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Aiuto! Si sono bevuti il Melfa. Derivazioni Enel, Acea e tanti abusivi, il fiume non c’è più! Ieri il caso è arrivato in Commissione Ambiente in Regione: tante chiacchiere ma l’acqua è scomparsa.

Cesidio Vano
La denuncia, con un video sui profili social del sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco.
Giugno 10, 2022
Il fiume Melfa senza acqua

La denuncia, con un video sui profili social, era partita 10 giorni fa. Il sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco, si era immortalato nel letto – completamente asciutto e pietroso – del fiume Melfa nel tratto che attraversa il territorio del suo comune: “Una settimana fa, qui l’acqua mi arrivava alle ginocchia: sette giorni dopo non ce n’è nemmeno una goccia” aveva in sintesi denunciato il primo cittadino che aveva rivolto, nel contempo, un appello alla magistratura – che già sta indagando – alle forse dell’ordine, alle istituzioni e in particolare al prefetto di Frosinone.  

A ‘dissanguare’ il Melfa, soprattutto nel periodo estivo, sarebbero i continui prelievi e le derivazioni effettuati dalla società elettrica, che li riverserebbe verso altri bacini per la produzione di energia; dalla società idrica, che l’impiegherebbe per il servizio idrico integrato; dal consorzio di bonifica per l’irrigazione dei campi. Ma, a depredare il corso d’acqua sono anche tanti prelievi abusivi lungo i circa 40 chilometri di fiume dalle sorgenti in Val Canneto fino alla confluenza con il Liri. Ad Atina, percorsi appena una decina di chilometri, il Melfa è già un rigagnolo. Fin dalla metà degli anni ‘90, il corso d’acqua è stato oggetto di abusi mai puniti, considerato dai privati – come è da tempo – una risorsa da utilizzare come meglio si vuole, con le acque più volte deviate, inquinate e sbarrate senza alcuna autorizzazione e senza alcun rispetto per il deflusso minimo vitale.

L’appello del sindaco Sacco

Dopo le proteste del sindaco Sacco, che già in passato assieme alla Polizia provinciale ha più volte percorso il fiume individuando prese abusive e derivazioni desertificanti, la Commissione Ambiente del Consiglio regionale ha deciso di convocare in audizione tutti i soggetti ufficialmente coinvolti nella gestione del fiume a partire dai sindaci di Arpino, Atina, Casalattico, Casalvieri, Colle San Magno, Picinisco, Roccasecca, Santopadre, Settefrati, al Responsabile Contratto di Fiume per il Melfa, al Consorzio di miglioramento fondiario del Melfa, all’ Enel Green Power Italia ad Acea Ato 5.

“Un incontro – dicono dalla Regione – dal quale è emersa un’unità d’intenti per risolvere il problema”. E ci mancherebbe altro! I sindaci hanno ribadito la situazione di emergenza puntando il dito contro i disciplinari per il prelievo dell’acqua da parte di Enel Green Power Italia (Centro sud) e Acea Ato 5, che portano la data del 1956, quando il quadro ambientale e soprattutto la portata del fiume erano tutta un’altra cosa. Per Enel e Acea, invece, il problema sarebbe tutto nella siccità, come emergenza globale, pur dicendosi disposti “a partecipare a futuri tavoli di concertazione”. Per la Regione Lazio, sono intervenuti i dirigenti dell’Area Vigilanza e Bacini idrografici e il dirigente Riserve idriche, da parte loro è stata espressa disponibilità a collaborare ad un futuro ‘tavolo tecnico’.
Sapete qual è il detto, no? “Quando non si vuol risolvere un problema, lo si affida a una Commissione”. Appunto. Finora chiacchiere e progetti che non decollano: Contratto di fiume (e il fiume non c’è più); Monumento naturale del Tracciolino e delle Gole del Melfa (l’avete visto voi?) e poi l’unanime litania: “Un’area naturalistica di prestigio, un’area magica; un’area di grande valore geo-botanico, ecc. ecc. e intanto tutti si ciucciano l’acqua e buonanotte!
Ah! per finire: la Commissione Ambiente ha deciso un’ulteriore terza audizione per gli aggiornamenti dopo i lavori del tavolo tecnico e caso mai dopo l’estate che si sta più freschi. Ecco, appunto: stiamo freschi!

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