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Voto anticipato, i collegi pontini e le ipotesi. I rumors sulle dimissioni di Draghi e lo scioglimento delle Camere rischiano di cogliere di sorpresa i vertici locali dei partiti

Marco Battistini
Nel centrodestra appare scontata la corsa di Calandrini, Fazzone e Durigon. Nel centrosinistra salgono le quotazioni di Enrico Forte e di Gerardo Stefanelli
Aprile 13, 2022
Aula Montecitorio

I rumors su possibili elezioni anticipate ad ottobre ha gettato nel panico i vertici locali dei partiti. Dai palazzi della politica romana circolano insistentemente indiscrezioni negli ultimi giorni tali da rendere credibile l’ipotesi legata ad un’exit strategy del premier Mario Draghi.

Almeno nelle intenzioni si punterebbe ad anticipare a luglio la Legge di Bilancio per il 2023. Il presidente del Consiglio sarebbe pronto a dimettersi al massimo ad agosto, aprendo le porte alle elezioni anticipate. Un’ipotesi che avrebbe la sponda del Quirinale. In particolare dal Colle si teme che la Lega possa uscire dalla maggioranza in ogni momento aprendo così una crisi profonda che non potrebbe essere risolta con un rimpasto. Meglio quindi anticipare i tempi e andare al voto prima dell’inverno.

Con lo scioglimento delle Camere ad agosto si dovrebbe andare alle urne ad ottobre. Si ipotizzerebbe addirittura la data del 16 ottobre per quello che potrebbe essere un election day nel quale verrebbero accorpate elezioni legislative e regionali del Lazio.

I COLLEGI E LA NUOVA RIPARTIZIONE

Se così fosse innanzitutto sarebbe certo il ritorno al voto con il Rosatellum, con buona pace di chi auspica una riforma elettorale totalmente proporzionale. E soprattutto si scatenerebbe nell’arco di pochi giorni la battaglia per i collegi.

Nel caso di Latina, in base alla riduzione dei seggi scaturita dall’approvazione del referendum costituzionale del settembre 2020 si avrebbero sostanzialmente tre collegi, di cui 2 per la Camera ed uno per il Senato. Il collegio uninominale di Latina comprenderebbe 17 Comuni dell’area centro-nord della provincia:  Aprilia, Bassiano, Cisterna di Latina, Cori, Latina, Maenza, Norma, Pontinia, Priverno, Prossedi, Rocca Massima, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Sonnino. Quindi si avrebbe un collegio uninominale dell’area sud con Terracina nella veste di Comune faro, e che comprenderebbe gli altri Comuni pontini: Castelforte, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Lenola, Minturno, Monte San Biagio, Ponza, San Felice Circeo, Santi Cosma e Damiano, Sperlonga, Spigno Saturnia, Terracina e Ventotene. A questi se ne aggiungerebbero altri appartenenti al territorio di Frosinone.
Infine avremmo il collegio uninominale del Senato che ricomprenderebbe le province di Latina e Frosinone.

LA DIVISIONE DEI POSTI

L’accelerazione verso il voto complicherebbe i piani di chi punta ad una scompaginazione dell’attuale scenario politico e a modificare il quadro delle alleanze. Il centrodestra a trazione sovranista sarebbe scontato, mentre qualche dubbio vi sarebbe sulla collocazione di Forza Italia, dal momento che non sarebbe da escludere una scissione fra l’area pro-governativa (e pro-dem) e l’altra più fedele agli alleati tradizionali. Qualora si arrivasse ad un accordo nazionale, i tre collegi potrebbero essere divisi fra le tre componenti del centrodestra. Facile ipotizzare che Fratelli d’Italia potrebbe rivendicare la candidatura di un suo esponente nel collegio (con confini modificati ed estesi) che nel 2018 fu di Giorgia Meloni. A tal riguardo non sarebbe da escludere che possa essere Nicola Calandrini il candidato unitario.

Il leader provinciale di Fratelli d’Italia entrato in Senato grazie all’elezione di Marco Marsilio a governatore dell’Abruzzo, si è ritagliato un ruolo importante all’interno del gruppo meloniano a palazzo Madama. Da capogruppo in commissione Bilancio sta conducendo una battaglia visibile e apprezzabile sui provvedimenti economici del governo Draghi ed i suoi estimatori dentro e fuori il partito sono in costante crescita.

Sull’altro versante il centrosinistra potrebbe puntare su un esponente di punta del Pd (Enrico Forte?). Difficile che possa spuntare una sorpresa come per esempio lo stesso sindaco di Latina Damiano Coletta. Più articolata è la corsa agli altri due collegi. L’intreccio fra le province di Latina e Frosinone costringe i partiti a dover fare i conti con equilibri ancora più complessi di natura politica e territoriale.

L’altro collegio pontino-ciociaro potrebbe spettare alla Lega. In pole ci sarebbe Claudio Durigon, salvo che il coordinatore regionale alla fine non decida di optare per un collegio romano. A quel punto potrebbero avrebbero maggiori chance Francesco Zicchieri, Gianfranco Rufa e forse la stessa Francesca Gerardi. Nel centrosinistra potrebbe prevalere la logica del candidato popolare legato al territorio. Ed a quel punto la figura di Gerardo Stefanelli (oggi in Italia Viva) sarebbe la più indicata per provare a fare il ‘colpaccio’.

Nella corsa al posto per palazzo Madama chi appare avere una sorta di prelazione è certamente il senatore Claudio Fazzone, dall’alto del suo consenso diffusissimo nell’area del sud pontino e con diversi sostenitori anche nella Ciociaria. L’unica variabile potrebbe essere costituita dall’ostilità marcata di Tajani e Gasparri nei confronti di Fazzone.

Tra i rumors romani di questi primi mesi del 2022, ci sarebbe anche il possibile stop ad una ricandidatura del senatore di Fondi. Nel centrosinistra pontino invece potrebbe essere lanciata una candidatura esterna in grado di raccogliere consensi trasversali in un collegio sulla carta proibitivo.
Ad ogni modo non resta che attendere l’eventuale shodown di Draghi per far partire, (magari già in piena estate) la corsa alla nomination nei collegi.

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