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Ugo Mattei, il diritto di dissentire contro la dittatura della maggioranza

Alberto Fraja
Mattei ha un carattere irriverente e vocazionalmente controcorrente. Una inclinazione che lo ha portato a sposare di recente cause scomode, discutibili ma comunque coraggiose. Nei mesi in cui infuriava il dibattito sul Covid, per dire, non ha esitato un solo istante ad esprimere anche in piazza e in compagnia di altri intellettuali il suo dissenso contro il green pass e l’obbligo vaccinale.
Maggio 19, 2022
Il professore Ugo Mattei

Ugo Mattei è professore di diritto internazionale e comparato all’Hastings College of the Law dell’Università della California a San Francisco, presso cui ricopre la cattedra di Alfred and Hanna Fromm professor of international and comparative law. E’ anche professore di diritto civile all’Università di Torino. Da qualche tempo è emerso dai polverosi ambiti della ricerca per immergersi in una dimensione pubblica che lo ha reso noto al grande pubblico. Mattei ha un carattere irriverente e vocazionalmente controcorrente. Una inclinazione che lo ha portato a sposare di recente cause scomode, discutibili ma comunque coraggiose. Nei mesi in cui infuriava il dibattito sul Covid, per dire, non ha esitato un solo istante ad esprimere anche in piazza e in compagnia di altri intellettuali il suo dissenso contro il green pass e l’obbligo vaccinale.

Più di recente il prof non si è fatto scrupoli nel condannare l’invio di armi all’Ucraina da parte dell’Italia invitando piuttosto il nostro Paese ad assumere un atteggiamento di fattiva neutralità. “Ce lo impone l’articolo 11 della Costituzione” ama ripetere come un mantra. Inutile dire che le idee di Mattei sono sistematicamente fatte oggetto di insulti ed improperi da parte dei sacerdoti del politicamente corretto. Ma lo scoppiettante cattedratico non è tipo da perdersi d’animo. E così ha reagito ai diktat di questa sorta di polizia del pensiero scrivendo (tra l’altro) un saggio graffiante il cui titolo è tutto un programma: “Il diritto di essere contro. Dissenso e resistenza nella società del controllo” (Piemme, 237 pagine, 17 euro).

La copertina del libro Il diritto di essere contro di Ugo Mattei

L’autore in questa lunga riflessione ripercorre le tappe fondamentali di una “frattura” e di uno “scontro” e con uno stile chiaro, erudito e polemico denuncia le derive autoritarie della nostra democrazia, dei nostri governi e più in generale, del capitalismo della sorveglianza e i pericoli inavvertiti dai più della dittatura della maggioranza.

Mattei parte da un presupposto: Il dibattito pubblico in tempi di emergenza tende spesso a denigrare ogni minoranza critica come irrazionale, stupida e sleale: un meccanismo che nel giro di pochi giorni si è spostato dal green pass alla crisi in Ucraina. “Chi dissente, oggi, inceppa l’armonico funzionamento dell’ingranaggio sociale ed è dunque equiparabile a un sabotatore contro il quale ogni repressione o rieducazione è possibile”. Ebbene, è giunto il momento di invertire la rotta.
L’attitudine maggioritaria, amplificata a dismisura dalla cultura social, fa dimenticare le minoranze e soprattutto nasconde il fatto che la democrazia costituzionale, nella tradizione liberale, non è mai stata decisione della maggioranza ma al contrario è preoccupazione strutturale per le minoranze governate dalla legge. “E’ importante innanzitutto tener presente che tanto l’idea di un governo delle leggi e non degli uomini quanto il suo figlio prediletto, il costituzionalismo liberale, nascono molto prima che la stessa idea di suffragio universale potesse anche solo essere concepita. Sicché entrambi sono idee di una minoranza, tipicamente preoccupata delle proprie prerogative in quanto tali” ragiona in punto di dottrina Mattei. Il cattedratico giudica ipocrita la concezione della libertà di pensiero in Italia. E tutti i torti non li ha. In una società nella quale teorie cospirative spesso infondate vanno moltiplicandosi, il miglior assist a favore di quanti diffondono idee strampalate sul mondo è proprio questo voler imporre le tesi che sono dominanti all’interno delle élite politiche e culturali, confinando ai margini della società quanti la pensano diversamente. Un tale «razzismo culturale» è quanto di più pericoloso si possa immaginare e può aprire la strada a tensioni crescenti.

Il libro si conclude con un j’accuse alla maniera di Zola.
“Il sistema neo liberale impostosi come pensiero unico alla fine della Guerra Fredda si è tramutato in un vero e proprio dispotismo occidentale, travolgendo ogni principio giuridico – va giù duro Mattei -. Un oligopolio finanziario globale di poche corporation controlla, con complessi sistemai di scatole cinesi, praticamente ogni potere globale estraendo immensi profitti. Esso di conseguenza controlla in larga misura i sistemi legislativi delle cosiddette “democrazie occidentali” attraverso un sistema di porte girevoli e di cattura”. Gira che ti rigira sempre ad Orwell siamo.

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