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Mastrangeli-Marzi: vincerà il più ‘cattivo’. De Angelis sempre ‘affamato’, Ruspandini lucido e con i nervi d’acciaio. Caporetto a Cinque Stelle

Licandro Licantropo
Il vantaggio psicologico, almeno in questa fase, è tutto di Domenico Marzi e del centrosinistra, arrivati al secondo turno dopo che quasi nessuno ci credeva. Oltre ai due candidati a sindaco, ci sono però protagonisti indiscussi di queste elezioni nel capoluogo. Vediamoli analizzando i risultati
Giugno 14, 2022
mastrangeli marzi
I due candidati per la poltrona di sindaco a Frosinone Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi

Non si ripartirà da zero a zero ma Riccardo Mastrangeli e il centrodestra non devono commettere
l’errore di pensare che il vantaggio del primo turno rappresenti una specie di “tesoretto”
elettorale. Non è così: quei voti andranno riconfermati uno per uno, altrimenti il rischio di trovarsi
nella stessa situazione di Vincenzo Zaccheo a Latina ci sarà. Indubbiamente il vantaggio
psicologico, almeno in questa fase, è tutto di Domenico Marzi e del centrosinistra, arrivati al
secondo turno dopo che quasi nessuno ci credeva. Oltre ai due candidati a sindaco, ci sono però
protagonisti indiscussi di queste elezioni nel capoluogo. Vediamoli analizzando i risultati.

I DEFINITIVI SUI CANDIDATI A SINDACO

Riccardo Mastrangeli ha ottenuto 11.856 voti, il 49,26%: è arrivato ad un soffio dal successo, ma
adesso dovrà rimboccarsi le maniche e ritrovare la massima concentrazione. Per Domenico Marzi
9.419 preferenze, il 39,13%. Vincenzo Iacovissi al 5,90% (1.419), Mauro Vicano al 4,56% (1.098),
Giuseppe Cosimato all’1,15% (276).

Marzi il sindaco lo ha fatto due volte e gli va dato atto di essersi rimesso in gioco con umiltà e senza lasciarsi condizionare dal vantaggio che il centrodestra ha sempre avuto. Infatti alla fine più del 10% di gap. Ma sul piano politico il capolavoro è tutto di Francesco De Angelis, leader maximo del Pd. Aveva costruito un’altra coalizione, voleva fare le primarie e puntare su Mauro Vicano. Nicola Zingaretti e Bruno Astorre hanno cambiato tutto scegliendo il Campo largo e imponendo la sostituzione del candidato. Non sapremo mai se De Angelis fosse davvero d’accordo, ma si è comportato come quell’allenatore che non si lamenta delle scelte del presidente “bizzoso” anche se non le condivide. Ha messo in campo tutto il suo peso politico, convincendo un riluttante Marzi almeno dieci volte al giorno per dieci giorni.

Qualcuno crede per davvero che ogni volta che stessero insieme arrivavano le telefonate “casuali”
di Zingaretti? Fatto sta che De Angelis ha rinunciato alle primarie e a Vicano, “abbracciando” i
Cinque Stelle ma mettendo in fila due liste molto forti: Pd e Lista Marzi. Recuperando Michele
Marini e “mutuando” lo schema della Provincia, con il Polo Civico e con Piattaforma Civica.

Il resto è cronaca di queste ore: il candidato sindaco uscirà dall’esito del ballottaggio in un confronto
diretto che Marzi non vedeva l’ora di giocare. Il regista però è stato De Angelis.
Il centrodestra non può permettersi il lusso di “mollare”, ma le recriminazioni ci sono. Impossibile
recuperare il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli, invece su Carmine Tucci e Carlo Gagliardi si
poteva e doveva lavorare meglio. Oggi si racconterebbe un’altra storia. Non è stato fatto, perché
dall’autunno del 2021 la coalizione guidata da Nicola Ottaviani ha pensato che si potesse fare a
meno di tutti. Perfino di Fratelli d’Italia. Capovolgendo il ragionamento, cosa sarebbe successo se il

senatore Massimo Ruspandini non avesse mantenuto i nervi d’acciaio e se Fabio Tagliaferri non lo
avesse seguito in un percorso di responsabilità politica che rappresenta la chiave del sorpasso (con
doppiaggio) alla Lega nel capoluogo? Oggi avremmo avuto Marzi sindaco al primo turno. Bravo
Riccardo Mastrangeli a recuperare quella situazione.
Cosa faranno Vincenzo Iacovissi e Mauro Vicano in vista del ballottaggio del 26 maggio non si può
sapere adesso. Ma siccome siamo in una fase storica nella quale in politica nessuno controlla
direttamente i voti, potrebbero decidere di non schierarsi e basta. Il pressing comunque sarà
incessante e quasi asfittico. A Frosinone ci saranno altre due settimane di campagna elettorale
dura e probabilmente astiosa. Non ci meraviglieremmo di polemiche al veleno e di colpi bassi. Si
scontrano due modi opposti di vedere la società oltre che la politica. Non vincerà il migliore,
vincerà il più “cattivo”.

COSA DICONO I RISULTATI DELLE LISTE

C’è poi il dato politico, calcolato sui voti alle liste. Un concetto diverso rispetto alle preferenze. Pd
al primo posto con 2.903 voti, davanti alla Lista Ottaviani (2.743), alla civica di Marzi (2.585) e a
Fratelli d’Italia, che arrivando a quota 2.032 conquista lo scettro tra i partiti del centrodestra.
Staccando nettamente la Lega (1.007), superata anche da Forza Italia (1.047). Ottime le
performance della Mastrangeli Sindaco (1.959) e della Lista per Frosinone (1.901).
Nel centrosinistra anche in questo caso ha avuto ragione Francesco De Angelis: il Pd ha sbaragliato
il campo. E la Lista Marzi è ascrivibile allo stesso De Angelis. Ai minimi termini il Movimento Cinque
Stelle: 307 voti, l’1,32%.

Serviva davvero il Campo largo? La Caporetto dei pentastellati di Giuseppe Conte e Ilaria Fontana è di quelle che non si dimenticano. Il Movimento non esiste più. Anzi, non c’è mai stato.
Il Polo Civico è arrivato a 1.467 voti di lista: il passaggio da uno schieramento all’altro ha drenato
qualcosa, ma il risultato c’è stato. 2.904 voti per la Lista Marzi. Per la Lista Marini 1.038: ci si
aspettava di più. Frosinone in Comune di Stefano Pizzutelli 739, Piattaforma Civica 375. Tranne Pd
e Lista Marzi, nessuno ha fatto exploit, ma per De Angelis era importante la sommatoria. C’è
riuscito. Nel centrodestra le liste civiche hanno dato il solito grande contributo, ma un conto è la
fase elettorale, altro discorso quella successiva. L’analisi politica dice che la leadership è di Fratelli
d’Italia
. Nicola Ottaviani è il coordinatore del Carroccio, ma ha investito sulla sua civica. Un dato di
fatto che meriterà una riflessione politica approfondita, perché i voti delle due liste non si possono
sommare. Non funziona così, non bastano le parole di Matteo Salvini, che evidentemente aveva
fiutato l’aria. Ci sarà tempo per riflessioni ed analisi, ma sul piano politico il risultato di Frosinone,
attenzionato a livello nazionale e regionale, Pd e Fratelli d’Italia sono i perni delle rispettive
coalizioni. Lega e Cinque Stelle in ritirata. Dopo essere cresciuto ovunque, Fratelli d’Italia è
“sbarcato” a Frosinone e gli alleati dovranno prendere atto che la situazione è cambiata. Massimo
Ruspandini
non ha sbagliato nulla. Come Fabio Tagliaferri.

A sinistra poco da dire: c’è solo Francesco De Angelis. Il leader del Pd ha capito che si giocava
tutto, non soltanto la possibile candidatura alla Camera o al Senato. Ha risposto nell’unico modo
che conosce: ventre a terra, a caccia di voti. Ultimo atto il 26 giugno: sul campo Riccardo
Mastrangeli
e Domenico Marzi, dietro le quinte Francesco De Angelis da una parte, Massimo
Ruspandini
e Nicola Ottaviani dall’altra. Piaccia o non piaccia.

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