Calma piatta. Nessun sussulto, nessun approfondimento o verifica. Come nella peggiore tradizione di questo territorio che, quando perde un’occasione di rilancio (quasi sempre per la verità) fa finta che il problema non esiste, mettendo la testa sotto la sabbia. Soltanto che parliamo del Piano industriale decennale di Ferrovie dello Stato: nuove assunzioni e 190 miliardi di euro di investimenti dal 2022 al 2031. Roba grossa, strategica.
Politica7 quel piano lo ha studiato nei dettagli non riuscendo a trovare però il minimo accenno alla previsione di una stazione per il Frecciarossa in Ciociaria. Non ci riferiamo alle fermate di Frosinone e di Cassino, che nulla hanno a che fare con il Tav. Non sono la Stazione per l’Alta Velocità, non lo sono mai state. Non potranno mai esserlo. Ci riferiamo ad un investimento e ad un progetto di ben altra portata.
LA VERITA’ E COSA INVECE E’ STATO “NARRATO”
Parliamo di una stazione vera e propria dell’Alta Velocità da realizzare tra i territori di Supino e Ferentino, in un’area delimitata dal fiume Sacco, da via La Mola, via della Farna e via Vado dell’Isola.
Una zona che fa già parte del tracciato del Treno ad Alta Velocità. Come al solito erano scese in campo anche le “fazioni chiassose” e si era sviluppato un dibattito tanto surreale quanto “misero” tra chi sosteneva che quella stazione sarebbe stata adibita soltanto per i treni merci e chi invece era pronto a scommettere che sarebbe stata una struttura a servizio anche dei passeggeri. In ogni caso, uno snodo integrato gomma-ferro avrebbe garantito un trasporto rapidissimo verso l’Adriatico e verso il Tirreno. Perfino verso la Scandinavia, perché avrebbe agganciato i giusti collegamenti. Scenari inimmaginabili per questo territorio.
Ma il trasporto passeggeri era inevitabile perché le attuali fermate Tav a Cassino e a Frosinone dovevano servire all’inaugurazione in pompa magna e basta. Non sono mai state funzionali in prospettiva al progetto della vera stazione sul tracciato dell’alta velocità. Si sapeva dall’inizio, anche se qualcuno ha fatto finta di non capire.
Infatti i Frecciarossa (uno al mattino, direzione Roma, l’altro il pomeriggio, direzione Napoli) devono deviare dalla linea dell’alta velocità e percorrere il tratto ferroviario del tragitto ordinario, quello compreso tra Cassino e Sgurgola. Con un evidente e forte rallentamento dei treni superveloci. La funzione e la necessità di una nuova stazione completamente dedicata al Tav e sullo stesso tracciato erano proprio queste. Inoltre l’allora amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti, nel corso della conferenza di presentazione del progetto, parlò chiaramente di un “bacino potenziale di un milione di passeggeri”. Passeggeri, non soltanto merci.
Adesso si sentono ricostruzioni che vorrebbero che quella stazione possa essere realizzata con altri fondi, per esempio quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non sarebbe la stessa cosa. Non per i tempi, non per le certezze, non per le prospettive, non per la serietà del progetto. Non per il rispetto nei confronti della Ciociaria.
Soltanto una stazione Tav tra Supino e Ferentino cambierebbe la narrazione. Una struttura del genere nel cuore dell’area industriale di Frosinone sarebbe una calamita per gli investimenti delle aziende, che avrebbero un “ventaglio” di collegamenti incredibili: Treno ad Alta Velocità, caselli autostradali di Ferentino e Frosinone, superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Per non parlare delle opportunità dei passeggeri: una sola corsa al giorno non potrà mai fare la differenza. Non raccontiamoci le favole.
LA POLITICA SI E’ FERMATA AI NASTRI

Intanto una premessa: le fermate del Frecciarossa a Frosinone e Cassino sono merito dell’intuizione di Gianfranco Battisti, ex ad di Ferrovie, ciociaro di Fiuggi. La politica, quel 14 giugno 2020, aveva tagliato nastri con le solite fanfare e con quel campanilismo superficiale e “provinciale” di chi pensa soltanto a come utilizzare le occasioni sul piano elettorale. Nicola Zingaretti, Antonio Pompeo, Nicola Ottaviani ed Enzo Salera avevano salutato con entusiasmo quelle inaugurazioni senza guardare oltre. Con loro anche tanti altri tra parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali.
In questi due anni c’è chi ha continuato a pensare (o a far credere?) che la Stazione dell’Alta Velocità potesse addirittura sorgere a Frosinone. Lo ripetiamo ancora una volta, è impossibile: non sta sul tracciato.
E’ una questione tecnica e di sostanza. Su questo non può esserci una visione di parte, non è un punto di vista. E’ un fatto.
Soprattutto però quello che la politica doveva fare era creare le condizioni per un bacino di fruibilità del treno ad Alta Velocità. Si era parlato del collegamento veloce con il Nord del Paese ma anche con l’Europa. Per i nostri giovani, per i manager, per i capitani di industria, per tutti coloro che hanno necessità di arrivare in tempi rapidi a Bologna, a Milano, a Napoli. O che semplicemente vogliono visitare le grandi metropoli.
Questo non è stato fatto, nessuno si è posto il problema che senza un bacino di passeggeri reale e concreto una fermata del genere non è sostenibile. Nessuno si è preoccupato, al di là dei rendering e dei plastici, di come creare le condizioni per la realizzazione di una Stazione vera a servizio della Tav. Cercando un’interlocuzione di merito e di competenza con Ferrovie dello Stato. Adesso tacciono tutti, tra qualche giorno faranno finta di meravigliarsi. Esattamente come successo con la Catalent, quando improvvisamente hanno scoperto che le aziende vanno via perché non ottengono risposte burocratiche e politiche “da” (e “in”) questo territorio.
LA SERIE DELLE OCCASIONI PERSE
In provincia di Frosinone doveva essere realizzato l’Outlet, poi ultimato a Valmontone. Nell’area industriale ciociara doveva essere ubicato il centro di distribuzione di Amazon. Il presidente dell’Asi Francesco De Angelis aveva effettuato un sopralluogo definito decisivo con i dirigenti della multinazionale del commercio digitale. Poi la struttura è stata fatta a Passo Corese e quindi a Colleferro.
Per anni si è parlato di un aeroporto civile a Frosinone per i voli low cost. All’improvviso è saltato tutto e oggi che forse le condizioni potrebbero esserci, nessuno se ne interessa davvero. Sorvoliamo su come sono finiti i progetti dell’Interporto e dell’Ente Fiera.
L’elenco è lunghissimo, sterminato. I fatti dicono che questa provincia sta perdendo aziende, lavoratori, giovani, residenti, consumi e investimenti. Tutte le occasioni che si prospettano vengono affondate dal fuoco incrociato dei “talebani del no” e dall’indifferenza di una classe dirigente davvero imbarazzante, che neppure è informata su quello che succede.
Senza la Stazione dell’Alta Velocità addio a ogni speranza di rilancio. Stavolta davvero si è perso l’ultimo treno.