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Pannelli solari a Viterbo. Soprintendenza e Gis hanno ricominciato a litigare

Alberto Fraja
Già nel 2021 le pubbliche amministrazioni avevano deciso insieme di emanare una normativa molto stringente sul tema, ma che non impedisse la realizzazione di impianti di rinnovabili.
Giugno 23, 2022

A Viterbo i funzionari della Soprintendenza alla transizione ecologica” e gli imprenditori del “Gruppo impianti solari”, hanno ricominciato a litigare. Com’è noto ai primi, il pensiero che alcune porzioni di enorme interesse paesaggistico della Tuscia possano essere disseminate di pannelli fotovoltaici, fa venire l’orticaria. I secondi, un consorzio nato da un iniziale nucleo di aziende localizzate nel Lazio, divenuto poi organismo associativo che si occupa di monitorare e supervisionare lo sviluppo e la costruzione di impianti fotovoltaici, badano più all’aspetto (legittimamente) economico e all’utilità di un sistema di produzione energetica non inquinante
“La Soprintendenza per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale nelle scorse settimane ha presentato una richiesta per sottoporre a vincolo paesaggistico una porzione della provincia di Viterbo che si estende per circa 20 mila ettari e coinvolge otto comuni: Arlena di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Piansano, Tarquinia, Tessennano e Tuscania – si legge in un comunicato del Gruppo impianti solari – . Tutte le recenti normative escludono che le Soprintendenze possano bloccare progetti se non sorgono su aree vincolate. Dal momento che tutte le aree scelte nell’alto Lazio per progettare impianti di rinnovabili sono prive di vincoli, la Soprintendenza ha avviato il procedimento di apposizione per tentare di recuperare il potere di veto di cui da anni tenta di abusare. Certamente il ministero della Cultura, cui spetta l’ultima parola, non cadrà nei giochetti della Soprintendenza, che è ben consapevole non esserci i presupposti di legge per vincolare l’area. In ogni caso il vero scopo della Soprintendenza, come ha dichiarato nelle recenti conferenze di servizi, è rallentare il più possibile l’approvazione dei progetti anche quando non può impedirla: il mero avvio del procedimento di apposizione del vincolo fa scattare misure di salvaguardia che sospendono gli iter autorizzativi per sei mesi. In attesa della decisione del Mic, la Regione Lazio ha dato parere negativo all’apposizione del vincolo. Tra le ragioni è rilevante segnalare che la stessa Soprintendenza, nell’elaborazione dei recentissimi atti normativi del territorio (il Ptpr), non ha mai fatto emergere la necessità di apporre vincoli paesaggistici. Già nel 2021 le pubbliche amministrazioni avevano deciso insieme di emanare una normativa molto stringente sul tema, ma che non impedisse la realizzazione di impianti di rinnovabili. Ora, dopo le storiche sentenze del Consiglio di Stato che lo scorso marzo hanno respinto gli abusi della Soprintendenza, l’unico espediente rimasto era apporre enormi vincoli, contraddicendo tutto il percorso di concertazione e approfondimento che Soprintendenza, Provincia e Comuni avevano avuto con la Regione Lazio pochi mesi fa”. Conclude il Gis: “Perciò mentre governo italiano e Ue emanano politiche per accelerare le rinnovabili, considerata la grave emergenza energetica e geopolitica in corso, un’istituzione pubblica come la Soprintendenza si muove in aperta opposizione alle direttive nazionali e comunitarie, creando ulteriori ostacoli in un settore che chiede semplificazioni”.

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