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Città sommerse dalla spazzatura. La ‘miopia’ di una Regione guidata dai burocrati. Il caso Paguro

Marco Battistini
Il Direttore regionale dell’ufficio ciclo dei rifiuti, Andrea Rafanelli ha sostanzialmente chiuso la porta in faccia al patron di Rida Ambiente Fabio Altissimi, in merito alla possibilità di poter utilizzare il sito messo a disposizione a La Cogna, l’unico in grado di rappresentare una soluzione alla mancanza di impianti
Giugno 2, 2022
regione lazio
La sede della Regione Lazio

L’emergenza rifiuti esplode in tutta la Regione. Roma Capitale è sommersa di spazzatura, ma anche la provincia di Latina non se la passa meglio, in particolare il capoluogo, alle prese con cassonetti pieni anche in pieno centro cittadino. L’allarme è scattato anche a Viterbo dove vengono segnalate difficoltà sul servizio di igiene urbana. Una situazione fin troppo evidente anche a occhio nudo e che richiederebbe un’assunzione di responsabilità da parte degli organi competenti. C’è chi ha dato ampia disponibilità a poter realizzare una discarica fondamentale per la chiusura del ciclo dei rifiuti. E’ il caso della Paguro srl, la società controllata da Rida Ambiente ad Aprilia. Il sito di La Cogna verrebbe trasformato in “discarica” rifiuti (parallelamente alla bonifica dei terreni inquinati dell’area), per un quantitativo totale, secondo le carte, pari a 675.000 mc, circa 10 volte superiore ai rifiuti attualmente presenti, la cui stima è stata quantificata in 67.693 mc.
Eppure il patron continua a vedersi respingere ogni istanza o proposta, nonostante la carenza di impianti nel territorio laziale. Lo dimostra una nota datata 27 maggio del Direttore regionale dell’ufficio ciclo dei rifiuti Andrea Rafanelli che ha sostanzialmente chiuso la porta al patron di Rida Ambiente Fabio Altissimi in merito alla possibilità di poter utilizzare il sito messo a disposizione a La Cogna, in grado oggi di rappresentare una soluzione alla mancanza di impianti. Anzi, l’atteggiamento del dirigente regionale è apparso alquanto scontroso, arrivando persino a lamentare un “rallentamento” dell’attività amministrativa della sua Direzione a causa delle lettere di sollecito provenienti da Rida Ambiente.

Il presidente Rida Ambiente, Fabio Altissimi

Nessuna concessione, né tantomeno la direzione regionale ha voluto fornire spiegazioni sulla scelta del commissario provinciale sui rifiuti Illuminato Bonsignore di non prendere in considerazione il sito della Paguro tra le aree da destinare a discarica per la chiusura del ciclo rifiuti. “Ci preme comunicarVi che nel Vs. caso specifico, per quanto concerne la provincia di Latina, territorio di competenza della Rida Ambiente, che si trova in itinere l’individuazione delle aree da destinare a discarica comunale per la Prov. Di Latina” questa la frase in perfetto burocratese che di fatto costituisce una non risposta alla richiesta di Altissimi. Il patron di Rida ha replicato attraverso una missiva di lunedì 30 maggio, nella quale oltre a sottolineare ‘sconforto e sconcerto’ per le parole pronunciate dal dirigente Rafanelli, ha ricordato gli ‘infortuni’ in cui è incappata la Regione in tema di rifiuti. Dalla condanna della Corte di giustizia, nel 2014, per la mancata predisposizione della ‘rete integrata e adeguata di discariche’ (causa C-323/13), fino al commissariamento. Una Regione che oggi, davanti all’emergenza in atto va “affannandosi improduttivamente tra tavoli tecnici e trattative”, senza trovare sbocchi o soluzioni perentorie. Ma soprattutto ha ricordato come “la Regione ha sovrapposto, in pregiudizio di Rida, una propria decisione a quella dell’Amministrazione provinciale che si era già espressa, in sede di piano e di procedura autorizzatoria, a favore della soluzione della Paguro”. 

IL RICORSO AL TAR

Proprio la Provincia di Latina, che come afferma Altissimi si era espressa favorevolmente sul progetto della Paguro, si è costituita in giudizio in merito al ricorso al Tar presentato dalla società controllata da Rida Ambiente. La Paguro srl ha come obiettivo l’accertamento dell’illegittimità del silenzio serbato dalla Provincia di Latina e dal Commissario straordinario ai rifiuti Illuminato Bonsignore sull’istanza presentata dalla Paguro il 18 febbraio, e con cui si richiedeva di inserire il terreno di La Cogna nell’elenco dei siti idonei a ospitare la discarica. La discussione al Tar di Latina è stata fissata per il prossimo 22 giugno. In attesa del giudizio dei magistrati amministrativi occorre sottolineare la portata del progetto in questione, in grado di determinare un risparmio di fondi pubblici per le Amministrazioni (Regione e Comune) di 35 milioni di euro.
Paguro srl ha depositato un documento dove aggiunge ulteriori opere compensative a favore del Comune di Aprilia nel caso in cui il progetto fosse approvato e realizzato.
La Paguro peraltro ha da sempre sostenuto di aspirare ad integrarsi positivamente nel territorio, offrendo servizi (oltre che creare posti occupazionali) e fornendo benefici alla collettività. La srl, nel progetto depositato, ha elencato le ulteriori opere “compensative” integrative a beneficio dei cittadini residenti quale la realizzazione di un pozzo su area pubblica, che dovrà essere messa a disposizione dal Comune, previa identificazione del punto più idoneo per la captazione di sorgenti o falde profonde che possano garantire il necessario approvvigionamento per il quartiere La Cogna, mediante l’installazione di un gruppo di pressurizzazione e impianto di clorazione per fornitura di acqua pubblica potabile agli abitanti della zona.
L’impianto sarà realizzato a totale carico della Paguro e consegnato al termine della realizzazione al Comune di Aprilia che, poi, si occuperà dell’adduzione e della distribuzione alle abitazioni, nonché della gestione e manutenzione, autonomamente o a mezzo di gestore pubblico. Insomma, davanti ad un privato che si mette a disposizione della comunità per offrire il suo contributo per fronteggiare l’emergenza rifiuti, gli uffici della Regione Lazio preferiscono rispondere ‘picche’ e senza motivare la sua oggettiva ostilità nei confronti del progetto. Fuori dalle stanze dei burocrati, c’è la realtà. Fatta di città sommerse dai rifiuti e di un sistema di raccolta che sta andando verso la paralisi più totale. C’è da chiedersi a chi giovi questo caos.

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