Ogni provincia, compresa quella di Latina, deve determinare l’impiantistica necessaria a soddisfare il proprio fabbisogno senza scaricare su altri eventuali proprie incapacità e irresponsabilità. Ecco perchè occorre andare nella direzione del principio dell’autosufficienza, con l’imprescindibile esigenza di chiudere il ciclo sul territorio in cui i rifiuti vengono prodotti.
Come è noto ormai da anni la provincia di Latina deve migliorare il fabbisogno dell’umido che non è soddisfatto, attraverso la realizzazione di due impianti per i rifiuti organici. Inoltre occorre individuare una discarica di servizio per ospitare il materiale già depurato dopo il trattamento meccanico biologico, al momento assente nel territorio.
Per cercare di chiudere il ciclo dei rifiuti è necessario anche prevedere nel Lazio la realizzazione di un nuovo termovalorizzatore da aggiungere a quello di San Vittore. L’attuale piano rifiuti regionale presenta dei limiti. Non è cogente, non obbliga nessuno a realizzare ciò che viene deciso. Per questo bisogna rendere funzionali gli Ato. Altrimenti rimangono i buoni propositi ma senza possibilità di attuazione. Allo stato attuale mancano infatti regolamenti e forme di gestione degli Ato.
LE RAGIONI DI STEFANELLI SUGLI ATO
In tal senso ha ragione da vendere il presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli, secondo cui da anni la Regione Lazio dovrebbe istituire gli Ato e invece ancora tentenna. “Sul tema dei rifiuti c’è la necessità di organizzare l’intera materia in un’ottica prettamente provinciale individuando i siti di trattamento e potenziando al massimo la raccolta differenziata. Soltanto in questo modo il territorio pontino sarà in grado di gestire in maniera autonoma i rifiuti in un’ottica nuova. E’ ovvio che questo risultato è raggiungibile soltanto con l’approvazione da parte della Regione, che finora è rimasta silente, di una legge per l’istituzione degli Ato”. Parole condivisibili che dovrebbero essere seriamente prese in considerazione dalla Regione Lazio, che si è limitata a commissariare la provincia di Latina.
IL RITARDO DI LATINA E LE COLPE DI COLETTA
Restando in tema di piano dei rifiuti l’obiettivo della Regione Lazio, lo ricordiamo, è arrivare a quota 70% nella raccolta differenziata, e relativamente all’area pontina il vero freno è rappresentato proprio dal capoluogo. Mentre buona parte dei Comuni della provincia si attestano su livelli di virtuosità con punte fra il 70 e l’80% di raccolta differenziata, abbiamo il Comune di Latina sotto al 40%.
Per non parlare della tassa sui rifiuti che nel capoluogo aumenta dal 2016. Se in cinque anni in Italia la tassazione sui rifiuti, la Tari, è cresciuta dell’1,6%, a Latina l’incremento è stato vertiginosamente più alto, pari al 13,4%.
Un incremento che grava sulle tasche dei cittadini a fronte di un servizio che, per mezzo di un eufemismo, potremmo giudicare insufficiente.
Le difficoltà dell’amministrazione comunale nella gestione del servizio di igiene urbana sono peraltro confermate dalla raccolta differenziata, la cui espansione in città procede ancora a rilento. Un deficit evidente con le altre realtà del litorale, tanto da mettere in pericolo la conferma della Bandiera Blu, indice di qualità non solo delle nostre acque, ma di tutto il sistema ambientale.
Una pessima programmazione sul settore dei rifiuti oltre che a rendere le città indecorose, viola le leggi sulla proprietà privata, mortifica i cittadini che collaborano, peggiora le condizioni di lavoro e di sicurezza degli operatori del settore, svuota le tasche dei contribuenti e riempie strade e cortili di immondizia.
Non c’è dubbio che una maggiore capacità di programmazione potrebbe sicuramente incidere positivamente sui dati. Ci riferiamo alla necessità dei Comuni, soprattutto quelli più grandi come Latina, di potenziare l’informazione sulla raccolta differenziata, che deve essere capillare, martellante, semplice ed accessibile a tutti per non escludere nessuna fascia sociale nel conoscere quali siano le nuove procedure di gestione dei rifiuti. L’auspicio è che con i correttivi giusti possano mutare le dinamiche attuali della raccolta differenziata nel capoluogo, offrendo un migliore servizio al cittadino. Sarà in grado di farlo il Coletta-bis? Al momento è lecito dubitarlo.