Una delle domande più ricorrenti tra gli addetti ai lavori della politica in questi giorni riguarda la previsione su cosa potrebbe succedere, nella prossima primavera, nel caso in cui si votasse (come dovrebbe succedere a scadenza naturale della legislatura) lo stesso giorno per il rinnovo di Camera e Senato e del Consiglio regionale.
Eventualità che si è ripetuta per due volte qui nel Lazio e che, in entrambe le occasioni, ha visto il voto nazionale sovrapporsi quasi perfettamente a quello espresso per le elezioni del presidente della Regione.
Sovrapposizione quasi perfetta se si va ad analizzare retrospettivamente il voto valutandolo con lo scenario attuale in un area composta dal Campo Largo (Centrosinistra classico + M5S) e dal Centrodestra tradizionale (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia).
2013: Zingaretti e Barillari superano leggermente il dato delle politiche
Il 28 febbraio del 2013 i voti complessivi ricevuti alle politiche (Senato, Lazio) dal centrosinistra, 32,32% (PD 28,08% Sel 3,5% altri 0,74%) e dal M5S, 25,87% raggiunsero complessivamente il 58,19%.
Percentuale che fu leggermente superata alle elezioni regionali dai due candidati di quello che oggi viene definito “Campo Largo”. Nicola Zingaretti (40,65%) che vinse le elezioni conquistando la presidenza della regione e Davide Barillari (20,22%) ottennero in tutto il 60,87% dei consensi. Più di 2 punti rispetto al dato “politico”.
Le liste a sostegno di Nicola Zingaretti andarono ancora un po’ più su del dato del presidente raggiungendo il 41,64.
Limitandoci ad osservare la performance di Zingaretti va detto che nel giorno della prima grande affermazione del Movimento Cinque Stelle lui riuscì comunque ad ottenere l’8% in più rispetto al risultato della coalizione di centrosinistra nel Lazio intercettando totalmente il 7,54 che Mario Monti totalizzò nella regione con la sua lista alle politiche.
Il centrodestra nazionale, lo stesso giorno, raggiunse il 28,88%(Pdl 23,33% / Fdi 2,73 / La Destra 2,41% altri 0,39%) mentre il suo candidato alla presidenza della regione Francesco Storace totalizzò il 29,32% dei consensi, mezzo punto percentuale in più del voto politico.
Le liste a sostegno di Storace ottennero il 32,80%. Ben 4 punti in più del dato delle elezioni al parlamento.
2018: La riconferma di Zingaretti. Il “Campo Largo” odierno raggiunse il 59,92%
Il 4 marzo del 2018 giorno della riconferma di Nicola Zingaretti si conclude un’inedita partita a tre per la conquista della regione. Nicola Zingaretti (32,93) e Roberta Lombardi (26,99) che allora erano su fronti opposti e se ne dicevano di tutti i colori, complessivamente raggiunsero il 59,92%. Superando di pochissimo il risultato delle liste alle politiche di quello che oggi chiameremmo “Campo Largo” 59,29% (Pd 18,70% / + Europa 3,10% / Italia Europa 0,58% / Civica Lorenzin 0,44% / Leu 3,62% / M5S 32,86%).
Il risultato delle liste a sostegno di Zingaretti e della Lombardi alle regionali comprensivo delle civiche e della lista del presidente fu del 56,25% rispetto al 59,29% conseguito alle politiche dagli stessi partiti.
I voti dei candidati alla presidenza di area di centrodestra Parisi (31,18) e Pirozzi (3,84) pari al 35,02% furono sostanzialmente in linea con il risultato dello stesso schieramento alle politiche, 35,87% (Forza Italia 13,79% / Lega 13,69% / FdI 7,54% / Noi con l’Italia 0,75%).
Rispetto a questo 35,87 le liste collegate a Parisi e Pirozzi riuscirono a raggiungere addirittura il 40,21%. Ovviamente come per Zingaretti e Lombardi, Parisi e Pirozzi erano su campi opposti e probabilmente fu proprio la candidatura del sindaco di Amatrice ad impedire a Parisi di conquistare la guida della regione. O viceversa, dal punto di vista di Pirozzi.
Le situazione politica nazionale determinerà il risultato del Lazio
In conclusione la leggenda metropolitana secondo la quale il voto alle regionali espresso nello stesso giorno delle politiche possa dare esiti diametralmente opposti a quello di Camera e Senato viene sfatata da quanto successo in occasione delle ultime due elezioni nel Lazio.
La differenza la faranno eventuali defezioni accusate dagli schieramenti. La partita del 2023 la vincerà chi si presenterà ai nastri di partenza con una coalizione quanto più coesa e larga possibile.
Ad oggi, per esempio, un Calenda che decidesse di mettersi in proprio potrebbe togliere ogni chances di affermazione al centrosinistra. O un altro caso Pirozzi potrebbe essere fatale per le ambizioni di vittoria del centrodestra.