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Maggioranza in fibrillazione per il termovalorizzatore

Marco Battistini
Nessuno era al corrente dell’annuncio choc che il primo cittadino avrebbe fatto. Il sindaco si è dunque assunto una responsabilità enorme, consapevole di rischiare lo strappo nella sua stessa coalizione e di alimentare possibili malumori anche interni al Pd.
Aprile 22, 2022
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I cassonetti stracolmi di rifiuti

La scelta del termovalorizzatore ha creato malumori e divisioni all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco Gualtieri. Nessuno però era al corrente dell’annuncio choc che il primo cittadino avrebbe fatto. Il sindaco si è dunque assunto una responsabilità enorme, consapevole di rischiare lo strappo nella sua stessa coalizione e di alimentare possibili malumori anche interni al Pd. Il termovalorizzatore non era né nel programma elettorale né nelle linee programmatiche votate in aula Giulio Cesare a inizio consiliatura. Ufficialmente nel Pd sono tutti d’accordo. Ma non manca qualche distinguo. 

Il sindaco di Roma, Gualtieri

“Non so se la giunta comunale e la maggioranza capitolina funzionino come una caserma” ha scritto sui social Marco Miccoli, noto esponente del Pd Roma. “So che un partito non può funzionare come una caserma. La scelta di realizzare un termovalorizzatore dentro Roma, fuori dal programma con cui si sono vinte le elezioni è una scelta che andrebbe discussa. La mancanza di ogni forma di confronto dentro al pd romano e dentro il centrosinistra tutto, sta diventando inaccettabile”. A esprimere perplessità anche la presidente dem del IX municipio Titti Di Salvo. “Ai tanti che mi chiedono cosa penso di un termovalorizzatore a Santa Palomba, al netto di ogni altra considerazione di merito, rispondo che mi fido della correttezza dell’amministrazione capitolina che prima di decidere coinvolgerà sicuramente il Municipio. E io non sono stata informata”. 

POSIZIONI CONTRARIE

Nella coalizione di maggioranza, sia i Verdi che gli esponenti di Sce hanno espresso posizioni contrarie al progetto. “Anche se realizzati (i termovalorizzatori, ndr) con le migliori tecnologie che rispettano i termini di legge e i quantitativi di principi immessi in atmosfera non si escludono conseguenze sull’ambiente e sulla salute” commentano il consigliere di Europa Verde Nando Bonessio.

“Gli inquinanti prodotti da questi impianti, che dobbiamo chiamare inceneritori e non termovalorizzatori, si depositano nell’arco di giorni, mesi, anni e non si può non tenerne presente nel medio-lungo termine”. Poi promette un “confronto acceso”. Sulla stessa linea i consiglieri Michela Cicculli e Alessandro Luparelli, di Sinistra Civica Ecologista. “Abbiamo sempre espresso, senza ipocrisia, la nostra contrarietà all’ipotesi di realizzare un inceneritore a Roma, soprattutto senza un piano adeguato per rafforzare fortemente la raccolta differenziata” .

Durissima infine la reazione di Legambiente: “La costruzione di quello che sarebbe il secondo più grande Termovalorizzatore italiano nella Capitale è una scelta totalmente sbagliata, contraria alle politiche ambientaliste e ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare – dichiarano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – . Un progetto simile andrebbe in direzione esattamente contraria anche a percorsi virtuosi messi in campo da questa stessa amministrazione”.

LA PROPOSTA DEI RADICALI

Palazzo senatorio

Favorevoli al termovalorizzatore ma perplessi per la scelta specifica di Gualtieri sono i Radicali. In una nota congiunta Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali italiani, e Leone Barilli, segretario di Radicali Roma hanno spiegato la loro posizione, certamente più articolata rispetto alle altre forze politiche.

”La proposta radicale – hanno affermato i due esponenti – prevedeva l’aumento della capacità industriale di Ama Spa attraverso la costruzione di impianti per secco e umido da differenziato, la riconversione degli attuali Tmb a impianti per il recupero di materia e l’individuazione di una piccola discarica di servizio. Il tutto reso più funzionale attraverso l’estensione per la frazione umida del porta a porta in tutta la città.

La proposta del sindaco rappresenta una novità assoluta rispetto alle scorse consiliature e alla stessa campagna elettorale. Infatti, una cosa è pensare a un impianto che brucia Cdr/Css (che prevede come impianti intermedi i Tmb) come quello di San Vittore, un’altra è immaginare un impianto che brucia tutto l’indifferenziato raccolto per strada senza nessuna separazione meccanica a monte. La nostra critica verso questi tipi di impianti è dovuta al fatto che sono sistemi rigidi e non modulari: ciò vuol dire che, se negli anni come si spera, Roma dovesse superare il 65% di rifiuti raccolti in modo differenziato, i termocombustori andrebbero in difficoltà per mancanza di materiale da bruciare.

Rimangono inoltre degli aspetti ancora poco chiari come l’incompatibilità con il vigente Piano rifiuti regionale, l’ubicazione, la proprietà e il tipo di investimento. Un impianto da 600.000 tonnellate annue di tal quale si porta dietro numerosi problemi: vedremo nelle prossime settimane come la Giunta Gualtieri li affronterà. Rimane la domanda di fondo: quando Roma sarà nelle condizioni di chiudere il ciclo dei rifiuti?”  

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