Numeri impietosi che parlano chiaro. I sondaggi nazionali e regionali stanno certificando un fatto ineludibile: nel centrodestra c’è una leadership indiscussa, quella di Giorgia Meloni. Il suo partito, Fratelli d’Italia, veleggia intorno al 23% su scala nazionale, rappresentando almeno il 50% della coalizione, dal momento che Lega e FI si dividono il restante 23 (15-16 il Carroccio, 7-8 gli azzurri). Il dato può non piacere, ma il trend è chiaro.
Peraltro alcuni sondaggisti segnalano che il divario fra il partito della Meloni ed i suoi ‘alleati’ rischia di diventare più ampio con il passare del tempo. Eppure sia FI che Lega sembrano far finta di niente. Tanto che si continuano a far circolare ipotesi di partito unico del centrodestra in vista delle politiche. In sostanza, ad Arcore ed in via Bellerio ci sarebbe l’intenzione di incorporare anche Fratelli d’Italia dentro un grande listone unico del centrodestra, un metodo per livellare le differenze di peso nei consensi. Ipotesi che ovviamente da FdI viene respinta in modo energico. “E’ uno scenario che noi non abbiamo mai preso in considerazione, non so se è nella testa dei nostri alleati, ma so che questa nostra posizione non cambierà -ha affermato ieri Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI a Montecitorio- dai numeri che i sondaggi ci attribuiscono valiamo metà della coalizione e dunque spetta a noi la metà dei collegi uninominali”.E proprio quella dei collegi rischia di diventare una battaglia sanguinosa dentro il centrodestra. Manca la consapevolezza dei nuovi rapporti di forza, che nel giro di un anno sono cambiati in modo evidente. Ed ormai al voto mancano pochi mesi, un anno scarso al massimo.
LA BARACCA AZZURRA AFFONDA, FAZZONE IN CERCA DI RIPARO
Tra i pochi ad aver compreso l’arrivo dello ‘Tsunami Meloni’ destinato a modificare radicalmente i connotati della coalizione, è sicuramente Claudio Fazzone. La presa di posizione del senatore di FI che ha dato la propria disponibilità a candidarsi per il ruolo di presidente della Regione Lazio in realtà non è altro che un modo per alzare la posta in vista dell’apertura del tavolo delle trattative. In ballo ci sono la Regione Lazio ed i collegi uninominali, nel caso in cui l’attuale legge elettorale dovesse rimanere in vigore. Il timore che serpeggia in ambienti azzurri è che la ‘baracca’ di Forza Italia potrebbe affondare prima del voto. Troppi gli esclusi per il prossimo Parlamento. Ne verrà rieletto forse 1 su 3. La fuga di tanti colonnelli è data per certa e bisognerà soltanto capire quando. L’ipotesi di scissione dell’ala moderata è sempre più probabile. In particolare l’area di Calenda e +Europa sembra cominciare ad attirare l’attenzione di tanti centristi in cerca di ricollocazione (e di un seggio). Dalla Carfagna alla Gelmini, passando per Brunetta, i segnali di insofferenza aumentano di giorno in giorno. FI dunque potrebbe andare incontro ad un’ulteriore contrazione in termini elettorali, finendo per diventare un ‘cespuglio’. Una riedizione ‘rinnovata’ del Ccd o del Cdu dell’inizio della Seconda Repubblica.In questo scenario alquanto complicato, con FI sul viale del tramonto definitivo, Claudio Fazzone, tra i pochi azzurri a poter vantare davvero un bacino di voti personali sul territorio, cerca di giocarsi le sue carte al meglio. E’ consapevole che non avrà mai la candidatura per la presidenza della Regione, dal momento che FdI è stimata al 27% nel Lazio contro il quasi 9 della Lega e l’8 di FI. Al tempo stesso mette in evidenza che se non vi saranno le condizioni per poter puntare sulla Regione, intende restare in Senato. Un messaggio chiaro ad avversari esterni ma anche interni al proprio partito: nessuno pensasse di rimuovermi da Palazzo Madama.
LE INCOGNITE IN REGIONE
Peraltro il quadro regionale è in rapida evoluzione ed è tale da rimettere in discussione pre accordi sanciti solo pochi mesi fa. Nel centrosinistra si assisterà ad una lotta serrata per la nomination. Daniele Leodori pur dato per favorito, dovrà adesso misurarsi con un candidato deciso a giocarsi le sue chance fino in fondo. Alessio D’Amato sta registrando non solo maggiori consensi elettorali (il sondaggio di Euromedia lo testimonia) ma anche sui territori, in particolare dentro il Raccordo anulare e nella stessa provincia di Latina appare in grado di recuperare terreno rispetto al rivale. Le primarie potrebbero trasformarsi in un campo di battaglia senza esclusione di colpi. Un’eventualità che dal Nazareno più di qualcuno vorrebbe scongiurare. Per questo motivo Enrico Letta starebbe valutando la possibilità di schierare un nome in grado di fare da sintesi fra le diverse anime e le differenti sensibilità presenti soprattu tto nel Pd capitolino. Enrico Gasbarra, Marianna Madia e Michela Di Biase sono le figure attenzionate da tempo e che potrebbero alla fine sparigliare le carte. Con buona pace di chi nel fronte moderato, soprattutto alla Pisana, avrebbe già in mano un’intesa di massima con Daniele Leodori. Le certezze dunque iniziano a vacillare. E comincia ad emergere la sensazione che più di qualcuno, facendo un calcolo errato, abbia fatto il passo più lungo della gamba, correndo il rischio di rimanere a piedi in vista del prossimo giro.