto. Però Domenico Marzi e il centrosinistra se la giocheranno e non vanno sottovalutati: in questi quattordici giorni hanno dimostrato determinazione e strategia. La presenza costante su ogni palco di Francesco De Angelis è stata indicativa.

Il candidato a sindaco del centrodestra, Riccardo Mastrangeli

Conterà moltissimo l’efficacia del voto organizzato: del Pd e di Fratelli d’Italia, ma anche di civiche come le liste di Nicola Ottaviani, Riccardo Mastrangeli, Antonio Scaccia, Domenico Marzi, Michele Marini. Il resto si è visto pochissimo: ci riferiamo alla Lega, a Forza Italia e ai Cinque Stelle. Intanto stasera si chiude l’era di Nicola Ottaviani, sindaco per dieci anni. Un discorso sarebbe la vittoria del centrodestra (naturale prosecuzione), un conto il successo di quello che è il suo avversario storico e irriducibile, Domenico Marzi. Le cose vanno dette per come sono. Ve lo immaginate un passaggio di consegne tra Ottaviani e Marzi? Da far impallidire lo scambio della campanella tra Enrico Letta e Matteo Renzi.

Marzi
Il candidato sindaco del centrosinistra, Domenico Marzi

L’ASSEDIO INCROCIATO A NATALIA

Altra clamorosa frattura all’interno della maggioranza che sostiene (?) Daniele Natalia. Il consigliere Pierino Naretti ha sbattuto la porta votando “contro” il bilancio: il successivo ritiro delle deleghe è apparso come un atto dovuto da parte del primo cittadino. C’è una lettura politica prevalente ed oggettiva che non può essere ignorata: a meno di un anno dalle elezioni Daniele Natalia perde un altro “pezzo” e non si tratta di un esponente di secondo piano. Pierino Naretti proviene da Forza Italia, il partito del quale Natalia è uno dei coordinatori provinciali, insieme ad Adriano Piacentini e Rossella Chiusaroli. E’ un colpo duro sul piano del ruolo che esercita.

In secondo luogo ad appoggiare il sindaco di Anagni in uno schema di centrodestra è rimasto soltanto Fratelli d’Italia, per la coerenza e il senso di responsabilità che contraddistinguono il partito guidato dal senatore Massimo Ruspandini. Ma a questo punto si impone una riflessione a trecentosessanta gradi. La situazione che si sta delineando vede da una parte l’attivismo di Franco Fiorito, dall’altra l’attenta regia di Alessandro Cardinali. Fiorito appare sempre più convinto di volersi candidare a sindaco nel 2023: sta lavorando per questo, sta preparando nei minimi dettagli il suo ritorno mettendo in previsione perfino l’ipotesi di una sconfitta, che comunque gli consentirebbe di rientrare in consiglio comunale. Le manovre di Franco Fiorito stanno restringendo gli spazi di Daniele Natalia: la realtà è questa.

C’è quindi il vicepresidente della Provincia Alessandro Cardinali. Secondo i ben informati ci sarebbe lui anche dietro l’operazione di Pierino Naretti. In ogni caso Cardinali ha un progetto preciso in mente, dalla connotazione civica. Una cosa diversa dal Campo largo costruito alle provinciali con Francesco De Angelis. Cardinali sa bene che un conto sono elezioni nelle quali votano sindaci e consiglieri (le provinciali), altro discorso sono le comunali, nelle quali ad esprimersi è la gente. Il quadro attuale di Anagni vede un centrodestra in difficoltà e destinato a spaccarsi ulteriormente perché Franco Fiorito non farà sconti a Daniele Natalia. Si è aperto uno spazio che non può occupare un Partito Democratico alle prese con il fallimento della politica delle alleanze, specialmente dopo l’implosione dei Cinque Stelle. Una coalizione civica potrebbe rappresentare una soluzione interessante e “attrattiva” pure per chi ha perso i punti di riferimento. Inoltre, non va mai dimenticato che Alessandro Cardinali è in grado di “pescare” (bene) nell’elettorato di centrodestra.

Daniele Natalia tutto può fare meno che derubricare quanto sta accadendo a semplice incidente di percorso. Non è così perché i consiglieri persi sono tanti. Le strategie di Franco Fiorito e Alessandro Cardinali rischiano di farlo percepire come marginale.

Un sindaco in carica, con dodici mesi di mandato davanti, non può permetterselo. Significherebbe un inesorabile logoramento. Probabilmente già in atto.

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